Ishai Richetti – Tempio di via Eupili – Milano
Chaye Sara comprende due capitoli di Bereshit: il capitolo 23 tratta della morte e sepoltura di Sara, e il capitolo 24 tratta della scelta di una moglie adatta per suo figlio, Itzchak. La connessione tra questi due temi è chiara: con la perdita della suo amata compagna di vita, Avraham comprende la responsabilità che ha di trovare una compagna adatta per Itzchak. Per questo compito importante sceglie “il suo servitore di fiducia, il che controllava tutto ciò che era suo”, Eliezer.
Eliezer dimostra grande abilità nel comprendere ciò che è richiesto alla moglie di Itzchak. Deve essere un membro della famiglia (Rivka è nipote del fratello di Avraham, Nachor), e non deve abitare tra i cananei. Inoltre la giovane donna deve essere disposta a vivere con Itzchak, deve subire l’influenza di Avraham. Soprattutto, deve avere il carattere dell’ospitalità come Avraham; non solo attingerà acqua dal pozzo per lui ma attingerà acqua anche per i suoi cammelli. Eliezer organizza un incontro che determinerà il destino dei discendenti di Avraham con saggezza, tatto e sensibilità.
La Torà scrive che Eliezer partì per la sua missione “con tutta la generosità [bontà] del suo signore in mano”. Rashi commenta che Avraham ha dato a Eliezer un assegno in bianco; avrebbe pagato qualsiasi prezzo per la moglie giusta per Itchak.
Stranamente, in questo lungo racconto, il nome di Eliezer non viene menzionato. Viene chiamato “eved” (il servo) 10 volte e “ish” (l’uomo) sette volte, ma mai una volta con il suo nome. Una persona così importante, a cui è stata affidata una missione così significativa, non meriterebbe di avere il suo nome in luce perché tutti lo ricordino? Una risposta potrebbe essere che Eliezer è stato completamente travolto dall’immensità di questo compito: è il servo di Avraham, impegnato a compiere un atto che determinerà la continuità della tradizione iniziata dal suo padrone. Un midrash suggerisce che Eliezer avesse una figlia in età da marito, che si aspettava di sposare con Itchak, permettendo ai suoi nipoti di ereditare il sogno e la ricchezza di Avraham. Ma Eliezer dimentica le sue ambizioni o obiettivi personali; è il servitore di fiducia di Avraham, che usa tutta la sua saggezza e ingegnosità per compiere la volontà del suo padrone.
In questo è come Moshè, che utilizza tutta la sua abilità spirituale e intellettuale al servizio del suo Maestro, D-o dell’Universo. Proprio come Mosè era sia eved che ish allo stesso tempo (vedi Devarim 33:1 e 34:5) – con la sua personalità individuale dedicata alla volontà di D-o – così Eliezer era ish ed eved contemporaneamente nei confronti di Avraham. Era il servitore di Avraham, quindi ci aspetteremmo che fosse descritto come tale. Tuttavia troviamo che viene chiamato anche Ish, l’uomo. Qual è il dettaglio nascosto a cui si allude qui?
Rabbenu Bachaye spiega che Avraham Avinu aveva chiesto ad Hashem di mandargli il suo Malach. Chiese a un angelo di guidare sia Eliezer che Rivka nel posto giusto al momento giusto e di ispirare Rivka a compiere gli atti di gentilezza che Eliezer aveva specificato. Ish – uomo, è usato per descrivere qualcuno di grande statura e in alcune occasioni anche gli angeli sono chiamati Ish. L’angelo che diresse Yosef ai suoi fratelli è chiamato Ish, per esempio. La Torà allude a questa assistenza divina aggiungendo “Vehine Rivka yotzet” – ed ecco che Rivka stava uscendo. “Hine” – ecco indica la preparazione, che Rivka era stata condotta fuori dall’angelo. quindi, da quel momento, quando Eliezer percepisce questa assistenza divina, viene chiamato Ish (Vehaish mishtae lada’at – l’uomo si è fermato a meditare e analizzare), un uomo con l’assistenza divina. Questa descrizione persiste fino a quando Rivka, Lavan e la sua famiglia accettano il matrimonio. Non appena l’accordo è concluso, perde questo status e viene descritto come un Eved, uno schiavo.
Una sfumatura affascinante nella spiegazione di Rabbenu Bachaye è che lo status elevato attribuito a Eliezer inizia solo quando è consapevole della guida dell’angelo. Anche se Hashem aveva messo le cose a posto molto prima del suo arrivo a Charan, è diventato un “uomo” solo quando ha apprezzato appieno la mano di Hashem in quello che stava succedendo. Questa chiarezza e consapevolezza lo elevavano e lo riempono di santità.
Possiamo imparare da qui a cercare e trovare la mano di Hashem nella nostra vita quotidiana. Quando riceviamo quel lampo di ispirazione, quando le cose vanno a posto e funzionano senza intoppi, Hashem ci sta dando quell’aiuto in più. Dobbiamo sentirci ispirati e apprezzare la Sua mano che ci guida, aprendo i nostri occhi alla Sua costante assistenza. Quando siamo pienamente consapevoli di Lui, ci eleviamo di status, portando più Kedusha nella nostra vita quotidiana e portando successo in tutto ciò che facciamo. Hashem è costantemente presente nella nostra vita, anche nei momenti che pensiamo siano bui. Non dobbiamo farci travolgere dal buio bensì trovare la forza che Hashem ci dà per superare gli ostacoli e ringraziarLo per tutto quello che ci dà, che sia la forza di superare le difficoltà o il nostro successo