Cena giovani – VI sera
Il famoso filosofo Avraham Yehoshua Heschel fra i suoi antenati aveva un omonimo, il cosiddetto Apter Rebbe. Il suo testo principale è Ohev Israel, un commento alla Toràh. Alla fine del libro è presente una miscellanea che riporta un insegnamento molto interessante sulle festività di Tishrì, perché, con un paragone molto ardito, H. viene raffrontato ad una gallina. Quando vuole dare da mangiare ai pulcini la gallina ha un rituale ben preciso, fa il suo verso tipico per chiamare i piccoli, gli dà da mangiare e li accoglie sotto le proprie ali. Durante le feste di Tishrì la Shekhinàh fa lo stesso.
A Rosh ha-shanà e Kippur H. decreta per noi vita e sostentamento, e dopo ci accoglie sotto le sue ali, rappresentate dalla sukkàh. Il termine sukkàh è composto da due Nomi divini, gli estremi, Samekh ed He, hanno il valore del Nome Adoqai, mentre le lettere centrali waw e kaf, valgono 26, come il Tetragramma. A Kippur abbiamo un rituale molto particolare, che è quello del capro espiatorio, il quale secondo molti ha l’obiettivo di placare gli accusatori. Successivamente ci rifugiamo sotto le ali di H. nella sukkàh. La mitzwàh della sukkàh ha la caratteristica di coinvolgere tutte le membra del corpo umano.
Tramite questa mitzwàh assoggettiamo tutto il nostro corpo, nessuna parte esclusa, alla volontà di H. L’Arì ha-Qadosh riporta un altro accenno riguardo alla sukkàh: come è risaputo nella tradizione mistica la sinistra rappresenta la middat ha-din, mentre la destra la middat ha-rachamim. Un verso dello Shir ha-shirim (8,3) recita: “semolò tachat roshì wiminò techabeqeni- la sua sinistra è sotto la mia testa e la mia destra mi abbraccia”. L’Arì riferisce questo verso ai mo’adim di Tishrì: di Rosh ha-shanàh e Kippur H. utilizza la middat ha-din, mentre a Sukkot la middat ha-rachamim. Ciò è rappresentato dalla Sukkàh, la quale per halakhàh deve avere come minimo due pareti ed un palmo, che rappresentano graficamente un abbraccio dato con un solo braccio.