Settimo Giorno di Pèsach – La Cantica del Mare.
Dedicato alle tante Miriam che hanno guidato e protetto il popolo ebraico
“Miriam morì là … e non c’era acqua per la congrega” (Numeri 20: 1-2) Su queste parole dice Rabbi Yosè figlio di rabbi Yehudà: “Un pozzo fu dato a Israele per merito di Miriam: Morta Miriam, il pozzo sparì. (Taanit 9a) La Cantica del Mare ha in apparenza, come protagonista fondamentale Mosè, mentre in realtà come ho scritto altrove, la vera protagonista era stata la sorella Miriam che dette inizio ai canti e alle danze, e poi fu imitata da Mosè e dagli uomini. Tuttavia, il contributo fondamentale che la tradizione attribuisce a Miriam è il fatto che fin tanto che fu in vita un pozzo, detto il “Pozzo di Miriam”, accompagnò il cammino del popolo ebraico nel deserto.
Ma cosa rappresenta questo pozzo? A questa domanda dette una risposta Rav Kalonimus Kalmish Shapira, il Rebbe di Piastzena (1889-1943), che durante i giorni difficili della persecuzione, rinchiuso nel Ghetto di Varsavia, continuò a insegnare Torà ai suoi allievi. I suoi scritti furono ritrovati dopo la guerra e portati alla stampa con il titolo “ Esh kodesh” (Fuoco sacro), dove a pag. 183 troviamo una derashà dedicata al Pozzo di Miriam e all’essenza simbolica del pozzo.
Il Rebbe parla di un risveglio dal basso e un risveglio dall’alto: il pozzo che è una sorgente di acqua viva rappresenta il risveglio dal basso. Il livello raggiunto da Miriam, in quanto risveglio dal basso, è superiore a quello raggiunto dall’uomo, che un risveglio dall’alto.
Cerchiamo di capire cosa si intende per “risveglio dall’alto” e “risveglio dal basso”. E’ necessario chiarire alcuni concetti di base nel mondo della Torà, fatti propri anche dalla Kabbalà. Uno dei fondamenti del sistema dei comandamenti risiede nel fatto che “colui che ha ricevuto un comando e lo esegue” è superiore di colui che lo fa non perché è stato comandato: questo è stato dichiarato da Rabbi Hanina (Kiddushin 31a).
Ecco due approcci alternativi: l’uno, il maschile, è costruito su un comandamento che viene dal cielo. Il secondo, femminile, l’approccio di Miriam, si basa non sulla pioggia che cade dal cielo, ma su un pozzo di acqua viva che sgorga dalla terra, cioè si basa su una decisione autonoma presa non per obbedienza, ma per amore. “Una donna che diventa giusta, e studia la Torah e osserva i comandamenti, il merito è tutto suo”. L’autonomia umana è rappresentata dal pozzo di Miriam, cioè dalla donna che osserva i comandamenti in forma autonoma.
Capiremo il pieno significato simbolico del Pozzo di Miriam se usiamo uno speciale simbolo cabbalistico, il simbolo delle acque femminili Maim Nukvim, “l’acqua penetrante”. Nella Genesi, leggiamo che Dio “divise tra acqua e acqua” tra “l’acqua che è sotto il firmamento e l’acqua che è sopra il firmamento” (Genesi 1: 7). Secondo i Kabbalisti – seguendo i Maestri – questa distinzione creò “maim zukhrin e maim nukvim”, cioè “acque maschili” e “maim Nokvin” – acque femminili. L’acqua non è rimasta neutra, ha ricevuto la sessualità! D’ora in poi, l’acqua del cosmo e la sessualità umana diventano simboli l’una per l’altra, in una sorta di rincorsa del desiderio.
Questo è un esempio del modo in cui l’Ebraismo valuta l’erotismo, ma nega la pornografia. L’erotismo è coperto dal velo della modestia e rende sacro un rapporto. Dietro questo velo, l’idrologia diventa fisiologia. Tuttavia, quest’acqua è un simbolo più profondo. La Maim Nukvin, l’acqua femminile, simboleggia la sessualità femminile. Questa sessualità è apparentemente passiva, tuttavia questa è solo una finzione: la ricettività non è passiva. La sessualità maschile nasce in modo speciale in risposta alla sessualità femminile. Senza di essa è danneggiato. La sessualità femminile rappresenta l’amore che genera amore. L’inizio è nella lingua comune nella frase “elevazione delle acque femminili”.
Da qui il significato religioso dell’acqua. L’abbondanza che viene dall’alto, la rivelazione, è il “risveglio dall’alto”. Tuttavia, questo risveglio non può avvenire senza il “risveglio deal basso”, il risveglio del mondo degli esseri umani, il loro desiderio e la loro disponibilità ad accettare. È vero, il mondo è stato creato come un atto sovrano di Dio, ma esiste solo perché c’è una sorta di cooperazione tra il maschio e la femmina: da questa dipende il destino del mondo, le nostre azioni portano la benedizione.
La relazione tra il maschio e la femmina appare nella Kabbalah su diversi piani: uno di loro esprime l’idea della relazione tra le Sefirot, tra la “gloria” maschile e il “regno” femminile; un altro considera le Sefirot come rappresentanti del mondo della Torah: la Torah scritta come Tiferet (gloria) e la Torah orale come Malkhut (regno).
La Torah scritta proviene dalla rivelazione dal cielo, mentre la Torah orale è il risultato dell’azione costante dell’uomo: l’attività dei Maestri è essenzialmente un’azione femminile e davanti a noi c’è di nuovo il pozzo di Miriam che si alza e si volta dal basso verso l’alto. L’attività maschile è controllata dall’alto, mentre l’attivismo femminile è l’azione umana autonoma derivata dalla conoscenza.
Le innovazioni e le decisioni della Torah sono davvero l’acqua del pozzo che porta la benedizione al mondo. Senza di loro non c’è “acqua per la comunità”.
L’acqua del pozzo di Miriam vinceva le forse di gravità e andava dal basso verso l’alto: così l’uomo deve vincere le forze che tendono a spingerlo verso il basso e cercare di proiettarsi verso l’alto.
Capiamo quindi l’importanza della figura di Miriam che i Maestri mettono sullo stesso piano di Mosè e Aron, non solo per la sua capacità creativa, ma soprattutto perché è lei che educa l’uomo verso la direzione in cui l’uomo deve andare.
*L’articolo si basa su una interpretazione del prof. Shalom Rosenberg