(Lezione di Rav Di Porto del 3/9)
Il quarto ordine della Mishnàh è Neziqin (danni), chiamato anche seder yeshu’ot (ordine delle salvezze). Qual è il legame fra la salvezza e le regole trattate nell’ordine? I chassidim ritengono che affinché sia percepibile la salvezza sia necessario che ci sia prima un danno. La salvezza risiede nel preservarsi dal danno. Pertanto l’aspetto principale dell’ordine non è tanto quello di regolare le varie forme di danneggiamento, come potrebbe apparire, ma piuttosto il modo di evitarle. Il Maharal in tiferet Israel scrive che i sei ordini della mishnàh sono divisibili in tre parti. I primi due ordini hanno come argomento lo spazio-tempo, mentre gli ultimi due trattano di argomenti divini. La parte centrale ha invece come tema principale l’uomo.
I primi tre trattati dell’ordine (Bavà Qamà, Bavà Metzià, Bavà Batrà, ciascuno contenente dieci capitoli) costituivano inizialmente un unico trattato (massechet neziqin). Il Talmud (Bavà Qamà 102a; ‘Avodàh Zaràh 7a) afferma infatti che “tutti i neziqin sono un’unica massechet”, chiamata Neziqin, che conferisce il nome a tutto l’ordine. L’argomento principale del trattato Bavà Qamà è il danneggiamento, quello di Bavà Mezià i rapporti fra individui, quello di Bavà Batrà le società. La prima parte di Bavà Qamà è dedicata ai nizqè mamon, mentre gli ultimi quattro capitoli ai nizqè gufò.
La Toràh (parashat Mishpatim, Shemot cap. 21-22) ci insegna che ciascuno è tenuto a pagare sia per i danni provocati dal proprio corpo (nizqè gufò), sia per quelli provocati dai propri beni (nizqè rekhushò). Per questo si deve sorvegliare attentamente quei beni che possono danneggiare gli altri.
La Toràh individua tre generi di danni, per i quali i padroni sono tenuti a risarcire per via di nizqè mamon (danni determinati da beni):
1) il toro
2) il pozzo
3) il fuoco
Le categorie riportate nella Toràh sono considerate avot neziqin (padri dei danni). Gli avot hanno delle derivazioni (toladot).
Nella prima mishnàh del trattato di Bavà Qamà (1) vengono elencate quattro categorie principale di danno (avot neziqin):
1) il toro; 2) il pozzo; 3) il mav’èh; 4) l’incendio.
Gli aspetti caratteristici di ciascuna categoria sono unici nel proprio genere e per questo la mishnàh deve elencarli tutti. Infatti 1) il toro ed il mav’èh non sono assimilabili fra loro; 2) entrambi sono dotati di soffio vitale, cosa non affermabile per il fuoco; 3) queste tre prime categorie danneggiano in maniera dinamica, al contrario del pozzo che è statico.
Ciò che le accomuna è che sono solite danneggiare ed il padrone è tenuto a sorvegliarle, e quando danneggiano il padrone è tenuto a risarcire con la parte migliore del suo terreno (questa regola si applica solo ai beni immobili, per i beni mobili può pagare attraverso la modalità che preferisce- Tosfot Yom Tov).
La mishnàh secondo la ghemarà non si occupa dei nizqè gufò, ma solamente dei nizqè mamon (ad escludere pertanto l’opinione di R. Oshayà e R. Chyià, che li includevano). (2) – Tosfot Yom Tov
Bertinoro (3) spiega cosa si intende per “toro”: si tratta della zampa (reghel), vale a dire i danni che provoca con le zampe mentre l’animale cammina. Le derivazioni della categoria sono i danni arrecati con il corpo mentre cammina (hiziqa begufàh); quelli provocati dai suoi peli (se’aràh), che possono attaccarsi a degli oggetti, trascinandoli e distruggendoli; o quelli provocati dal suo carico (massoi).
Il pozzo (4) è un’apertura profonda dieci palmi che provoca la morte di un animale caduto in esso, o il danneggiamento al di sotto dei dieci palmi. La derivazione del pozzo sono fluidi corporei nella proprietà pubblica che hanno provocato dei danni.
