La storica associazione si riattiva
Aurelio Mancuso è un attivista per i diritti civili di lunga data, già presidente nazionale di Arcigay e da sempre vicino a Israele. Insieme ad alcuni esponenti politici, intellettuali e giornalisti, è tra i promotori della ricostituzione di una sezione romana dell’associazione Sinistra per Israele, rimasta inattiva per anni e oggi prossima al ritorno sulla scena. L’assemblea fondativa si terrà tra un paio di settimane e nell’occasione saranno definiti i vari incarichi interni al gruppo.
Nei giorni precedenti sarà diffuso un manifesto con i punti salienti del programma e i valori condivisi. Nel suo assetto ancora in divenire il gruppo ha comunque aderito alla maratona oratoria di giovedì 7 marzo nella capitale, promossa dall’associazione Setteottobre per non dimenticare l’atroce violenza “contro donne ebree e israeliane” commessa dai terroristi di Hamas.
“Saremo presenti e invitiamo tutte e tutti alla partecipazione, per riaffermare che lo stupro sulle donne, il massacro di civili inermi, la cattura di ostaggi di ogni età, sono crimini contro l’umanità di cui Hamas deve esser chiamata a rispondere”, annuncia il gruppo in una nota in cui ricorda che “c’è un prima e c’è un dopo” 7 ottobre e in cui si denunciano nel merito “colpevoli silenzi e reticenze” da parte di alcune organizzazioni internazionali non abbastanza ferme nella condanna.
“Il 7 ottobre è una data che ha smosso la coscienza di tanti. Il progetto di un ritorno in campo di Sinistra per Israele è antecedente, ma certo quei tragici eventi hanno dato un impulso significativo”, conferma Mancuso. L’idea è che la sinistra “debba recuperare una riflessione sul sionismo: non a caso Israele è nato con una forte impronta socialista, oggi non più maggioritaria come un tempo ma che resta comunque un punto di riferimento”. Sono radici “che dobbiamo rivendicare” e “che appartenevano d’altronde a una parte non irrilevante delle vittime del 7 ottobre”, insiste l’attivista. Sinistra per Israele proporrà incontri, presentazioni, iniziative, alcune già a marzo. E intende investire “soprattutto su formazione e informazione, perché non possiamo consegnare un’intera generazione di giovani all’ignoranza”.
L’obiettivo è anche quello “di favorire il più possibile il dialogo tra israeliani e palestinesi, affinché questa drammatica situazione abbia fine al più presto”.