Rav Shlomo Aviner*
Chi parte per Pèsach
Chi parte per Pèsach e quindi non si trova in casa, può essere facilitato e non pulire nulla. In che maniera? Non solo si vende il chamètz, ma anche tutte le sue briciole. Certo non si possono vendere solo le briciole, perché non avrebbe senso dal punto di visto halakhico, ma si può però vendere il chamètz che sta in un armadio, compreso lo sporco. Oppure si può anche comprendere (nella vendita) tutto il chamètz di un’abitazione, senza che ci sia bisogno di pulire alcunché. Se però qualche ospite vi dovesse abitare (nei giorni di Pèsach) si devono pulire le stanze che verranno usate. Le altre stanze non in uso, verranno quindi sigillate con del nastro adesivo e si venderà il chamètz in esse contenuto.
Resta la domanda: in che maniera allora si può adempiere alla mitzvà della ricerca del chamètz, senza perderla? Se si arriva, la sera del 14 (la vigilia), nel luogo dove si trascorrerà Pèsach, quello è il luogo dove va fatta la ricerca del chamètz; ma se si arriva la mattina (del 14), si deve pulire bene e controllare una stanza “facile”, per esempio l’ingresso, ma senza bisogno vendere il chamètz contenuto. È chiaro però che si deve controllare, pronunciando la berakhà relativa, anche il locale dove si risiederà, se questo non è stato fatto prima.
Chamètz in quantità minore di un “kazàit”
Riguardo al chamètz in quantità minore di un “kazàit” (27 cmq o un cubetto di 3 cm), non si trasgredisce la regola di “non dovrai vederlo e non si troverà presso di voi” (cfr. “Igròt Moshè”). È scritto sulla “Mishnà Berurà” che qualsiasi cosa che sia chamètz “visibile” rientra nella categoria del divieto di consumare del chamètz che ha “passato Pèsach” (senza essere stato venduto), ma se questo viene compreso nella vendita del chamètz, è sicuramente permesso tenerlo. Certo, meno di un “kazàit” non si può certo mangiare, ma non si trasgredisce (per esso) al divieto di “non dovrai vederlo e non si troverà presso di voi”.
Generalmente infatti, nelle stanze non si trovano grossi pezzi di chamètz, a meno che un bambino non vada in giro con un panino in mano, o con dei biscotti da sbriciolare. Ma se si tratta di una stanza dove non si va in giro col cibo, non c’è affatto bisogno di pulirla (per Pèsach)!
Tra l’altro, per questa ragione, riguardo l’usanza di nascondere i “bocconcini” di chamètz, bisogna stare attenti a che siano minori di un “kazàit”, in maniera che se non se ne dovesse trovare uno, non c’è bisogno poi di impazzire a cercarlo, perché si può fare affidamento sulla formula di annullamento che si pronuncia dopo la ricerca.
Ricerca del chamètz
La ricerca del chamètz deve essere fatta solo nei posti dove c’è chamètz! Vanno controllate le stanze dove potrebbero essere entrati dei bambini, solo se c’è la probabilità che vi abbiano introdotto del chamètz: sicuramente non l’hanno spinto dietro i libri, e nemmeno dentro i libri stessi non c’è un “kazàit” di chamètz! C’è chi mette i libri all’aria, fuori dal balcone, e questo non basta, se c’è del chamètz deve pulire pagina per pagina. Ma come abbiamo detto, si può essere facilitanti e non pulire affatto. Ognuno conosce le abitudini dei propri figli. Bisogna sbirciare e controllare qua e là.
Riguardo poi alle briciole che si trovano negli angoli della casa: a) non sono (maggiori di) un “kazàit”; b) non vengono ritenute neppure come “adatte ad essere cibo per cani”.
Se c’è del pane dietro un armadio, in un posto non accessibile, non ci arriveremo certo durante Pèsach e (questo) viene considerato come “sepolto”, come delle pietre sotto delle quali non vale la pena di cercare, o come sotto le fondamenta della casa, sotto le quali nessuno si metterà a cercare del chamètz.
