Mi è stato domandato: perché nei Profeti in alcuni casi e precisamente quando è preceduto dal nome A-D-N-Y il Tetragramma non si legge così ma viene punteggiato come se fosse Eloqim? Altra domanda. Ieri è stato il Rosh Chodesh del tredicesimo mese. Secondo il rito askenazita, nel Mussaf di Rosh Chodesh di tutti i mesi dell’anno embolismico fino al Rosh Chodesh Adar Shenì, alle parole לסליחת חטא ולמחילת עוון si usa aggiungere una terza espressione di Teshuvah:ולכפרת פשע . Perché?
In un passo della Ghemarà Berakhot 33a troviamo: “Diceva R. Ammì: Grande è la da’at che è stata consegnata fra due Lettere di H., come è detto (1Shem. 2,3): כי א-ל דעות ה’. E di chiunque non abbia da’at è proibito avere Rachamim (Misericordia), come è detto (Yesh. 27,11): “poiché non è un popolo intelligente, pertanto il suo Creatore non avrà Rachamim per lui”. Disse R. El’azar: grande è il Bet ha-Miqdash che è stato consegnato fra due Lettere di H., come è detto (Shemot 15,17): פעלת ה’ מקדש ה’. Disse ancora R. El’azar: chiunque abbia da’at è come se il Bet ha-Miqdash fosse stato ricostruito ai suoi tempi; la da’at è stata consegnata fra due Lettere di H., anche il Bet ha-Miqdash è stato consegnato fra due Lettere di H.”
La definizione di da’at ci viene data da Rashì commentando un versetto della P. Ki Tissà in cui è descritta la figura di Betzalel, l’artefice del Mishkan nel deserto. In esso H. ci dice (Shemot 31,3): “L’ho riempito di spirito Divino, di chokhmah, binah e da’at”. Rashì scrive che la Chokhmah rappresenta tutto ciò che un individuo apprende da altri, la Binah è costituita dalle deduzioni cui la persona perviene in cuor suo confrontando le situazioni con ciò che precedentemente aveva imparato e il da’at è lo spirito di qedushah che risulta dal tutto.
Apprendiamo dalla Ghemarà Berakhot che da’at è in realtà molto di più: è soprattutto un tramite fra il Nome Divino E-l, che denota la Giustizia (Din) e il Tetragramma, che designa la Misericordia (Rachamim). Ci vuole insegnare che la da’at ha la forza di trasformare il rigore della Giustizia Divina in Misericordia. Ecco perché la Ghemarà stessa si affretta ad affermare che chi è sprovvisto di da’at non ha accesso al Rachamim e vivrà sempre nella tensione del Din.
E’ ancora interessante notare che la Ghemarà, invece di dire che la da’at è stata consegnata fra due Nomi Divini, dice invece che è stata consegnata fra due Lettere. Questo ci rimanda a un Midrash riportato da Rashì nel suo commento a Bereshit 2,4, dove si parla della Creazione del Mondo. Il Midrash afferma che D. voleva creare il mondo mediante le lettere del Suo Nome ed aveva davanti a sé la scelta della yod e della he (cfr. Yesh. 26,4: כי בי-ה ה’ צור עולמים). Aveva inizialmente pensato di adoperare la prima lettera, la yod, ma si rese conto che in questo modo il mondo non avrebbe potuto reggersi. La yod rappresenta infatti la Giustizia, che è selettiva: essa è la più piccola delle lettere dell’alfabeto, come pochi sono in ogni generazione i Giusti degni di salvezza. Pertanto per creare questo mondo riparò sulla he. Essa rappresenta la Misericordia: è aperta verso il basso, proprio come il mondo è aperto verso il basso, per accogliere coloro che fanno Teshuvah. La yod fu invece riservata per la creazione del Mondo a Venire. Secondo un’altra versione (Bereshit Rabbà 12,15), il S.B. si limitò ad associare in questo mondo la Misericordia alla Giustizia.
Betzalel, costruendo il Mishkan con il suo da’at, ha saputo unire le lettere con cui sono stati creati il cielo e la terra, il mondo presente con il mondo a venire, il Din con il Rachamim. Colui che possiede da’at come Betzalel è degno che il Bet ha-Miqdash sia ricostruito ai suoi tempi. La funzione del Mishkan era infatti proprio quella di temperare la Giustizia con la Misericordia. Oggi che non abbiamo più né il Mishkan, né il Bet ha-Miqdash l’unico sistema per giungere allo stesso risultato è lo studio della Torah. E lo studio della Torah è un grande esercizio di da’at. Lo Shemà’ si conclude con i due Nomi di H. in posizione invertita: אני ה’ אלקיכם אמת. Commenta il No’am Elimelekh alla Parashah odierna: “Per colui che procede con verità nel Servizio del Creatore anche il Din diventa Rachamim e non deve avere alcun timore. Il Bet ha-Miqdash celeste riflette il Bet ha-Miqdash terrestre. Quando l’Uomo fa di se stesso un Miqdash in basso, costruisce un Miqdash per il S.B. in alto”.
In questa visione del mondo e dell’uomo l’Ebraismo si distingue dalle altre grandi religioni. Non parliamo di quelle orientali, in cui il da’at è addirittura considerato un ostacolo alla vera spiritualità. Esse predicano lo svuotamento della mente umana e identificano di fatto la felicità con la fuga dal mondo e dalle responsabilità. Ma anche il confronto con le altre religioni monoteiste è istruttivo. Il Rav Sherqi, uno degli intellettuali di punta dell’Israele odierno (fra l’altro, ha di recente perduto un figlio in un attentato), commentando R. Moshe Chayim Luzzatto ha un’intuizione da condividere. Egli scrive che la tensione fra Din e Rachamim su cui si basa il mondo è diversamente interpretata dalle religioni del Libro: il Cristianesimo è tutto Rachamim, mentre l’Islam è tutto Din. Diversamente da queste l’Ebraismo coglie l’essenza della questione: il mondo è in realtà mediazione, Rachamim she-ba-Din o Rachamim mi-tokh Din. Qual è la via per ottenere la mediazione? L’esercizio della da’at!
Il nostro calendario si basa sul medesimo principio. Il sole che dà la luce è Rachamim, mentre la luna che la riceve è Din. Il calendario cristiano è solare e la cosa non ci stupisce: è una cultura che nega la Legge (Din) e si concentra interamente sul Rachamim. Il calendario musulmano si basa invece sulla luna, essendo una cultura dominata interamente dal Din. Il calendario ebraico è definito invece luni-solare, nel senso che introduce un raccordo fra i mesi lunari e le stagioni solari. E’ il raccordo cosmico fra Din e Rachamim. E’ la Misericordia esercitata attraverso la Legge. In che modo? Usando il da’at. E’ usando il da’at che chi ha sbagliato può essere reintegrato. Legittimamente, nel senso letterale del termine. Comprendiamo ora perché la Kapparah, che è l’ultima fase della Teshuvah, sia così legata al tredicesimo mese, il mese del raccordo. Il processo cosmico di Teshuvah si perfeziona solo in Adar Shenì.
Ciò risponde anche alla prima domanda. Tutte le volte che nei Profeti il Tetragramma è scritto dopo il Nome A-D-N-Y, esso è punteggiato come Eloqim. A-D-N-Y contiene le lettere della parola Din ed è considerato pertanto Rachamim mi-tokh Din. In un simile contesto, per mantenere l’equilibrio fra le due Middot, anche il Tetragramma, che esprime Rachamim, è qui punteggiato come Eloqim, che denota il Din: Rachamim mi-tokh Din!