I pericoli dell’uso superficiale di Facebook per gli ebrei in rete
Frank Kalonymos
C’era una volta lo spionaggio DOC, quello fatto d’infiltrazioni, travestimenti, delazioni… Da dopo la Shoah però, in tempi di pace, la raccolta d’informazioni sensibili sugli ebrei da parte di entità ostili, era divenuta un serio problema. I nuovi “aspiranti antisemiti”, fingendosi ebrei o “filo”, dovevano sudare 7 camicie per infiltrarsi tra la gente e raggirare per l’ennesima volta, elementi già schermati da recidive caccie, da vecchi inganni, ormai troppo sospettosi, resi scaltri a suon di persecuzioni e a forza di affinare l’istinto di conservazione (i lenti, gli ingenui e i creduloni, erano ormai già nel vento)…
Ed eccoci ai nostri giorni, nell’era internet, dove le cose mutano molto ma molto più rapidamente di quanto la storia abbia mai registrato sinora, (vedi le subitanee evoluzioni in nord Africa), per questo, anche salvaguardare la pelle nella vita reale, oggi si lega ad equilibri che vanno mutati da subito nel Net, pena: assistere inermi al peggio ed in un baleno! Al momento le precauzioni applicate nella rete dai ns. “wanted” con Maghen David lasciano a desiderare. Un pò per iper-ottimismo, un pò per scarsa conoscenza del mezzo internet con cui giocano da troppo poco, ma non gli riesce proprio di adottare la stessa vigilanza divenuta ormai prassi nella vita reale ed essendo tutti collegati come perline, nel Net come nella vita, bastano pochi stolti per mettere in pericolo tutta la lunga collana.
Il fenomeno Facebook visto dalla massa dei correligionari come un simpatico giocattolone con il quale: comunicare, atteggiarsi, condividere, mostrarsi, bighellonare, esibirsi, sognare, abbreviare, conoscere… e altre belle cose, sempre fitrate da anime nel complesso candide, ma che come tutti i nuovi mondi, serba in se anche zone d’ombra.
Garantiscono alcune attendibilissime fonti come Zahal e Fox Tv, che si aggira per i social network una crescente moltitudine di losche organizzazioni terroristiche, sia nella galassia nazi con le varianti del caso, punk, skin, cyber, white supremacist etc. sia per il crescente arrembaggio al net dal mondo islamico in crescente ebollizione. Risultalto: migliaia di pagine di odio, di rabbia, di disprezzo, gente che abitualmente non incontriamo mai perché vive underground, va a sciare in Alsazia, o lavora di notte, ma il Net sconvolge ogni equilibrio precedente, il ns. vicino di profilo può trovarsi a Mosca, ma può egualmente rappresentare una minaccia che in futuro muterà lo spensierato giocattolone, in uno sgradito INCUBO.
Sono per fortuna ancora pochi i ns. facinorosi nemici per i quali il net rappresenta già una riserva di caccia con presagibili rischi per noi e i nostri figli, ma ogni settimana si sente qualche nuovo sito nazi che pubblica liste di cognomi, di professori pro-Israele, io vivo in riva al net, sto vicino al mare, sento chiaro il fermento nelle onde avversarie. I pochi di loro arrivati in avanscoperta, vedono Facebook, un terra di nessuno ideale per imboscate, per la selettiva schedatura di nomi, cognomi, foto, dove siamo collegati per clan, dove basta trovare una finestrella lasciata aperta e si entra nella cittadella, da lì è possibile il tracciamento delle ns. feste, conferenze, raduni, funerali, gite.
Alcuni per es. si credono al sicuro solo perché alla domanda “in che città sei” depistano scrivendo: Denver, le Antille, Sumatra, mentre basta guardare 3 della loro lista amici per capire dove sono esattamente, pure il quartiere se non regolano bene la privacy.
La stragrande maggioranza ignora che navigando da un sito all’altro, spostandoci come le lumachine, ci lasciamo dietro costantemente una scia invisibile, si chiama: indirizzo I.P. (Internet Protocol) una vera e propria targa personale del computer in uso e che all’evenienza, a chi sa dove è scritta, ci rende riconoscibili al 100%. In certi casi è un bene, è grazie a questa scia se a volte vengono smascherati pedofili, criminali, rapitori, sgradevole se venisse usata per schedature. Perdipiù, quando si entra in un social networks come Facebook, Twitter, Myspace, prima di abilitare gli utenti, all’iscrizione si compila un questionario dove s’inserisce una lunga serie d’informazioni personali, ma mentre la settimana dopo noi lo avremo scordato, la banca dati del network è settata per custodirli nei secoli! Per cui senza guerre, inondazioni o terremoti, i ns. dati restano conservati su quel server persino se finisce come Atlantide 2 km sott’acqua. Invece ogni volta che si aggiunge una nuova applicazione, come: “manda baci, cuoricini, cioccolate, guerra tra bande, test psicologici “etc. ci viene chiesto di condividere quelle stesse informazioni con chi ha inventato quel giochino, in tanti accettano senza problemi, tanto come detto, da mooò che hanno scordato che nelle info date mesi prima, c’era l’indirizzo email, il telefono, i componenti della famiglia, il cane… spalmano così a casaccio per il net i propri dati personali in un incontrollabile crescendo.
