“מה טבו אהליך יעקב משכנתיך ישראל Quanto sono buone le Tue tende, Ya’aqov, le Tue dimore, Israel” (Bemidbar 24,5).
Nella nostra Comunità abbiamo il minhag di cantare questo versetto, tratto dalla Parashah odierna, accompagnando l’ingresso degli sposi sotto la Chuppah e in generale tutte le volte che accogliamo i Ba’alè ha-Simchah nel Bet ha-Kenesset. In realtà è prescritto recitare queste parole tutte le volte che varchiamo la soglia della Sinagoga. La fonte è in un passo del Talmud (Sanhedrin 105b) in cui si dice che tutte le Berakhot che l’empio Bil’am rivolse al popolo ebraico in sostituzione delle maledizioni che D. non gli permise di pronunciare furono a un certo punto revocate tranne appunto questa: in quanto si riferisce ai Battè Kenesset e ai Battè Midrash.
Quali erano le altre? Vediamole più da vicino. “Disse R. Yochanan: dalle Berakhot di quel malvagio comprendi che cosa in realtà aveva in cuor suo. Cercò di augurare che non avessero Battè Kenesset e Battè Midrash e invece disse: “Quanto sono buone le Tue tende, Ya’aqov”; che la Shekhinah non si posasse su di loro e invece disse: “(quanto sono buone) le Tue dimore, Israel”; che il loro regno non durasse e invece disse: “si prolunghino come torrenti”; che non avessero ulivi e vigneti e invece disse: “come giardini lungo il fiume”; che il loro profumo non si spargesse e invece disse: “come aloe che H. ha piantato”; che non avessero re di statura e invece disse: “come cedri del Libano piantati sull’acqua”; che non avessero continuità dinastica e invece disse: “stilli acqua dai suoi secchi”; che il loro regno non dominasse sulle altre nazioni e invece disse: “e la sua stirpe è su grandi acque”; che il loro regno non fosse forte e invece disse: “e il suo re si innalzi su Agag (‘Amaleq)”; che il loro regno non facesse paura e invece disse: “e il suo regno si leverà in alto”. Disse R. Abba bar Kahana: sono state tutte revocate fuorché quella dei Battè Kenesset e Battè Midrash, perché è scritto: “E H. tuo D. ha capovolto per te la maledizione (al singolare!) in benedizione perché H. tuo D. ti ama” (Devarim 23,6). La maledizione e non le maledizioni”.
La domanda che si pone è perché proprio la benedizione relativa ai Battè Kenesset e Battè Midrash sia l’unica rimasta in vigore. I commentatori danno tre ordini di risposte. Esse sono legate a loro volta al motivo che attribuiscono alla revoca di tutte le altre. Secondo una scuola di pensiero la revoca fu dovuta al fatto che si era trattato di benedizioni estorte con la forza. Non avendo avuto a priori alcuna intenzione di dispensarle colui che le ha pronunciate se le è rimangiate alla prima occasione. Solo in un caso la volontà di Bil’am coincise effettivamente con quella di H. Il verso “e vide Bil’am che era cosa buona agli occhi di H. benedire Israel” (24,1) precede di poco il nostro, a significare che proprio sulla Berakhah delle Sinagoghe e delle Case di Studio c’era stata piena acquiescenza da parte di Bil’am. Che cosa lo aveva spinto ad acconsentire? Il fatto che tutto sommato si trattava di una Berakhah di poco conto. Sottrarre i Battè Kenesset e i Battè Midrash al popolo d’Israel non gli avrebbe impedito di seguitare a pregare e studiare Torah nelle case private.
Una seconda linea di pensiero attribuisce l’iniziativa direttamente a H. H. temeva che limitarsi a capovolgere le maledizioni di Bil’am avrebbe fatto il suo gioco. Bil’am avrebbe potuto pensare che H. non avesse alcuna intenzione autonoma di benedire Israel e si sarebbe limitato a una difesa d’ufficio. Per questo H. aggiunse una Berakhah tutta sua, quella sui Battè Kenesset e i Battè Midrash, alla quale Bil’am non si sarebbe opposto. Per quale ragione? Se il benessere economico, la supremazia politica e militare e persino la protezione Divina avrebbero potuto suscitare l’invidia delle nazioni in quanto valori “condivisi”, quale degli altri popoli si sarebbe mai curato di una Berakhah relativa alla Tefillah e allo studio della Torah? Questi sono affari privati di Israel…
Personalmente ho qualche dubbio su queste prime due linee interpretative. Nella storia dell’antisemitismo i decreti dei governi atti a limitare la costruzione di Battè ha-Kenesset e gli atti vandalici contro i nostri luoghi di culto sono all’ordine del giorno: segno che la loro esistenza fa sì la differenza agli occhi dei nostri persecutori. Propendo pertanto ad avvalorare una terza via di spiegazione. Le Berakhot ci sono state revocate non per iniziativa dei popoli, né di H., ma a tutti gli effetti per colpa nostra, a causa delle nostre trasgressioni. A questo punto comprendiamo per quale motivo la Berakhah sui Battè Kenesset e i Battè Midrash rimane in auge. Chiudere la Sinagoga o la Scuola di Torah non è solo una maledizione: è anzitutto una trasgressione in se stessa e il S.B. non può punire trasgressioni precedenti semplicemente prescrivendone un’altra!
“Le Sinagoghe e le Case di Studio – scrive Elie Munk – incarnano il cuore e il cervello di Israel, sono l’espressione della nostra devozione perpetua e la giustificazione dell’amore che H. porta per noi”. Per questo recitiamo il versetto מה טבו אהליך יעקב משכנתיך ישראל ogni volta che entriamo nel Bet ha-Kenesset. Non solo. Il Maharal di Praga (Chiddushè Aggadot) nota che il passo del Talmud Sanhedrin elenca esattamente dieci Berakhot in tutto per ricordarci l’importanza del Minyan all’interno del Bet ha-Kenesset. Se ciò vale tutto l’anno, rivolgo un appello particolarmente sentito in questa stagione estiva in cui molti habituè si trovano fuori città affinché si possa garantire regolarmente il Minyan alle nostre Tefillot.
A sua volta il Ben Ish Chay di Baghdad, introducendo le Halakhot di questa settimana (anno II), fa notare un altro dettaglio nel testo del Talmud. A ben vedere le nove Berakhot revocate possono essere lette come un seguito della prima. “Si prolunghino come torrenti” si riferisce agli studiosi che tornano a Scuola ogni giorno come “i torrenti vanno al mare” (cfr. Qo. 1,7); “come giardini lungo il fiume” si riferisce alle file dei banchi, paragonabili ai filari di alberi in un parco, il cui profumo si diffonde in lontananza “come aloe che H. ha piantato”; essi mantengono il legame con la propria fonte “come cedri del Libano piantati sull’acqua” e ne traggono vitalità come dice il versetto: “stilli acqua dai suoi secchi”. Segno che in realtà la Berakhah sui Battè Kenesset e i Battè Midrash è la chiave di tutte le altre. Se sapremo mantenerla in auge confermeremo anche tutte le successive che in ultima analisi dipendono da essa. A dispetto dei nostri detrattori e persecutori.