Il Sole, la Luna e l’eclissi
L’attualità letta ebraicamente
La recente eclissi di Sole è stata accolta con indifferenza: un tempo questi eventi suscitavano grande interesse e talvolta venivano accompagnati da previsioni di grande sventure. La letteratura si è spesso occupata delle eclissi, anche la Bibbia ne parla e i commentatori hanno cercato di capire quale sia il messaggio che ne possiamo dedurre. In effetti anche noi potremmo disinteressarci del tutto di un fenomeno che è naturale e che sappiamo esattamente quando accadrà. Oltre all’eclissi di Sole ci sarà presto anche un’eclissi di Luna. Ogni evento deve offrirci un’occasione per riflettere sul significato che hanno per la nostra esistenza. I due momenti importanti del corso lunare sono il novilunio (nel quale può avvenire l’eclissi di sole) e il plenilunio in cui può verificarsi una eclissi di Luna. In questi fenomeni sono coinvolti i due astri che sono alla base della misurazione del tempo e del calenda – lunario ebraico, un fatto che dovrebbe farci riflettere.
Nella Bibbia un probabile accenno a una eclissi di Sole troviamo in Amos (cap. 8: 9). “In quel giorno dice il Signore, l’Eterno, avverrà che io farò tramontare il sole a mezzogiorno e in pieno giorno farò venire le tenebre sulla terra”. Secondo i calcoli che sono a nostra disposizione, ma anche a testi babilonesi, il brano di Amos si riferirebbe all’eclissi del 15 giugno 763 a.e.v: questa data potrebbe coincidere con la morte e la caduta del regno di Giosia.
Un altro accenno possibile potrebbe essere quanto afferma Geremia (10: 1 – 2): “Ascoltate la parola che il Signore vi rivolge, casa di Israele. Così dice il Signore: Non imitate la condotta delle genti e non abbiate paura dei segni del cielo, perché le genti hanno paura di essi.” A quanto pare anche gli ebrei erano propensi a dare significati tremendi alle eclissi, come ricaviamo da questa parabola:
“Quando il sole ha l’eclisse è un brutto segno per tutto il mondo. Una parabola: un re di carne e sangue fece un banchetto per i suoi servi e mise una lanterna davanti a loro. Si adirò con loro e disse al suo servo: “Togli la lanterna dai loro volti e falli stare nelle tenebre…”. Se è l’oriente a essere colpito è un brutto segno per gli abitanti dell’est, se è a ovest, è un brutto segno per gli abitanti dell’ovest, in mezzo al cielo, è un brutto segno per il mondo intero ” (Sukkà 29 a).
Le eclissi vengo attribuite a diverse colpe dell’uomo, ma ciò nonostante il Talmud non vede nell’eclissi del sole un segno di punizione, ma di avvertimento-
“Quando Israele fa la volontà del Signore, non si deve temere tutto ciò, come è detto “Così dice il Signore: Non imitate la condotta delle genti e non abbiate paura dei segni del cielo, perché le genti hanno paura di essi.”
Il Maharal (Beer Hagolà VI, 106) si chiede come sia possibile che le eclissi e le macchie solari dipendano dai comportamenti dell’uomo, quando è noto che gli eventi accadono per via naturale. Le eclissi dipendono dal movimento degli astri, non dai comportamenti dell’uomo …. che è a conoscenza di quando sarà l’eclisse …. .
Nelle sue spiegazioni il Maharal ricorda uno dei suoi più importanti principi – la causa delle cause – da cui tutto dipende:
…. Dall’inizio della creazione del Mondo il Signore benedetto non ha dato una luce che non avesse mancanze…. E se non ci fosse il peccato non ci sarebbe questo ordine, infine proprio per queste colpe c’è l’eclissi degli astri. Forse potresti dire: quindi (è scritto che) l’uomo deve peccare. Questo non è un problema: perché non c’è dubbio che il mondo non è composto solo di giusti, (e questo accadrà) fino al momento in cui verrà realizzato il detto “Il Signore tuo Dio circonciderà il tuo cuore e il cuore della tua stirpe” (Deuter. 30), e allora i luminari non avranno mancanze perché è detto (Isaia 24, 23): La luna sarà confusa e il sole si coprirà di vergogna, poiché il Signore degli eserciti regnerà… e sarà per te luce eterna, ma non in questo mondo, un mondo che non è indenne dal peccato … (Ibid)
E’ interessante rilevare quanto dice Yonathan Aivshitz: l’eclissi dei luminari menzionati nel Talmud sono in realtà quelle che noi chiamiamo le “macchie solari”.