Tra l’altro, bisogna iniziare la ricerca del chamètz proprio dove lo si è consumato, in modo che su questo venga pronunciata la berakhà.
Educazione dei figli
Se si vuole pulire a fondo, si può farlo, ma non prima di Pèsach; non è proprio questo il momento giusto. La vacanza di Pèsach (in Israele) è fatta per andare in gita, per giocare con i figli, per gioire, ballare o preparare dei commenti per la sera del sèder. Le donne lavorano duro tutto l’anno come se “le avessero reso schiave con durezza”. Ma adesso è tempo di vacanza, (per esempio) per uscire con le amiche, mentre il marito si occupa dei figli. Per questo ci sono le vacanze, non per lavorare come muli a raschiare pavimenti. Si va in gita, ci si diverte, e si arriva alla sera del sèder con l’umore giusto, per fare un bel sèder insegnando qualcosa di nuovo ai bambini. Se una donna vuole lavorare come un mulo, libera di farlo! È certamente fattibile, ma dal punto di vista pedagogico non è molto positivo. La donna dovrebbe essere libera per giocare con i figli. Siamo usciti dalla schiavitù d’Egitto, non per essere schiavi di noi stessi!
Non abbiamo niente in contrario alle pulizie di casa, ma queste vanno distribuite durante tutto l’anno; ogni tot mesi, una stanza. Non è certo questo il momento delle grandi strategie, per pulire e mettere in ordine ogni cosa. In questa maniera quando arriva la sera del sèder c’è sempre un grande disordine e tanti lavoretti da finire.
Se una donna vuole soffrire, libera di farlo, perché è come se sottraesse qualcosa dalle sofferenze del ghehinnòm, dal momento che ogni sofferenza in questo mondo viene evitata nel mondo avvenire. È tutto legittimo, ma non prima di Pèsach: il mese di Nissàn è il mese della gioia.
Aiuto del marito
Domanda: Ma il marito, deve aiutare la moglie?
Risposta: Non è il marito che deve aiutare la moglie, e nemmeno viceversa, ma l’uno e l’altra devono pulire, insieme; dal momento che la casa è comune, proprio come la vita che passano in comune.
Vestiti dei bambini
Forse ci sono dei biscotti o della pastina secca (shkedè maràk) nelle tasche. Bisogna cercare anche le briciole, dal momento che il bambino può infilare la mano in tasca e mangiare. Ma certamente non (bisogna pulire) i vestiti invernali: quelli basta chiuderli in un armadio, dal momento che non verranno indossati. Bisogna quindi controllare solo i vestiti della stagione. Domanda: si possono pulire i vestiti semplicemente lavandoli in lavatrice? Risposta: Può rimanere del chamètz commestibile, anche dopo il lavaggio in lavatrice.
Giocattoli
I giocattoli in plastica possono essersi immersi in un prodotto acido ma la cosa migliore da fare è chiuderli in un cartone e comprare di nuovi per Pèsach. Se si trovano sugli scaffali, possono essere coperti con un telo di nailon e sigillati.
In ogni caso a Pèsach non c’è mai tanto tempo: ci sono i giorni di festa e quelli in cui si va in gita. Nella maggior parte dei casi, quando si pulisce, si finisce anche per selezionare e per mettere a posto; questo è un lavoro senza fine. Può succedere anche che se un bambino si fissi su un gioco, e allora puliremo particolarmente bene quel giocattolo, ma non dimentichiamoci di comprarne uno nuovo in occasione della festa.
Armadietti da bagno
Questi contengono vari tipi di creme e di prodotti. È probabile che contengano chamètz, come dentifrici, lucidalabbra e prodotti vari composti di amido di grano oppure di profumi a base di alcool di grano. È uno spreco di tempo pulire tutto questo: meglio chiudere sigillando e comprendere nella vendita del chamètz.
Poltrone
Bisogna controllare bene tra i cuscini. È un’esperienza affascinante ritrovare oggetti che si pensava perduti per sempre!
