Tratto da “Le basi dell’ebraismo” – Morashà, 2013
Anche la tefillà di shabbàt è caratterizzata da canti e aggiunte dedicati al giorno particolare. La tefillà di ’Arvìt è anticipata dalla Kabbalàt shabbàt – accoglienza dello shabbàt, a cui ci rivolgiamo come se fosse una sposa (lekhà dodì).
La ’Amidà di tutte le tefillòt di shabbàt, contiene un brano, sempre diverso, che celebra la santità del giorno.
Al mattino, dopo la tefillà di Shachrìt, si legge la parashà dal sèfer Torà: il brano settimanale è suddiviso in sette chiamate, e sette uomini vengono onorati ad assistere alla lettura del sèfer Torà. A seguire, si legge l’Haftarà – un brano dai profeti. A differenza dei giorni feriali, di shabbàt si aggiunge la tefillà di Musàf.
Al pomeriggio si torna al Bet Hakenèset per la tefillà di Minchà, in cui si estrae nuovamente il sèfer Torà, per leggere la prima parte della parashà successiva.
‘Oneg shabbàt – la gioia dello shabbàt
Lo shabbàt è permeato di gioia. Il suo ingresso è accompagnato da canti. I lumi dello shabbàt fanno risplendere l’armonia famigliare. I tre pasti sono allietati dalle zemiròt – poesie musicate – e da parole di Torà. Il riposo sabbatico, dopo un’intera settimana lavorativa, rinvigorisce lo spirito e il corpo.