Una posizione chiara e contraria all’attribuzione di sventure future alle eclissi esprime l’italiano Shadal (Genesi cap. 1). In sintesi egli afferma che tutte le leggi della natura, tutti i segni, le stagioni, il giorno e la notte sono espressione della volontà divina e non devono essere usati per prevedere il futuro, cosa che contravverrebbe alle leggi della Torà contraria alle divinazioni.
Può essere interessante ciò che scrive il filosofo e poeta Shelomo ibn Ghevirol(Kèter Malkhùt 12)
Chi si ricorderà della tua fama, avendo tu formato la luna perché servisse al computo principale del tempo, per calcolare feste e tempi e periodi e segni per giorni e anni.
Essa presiede la notte finché verrà la sua ora e la sua bellezza sarà oscurata e la sua oscurità sarà coperta perché dalla luce del sole è la sua luce. E la notte del quattordici, se (la luna e il sole) stanno sulla linea nodale di loro due, allora la luna non accenderà la sua luce e il suo chiarore si oscurerà: affinché sappiano tutti i popoli della terra, perché sono creati lassù, saranno giudicati: umiliati o innalzati.
Ma vivrà dopo la sua caduta e brillerà dopo la sua caduta, e aggrappandosi alla fine al sole, se c’è un tumulo tra loro e staranno entrambi su una linea – allora la luna starà davanti al sole come un cespuglio nero e la luce brillerà. E quelli che pensano che il sole sia il loro Dio in questo momento si vergogneranno dei loro pensieri ed esamineranno le loro parole e sapranno che la mano di Hashem ha fatto questo, e il sole non ha potuto splendere, e colui che oscura la luce, solo lui ha il governo!
Egli è colui che le manda uno schiavo dei suoi servi (la Luna), uno da questi beneficato, per offuscarne la luce e per umiliarne il fasto, per privarlo del suo potere.
Ogni fenomeno naturale deve essere un’occasione per riflettere sulla condizione umana: così come anche le azioni più naturali devono essere utilizzate per portare più coscienza e santità nella vita, anche ciò che accade intorno a noi: la natura vegetale, quella animale e anche quella celeste devono rientrare nel costante interesse dei nostri pensieri e delle nostre azioni.
Il Sole e la Luna hanno un valore ulteriore: sono lo strumento che la tradizione ebraica ha scelto per misurare il tempo in tutte le manifestazioni: dal sorgere del Sole per stabilire gli orari delle preghiere, al suo tramonto per stabilire l’orario di accensione delle candele di shabbat, alla recitazione dello shemà; ai mesi, alle feste ecc. Il Calendario ebraico non è una sequenza di giorni senza senso: ogni giorno annuncia qualcosa di nuovo e sta a noi cercarlo. Il suo essere legato ai due astri fa sì che anche simbolicamente Israele (paragonata alla Luna) è consapevole che riceve la propria luce dalla Torà, rivelatagli dal Signore. L’anno ebraico è come un “corpo” in cui ognuna delle membra, ognuno dei mesi e dei giorni ha un suo significato e una sua funzione.
“I cieli narrano la gloria di Dio
E il firmamento annunzia l’opera delle sue mani
Il giorno al giorno esprime il detto
La notte alla notte dà la conoscenza (Salmo 19),
Ogni giorno trasmette a quello seguente le scoperte e le esperienze del giorno precedente. Il concetto che noi affermiamo nelle preghiere del mattino “che rinnova ogni giorno il suo bene” ci dice che così come non esistono due persone uguali, non esistono due giorni identici: sta all’uomo riuscire a far sì che ogni giorno possa parlare con l’altro, avendo la sensazione che oggi è un altro giorno.
Scialom Bahbout