Il mav’èh viene inteso da Bertinoro (5) come il “dente”, ciò che l’animale mangia nei campi altrui. Viene chiamato mav’èh per via di un riferimento nel libro di ‘Ovadiàh 1,6. Il dente è a volte coperto, a volte scoperto. Le derivazioni del dente sono i danni provocati dallo struscio dell’animale sui muri o sulla frutta, cosa che gli dà sollievo.
Il fuoco (6) è un incendio che si diffonde con il vento. Le sue derivazioni sono una pietra, un coltello o un peso che sono poggiati su un tetto e cadono per via del vento, al pari del fuoco, che si diffonde attraverso il vento.
La mishnàh non annovera il “corno” fra le categorie principali di danno, perché nel corno è presente una distinzione fra “shor tam” (un toro che non è abituato a colpire con le corna) e shor mu’ad (toro abituato). La mishnàh invece elenca solamente quelle categorie che costituiscono sempre una fonte di danno.
Bertinoro (7) mostra come sia indispensabile indicare tutte le categorie, perché nel caso un cui se ne fosse omessa una non sarebbe stato possibile ricavare le altre tramite il solo ragionamento. Infatti la zampa e il dente hanno caratteristiche differenti: la zampa è da considerarsi un danno frequente, al contrario del dente; il dente procura un vantaggio, al contrario della zampa. E’ altresì necessario scrivere il fuoco, perché altrimenti si sarebbe pensato che il discorso si riferisce unicamente ad esseri viventi. Parimenti si deve scrivere del pozzo, perché si sarebbe potuto pensare che ci si riferisce solo ad entità in movimento.
La mishnàh è costretta ad indicare le quattro categorie perché hanno delle regole differenti fra di loro (8) infatti:
1) per il dente e la zampa si è esentati dal pagare nella proprietà pubblica.
2) per il pozzo si è esentati dal pagare se non si tratta di animali.
3) per il fuoco si è esentati dal pagare quando l’oggetto danneggiato non è manifesto.
Sull’ordine in cui vengono elencate le categorie ci sono varie opinioni:
1) Secondo l’idea più semplice le categorie vengono accoppiate per assonanza linguistica, favorendo quindi la memorizzazione (riportato nella Shittàh Mequbezet);
2) Il Porat Yosef crede che, come per gli shomerim,l’ordine sia quello dell’obbligo di risarcimento. Infatti la prima e la seconda categoria costituiscono i due estremi, il toro dove il risarcimento è massimo ed il pozzo dove è minimo, mentre le altre sono le categorie intermedie;
3) Secondo le Tosafot ed il Rashbà l’ordine è secondo la frequenza del danno;
4) Secondo Rashì si segue l’ordine di comparsa nella Toràh in parashat mishpatim. In numerose occasioni nel trattato Rashì si sforza di conciliare Toràh scritta e Toràh orale.
Il Ba’al Shem Tov (9) individua nelle quattro categorie di danno quattro tipologie principali di predisposizioni, dalle quali ci si deve tenere lontani: il toro rappresenta la vista, il pozzo la vuotezza, il dente il desiderio del cibo, il fuoco la rabbia. Forse per questo nello Shemà diciamo due volte al giorno “non andrete dietro ai vostri cuori” – ai desideri materiali; “e dietro ai vostri occhi”; “dietro ai quali vi prostituite” – poiché la rabbia e l’alterigia portano all’idolatria, “affinché vi ricordiate”- l’ignorante non ha alcun timore del peccato. Lo Ye’arot Devash scrive che le quattro categorie della mishnàh rappresentano quattro peccati: il toro il peccato del vitello d’oro; il pozzo Yosef ed i suoi fratelli; l’incendio il peccato degli esploratori, che hanno fatto leshon ha-rà sugli alberi e le pietre che non hanno soffio vitale; il mav’èh (che può essere interpretato in due modi, l’uomo o il dente) il peccato di Adam ha-rishon.