Libri
Non cè bisogno di pulirli, ma solo di non metterli sul tavolo dove si mangia; è infatti un’usanza accettata non controllare le briciole rimaste nei libri, ma facendo affidamento sull’annullamento. Bisogna pulire solo i libri su cui si vuole studiare di Pèsach stando seduti a tavola. Ma non farà male comprare anche dei libri nuovi per Pèsach.
Sala da pranzo
Non bisogna pulirla tutta se non dove si mangia, cioè il tavolo. Le sedie, se non sono sporche, non devono essere pulite. Se i bambini sporcano la sedia con la pappa e si vede che è sporco, basta pulire con uno straccetto bagnato.
Il tavolo va kasherizzato. Ci sono due modi per farlo: a) ci si versa sopra acqua bollente; secondo la maggioranza (dei maestri) poiché nessuno ci mette sopra pentole bollenti, allora non c’è bisogno di pulirlo con acqua in continua ebollizione (come per esempio da un bollitore elettrico); b) Si copre, e quindi non c’è bisogno di pulirlo, con una tovaglia di plastica, e su questa una tovaglia, su questo un altro telo cerato, e un’altra tovaglia, in maniera che sia spesso e protetto.
Seggiolone
Se è tutto di plastica si immerge in una tinozza di acqua bollente e un prodotto acido, per due o tre ore. Non c’è bisogno di smontarlo perché quello che c’è nei buchi e nelle fessure non è nemmeno “adatto ad essere cibo per cani”. Si faccia solo attenzione a pulire tutto con una spazzola dura.
Cucina
Questa va certamente pulita per bene. È vietato che vi rimanga anche una piccola briciola. Perché una briciola (che finisca nel cibo) non si annulla nemmeno in un millesimo.
Lavastoviglie: è meglio non kasherizzarla, lavate i piatti a mano come si è fatto per generazioni. Oppure mangiate in piatti monouso di plastica. Domanda: Ma è mai possibile kasherizzare una lavastoviglie? Risposta: È possibile, ma ci vuole un sacco di lavoro, ci sono troppe guarnizioni e giunture.
Forno: Anche per pulire questo è necessario lavorare sodo. È molto meglio mettere un adesivo e non usarlo. Comprate i dolci o cuoceteli nella pentola speciale sul fuoco.
Cucina a gas: Le strutture di metallo vanno ricoperti di carta stagnola sopra lo sporco, oppure si verniciano di colore alluminio. Altrimenti sarebbe tempo sprecato. Meglio ancora usare una rete di metallo speciale per Pèsach che copra tutto. Per quanto riguarda le bocchette non c’è bisogno di pulirle spoiché si arroventano automaticamente con l’uso. Piano inferiore (dove cade tutto il cibo): secondo la maggioranza (dei Maestri) se vi cade qualcosa, in ogni caso è tarèf e non si può raccogliere; ma è meglio coprirla di carta stagnola. A proposito: se la carta d’alluminio è troppo sottile, si rompe facilmente; se è troppo spessa non si può modellare. Manopole: pulire con uno straccetto bagnato.
Frigorifero: Bisogna pulirlo, ma senza troppa fatica. Ovviamente bisogna sbrinare il freezer e pulirlo. Tra l’altro, a priori bisogna mangiare tutto il chamètz prima di Pèsach. Ma a volte rimane del chamètz di un certo valore, come prodotti congelati: si mettono dentro qualche sacchetto a più strati, si scrive “chamètz” a chiare lettere, si chiude bene, si mette in fondo al freezer e si include nella vendita. Se il frigorifero è vecchio e presenta fessure e crepe nella porta, non bisogna usarne i ripiani interni, ma coprirli con del nailon, così come bisogna pulire ben bene la guarnizione (a “soffietto”) della porta. Se è vecchia forse è meglio cambiarla.
Dispense (che contengono cibo): non pulitele, è tempo sprecato, si sigillano, si chiudono bene e si includono nella vendita.
Armadi delle stoviglie: si chiudono senza pulire, anche se qualche persona rigorosa insiste nel pulire anche le stoviglie chamètz. È possibile tuttavia essere facilitanti per tre ragioni principali:
a) Anche le briciole vengono vendute con la vendita del chamètz.
b) Le posate dovrebbero essere già pulite. Nessuno ripone posate sporche.
c) Anche se ci fosse dello sporco, questo è sicuramente inferiore ad un “kazàit”.
Tra l’altro, a volte è più facile verniciare che pulire. Si può intonacare un angolo di muro sporco di cibo o dipingere di colore metallico le bocchette del gas.
Microonde: Non utilizzare per 24 ore con del chamètz. Pulirlo per qualche minuto, far bollire dell’acqua per mezz’ora e durante Pèsach usare contenitori con il coperchio, non necessariamente a chiusura ermetica.
Marmo: si può coprire con alluminio spesso, e in questo caso non c’è bisogno di renderlo kasher, ma solo di pulirlo con uno straccetto bagnato. A volte è difficile però ricoprirlo e allora si può kasherizzare. Si versa della candeggina nelle fessure e nei buchi e subito dopo acqua bollente da un bollitore elettrico acceso e in funzione, che va spento subito dopo aver versato l’acqua. È meglio farlo in due: uno versa, l’altro lo spegne subito.
Lavandino: Ci sono varie soluzioni: a) non appoggiarci niente dentro e lavare i piatti “in aria”, ma non è ragionevole; b) inserirci una bacinella (nuova) di plastica, ma facendo attenzione che l’acqua sgorghi in maniera regolare verso lo scarico; c) pulirlo bene e renderlo kasher come il marmo
Tostapane: Non si può pulire (dal chamètz) un tostapane e in secondo luogo non ce n’è bisogno. Lo si riponga nell’armadio che si vende.
Frullatore: La ciotola e le fruste vanno rese kasher, la struttura va avvolta nel nailon, facendo attenzione a non coprire le prese d’aria. Ma la cosa migliore è usare un frullatore a mano da poco.
Kasherizzazione delle stoviglie: È un grosso lavoro. È molto meglio comprare delle stoviglie nuove. Se è troppo costoso, acquistate pochi pezzi nuovi ogni anno. Le pentole si possono comprare d’alluminio a poche lire, anche se i medici sono contrari, in fondo è solo per 8 giorni. Esistono piatti di plastica e posate che costano molto, molto poco.
Automobile
Bisogna sicuramente pulirla: si tolgono i tappetini, si raccoglie il cibo (eventuale) con le mani senza necessariamente usare l’aspirapolvere, si puliscono i cassetti e i vani portaoggetti. Non c’è proprio bisogno di versare acqua e smontare i sedili. Anzi bisogna evitare di svitare qualsiasi cosa. Se lo sporco è accessibile, si toglie senza l’uso del cacciavite; se non è accessibile, non verrà fuori proprio di Pèsach!
Rigore
Chi è cosciente che quello che sta facendo è una rigorosità (oltre cioè a quanto richiesta dalla semplice regola) e si comporta rigorosamente, che questo gli sia di benedizione! Se ha accettato mentalmente alcune rigorosità ma non ce la fa più a rispettarle, che sciolga l’impegno preso con una “hattarà” (formula di scioglimento). Ma se era convinto che la regola era rigorosa di per sé e poi gli viene chiarito che in realtà si trattava di un rigore, non c’è bisogno della “hattarà”. È chiaro che chi ha voglia di pulire a fondo, gli sia questo di benedizione! Specialmente di Pèsach, più si usa rigore, tanto meglio. Ma il rigore non deve essere accettato come una costrizione, ma al contrario, con amore.
Conclusione
Dopo tutto quello che abbiamo detto: le stanze, tutte insieme, non richiedono più di un’ora di pulizia, la stanza da pranzo ancora un’ora, la cucina due-tre ore. Mezza giornata deve senz’altro bastare.
Tutto il resto non è altro che rigorosità, o addirittura banali invenzioni. Si lavora duro, ci si sfinisce, e ci si arrabbia con i figli. I bambini vanno educati, ma non al nervosismo: “Ti ho già detto mille volte di non entrare più in questa stanza, perché sei entrato?”; “Mangia in balcone!”; “Mangia in piedi!”; “Non toccare!” Tutta la cucina sembra un campo di battaglia, il marito e i figli, tremanti di paura mangiano in un angolino e la mamma controlla come un sergente. Si litiga di più con la moglie. E questa sarebbe la preparazione a Pèsach
Se riusciamo a pulire assieme ai figli, bene. Ma deve essere una esperienza felice. Prima bisogna pulire quello che si deve, per mezza giornata, poi, se si vuole, ancora qualcosa ma con gioia e rilassatezza. Si pulisce, si canticchia, si versa acqua, “maim besassòn”.
Il Ramà stabilisce (questa regola halakhica): “Ognuno deve sistemare le stanze prima del controllo (del chamètz), così come le tasche e i risvolti dei vestiti dove a volte si mette del cibo, anche questi hanno bisogno di controllo” (“Shulchàn Arùkh”, O.C.)
La “Mishnà Berurà” aggiunge: “L’usanza è di sistemare tutta la casa e le stanze il 13 del mese (di nissàn) in modo di fare il controllo secondo la regola la sera del 14”. Questa usanza è sufficiente. Chi fa di più, dal punto di vista di Pèsach, viene considerato come “chi è più rigoroso, che questo gli sia di benedizione!”, ma non riguardo i bambini.
Ovviamente non voglio imporre la mia opinione a nessuno. Esprimo la mia umile opinione rafforzata da approfondimenti. Chi li accetta, mi ascolti, e chi no, se ne astenga. Tutti i consigli pratici su come si abbreviano le pulizie, li ho ascoltati dalle donne stesse. È possibile che qualcuno abbia voglia di non risparmiarsi, ma anzi ne provi piacere. Bene! Vuol dire che non sarà angosciato per aver commesso una trasgressione, pulirà allora con più calma e soddisfazione.
La questione principale è distingure tra il chamètz che si è obbligati a pulire con tutto il rigore della regola, e lo sporco, che sicuramente bisogna anche eliminare, ma non certo prima di Pèsach, distribuendo questo compito durante tutto l’anno. Di fronte al chamètz bisogna agire con terrore e timore. Ma non ogni sporco è chamètz. Certo non bisogna sottovalutare, Dio ne scampi, il chamètz. Ma anche non tutto quello che è considerato “pulizie di pasqua” è da confondere con il chamètz.
Pèsach felice e kashèr. Bisogna fare attenzione che sia un Pèsach felice e un Purìm kashèr. Per arrivare alla sera del sèder riposati e non con le ossa rotte, ma sereni, in maniera che quella notte sia un’esperienza fantastica per i bambini, sia fonte di grande fede in Dio, salvatore d’Israele.
© Morashà 2001-5761. Traduzione e note (tra parentesi) di David Piazza.
* (Capo della Yeshivà “Atèret Kohanìm” di Yerushalàyim) – Riassunto di una lezione per donne sull’educazione dei bambini in vista di Pèsach 5757 – 1997. Pubblicato su “Shanà Beshanà” Annuario del Rabbinato Centrale d’Israele per le Comunità ebraiche nel mondo – Anno 5760 – 1999-200
Nota: L’autore riporta principalmente gli usi secondo la tradizione ashkenazita. Per tutti gli eventuali casi dubbi, non spiegati a sufficienza dal presente articolo o in palese contraddizione con gli usi seguiti è necessario rivolgersi al proprio rav sulla corretta halakhà da seguire.
Grazie a Rav Elia Richetti dell’Ufficio Rabbinico della Comunità ebraica di Milano, per aver procurato l’articolo e rav Riccardo Di Segni per avermi incoraggiato nella traduzione.