Pensate un attimo se le ss (immach shemam) avessero avuto la possibilità di scaricarsi nomi cognomi e foto degli ebrei di tutta Europa, comodamente seduti al quartier generale di Berlino ascoltando Wagner, per poi trasmetterle alla velocità della luce e a costo zero a tutti i comandi d’Europa, beh di sicuro oggi non ci sarebbe nessuno di noi a discuterne.
Uno tra i peggiori errori su facebook è rispondere Ebreo alla domanda religione! Alcuni lo fanno come per dire: sono ebreo e me ne vanto! Beh in quel momento danno un VANTAGGIO all’internazionale antisemita, senza guadagnare assolutamente nulla, anzi trascinando nell’autodenuncia tutti quelli della propria lista. Infatti se un nemico fa una ricerca mirata, impostando i criteri di ricerca solo su “religione e città”, gli esce una strisciata di soli ebrei divisi per aree, cioè, pochi secondi e se li trova scremati tra 600 milioni di nomi! Un servizio che avrebbe fatto gongolare l’inquisizione spagnola.
Non meno grave accettare nella propria lista-amici un estraneo e condivederci tutte le info solo perche si è presentato come Davide Coen, senza chiedere garanzie da qualcuno che già lo conosce nel mondo reale, per scoprire poi che si chiama Fausto Neri ed è di Militia Christi, comunicandogli con un mese di anticipo ora e indirizzo di un Bar Mizvà dove partecipa un centinaio di bambini (ritenuti dai biechi individui un target leggittimo, non per caso Stefano Tachè z”l cadde il giorno della berachà ai più piccoli.)
Il bello è che vista da Gaza o da Tehran, la diaspora di f.book appare composta da tante belle pecorelle che pascolano giulive… non regaliamoci, copriamoci la targa con la lana!
Come in un brutto film di fantascienza dove la società ha reso gli uomini, inebetiti “automi”, nell’era facebook i ns. generosi ebrei visto che il gioco per i persecutori era divenuto impari, decidono di autodenunciarsi. Dimenticano che oltre ai nuovi radicalizzati dall’islam restano i vecchi soci dell’Amalek club, distribuiti tra Francia, Russia, GB, USA, Germania… in fondo cos’è che ci ha fregato per generazioni? L’inguaribile ottimismo di credere che ormai l’umanità avrà capito di quali e quante ingiustizie si è macchiata in passato, che finalmente lo slogan MAI PIU’ fosse stato proattivamente assimilato al livello globale, come fermo monito per le nazioni, beh niente di più falso.
In quel capolavoro chiamato “il giardino dei Finzi Contini” nella scena dopo la partita a tennis, il gruppo siede attorno a uno degli ultimi festosi tavoli anteguerra, lì uno dei commensali esprime timori per i venti di guerra che fanno capoccella nell’Italietta ancora spensierata, riferisce di persecuzioni di esecuzioni sommarie, vaghe storie riferite dai rari profughi in fuga dal centro Europa. Nell’animato dialogo che sprigiona, un altro giovane insorge asserendo convinto: Ma scherziamo? Macchè persecuzione, mica siamo più ai tempi dell’inquisizione qui, ormai c’è la RADIO, il TRENO!!! Già, la radio e il treno, tecnologici fiori all’occhiello di quell’epoca, che i nazi maledetti utilizzarono per perfezionare lo sporco lavoro che quell’illuso di casa Finzi contini, credeva impossibile. Se giocato d’anticipo dall’Ingegner Amalek e consorte, Prof.sa Dalila, oggi il Net potrebbe relamente trasformarsi nella loro arma segreta.
Ho inviato personalmente molti messaggi su Facebook, anche a persone sconosciute, specialmente per indurre quelli con lunghe liste di nomi aperte al pubblico ad avere l’accortezza di chiuderle a qualsiasi islamo-nazi di passaggio, un 20% mi hanno dato retta, malgrado abbia sempre inviato educate richieste, alcuni mi hanno risposto facendo spallucce o anche rispondendo permalosi: chi sei tu per farmi una simile richiesta? O aggressivi: Non ti conosco! Neanche rappresentassi io la vera minaccia da temere!
Ne ho dedotto che fondamentalmente la reticenza dimostrata ad essere più prudenti è legata nella maggior parte dei casi ad una piccola micidiale parola di tre lettere: l’EGO! Come dire: ho impiegato mesi o anni per raccogliere i miei 1000, 2000 amici con cui vantarmi, ti pare logico che ora li metto segreti solo per un “presunto” pericolo? Possibile che la città dei Face-balocchi in realtà nasconde un tunnel degli orrori? Serve di far capire ad alcuni che è estremamente nocivo possedere un parziale archivio comunitario e considerarlo alla stregua dei bollini del Mulino bianco! Siate GENI NON INGENUI, non dimenticate di essere “ricercati” da un sacco di gente, se non ci muoviamo tutti da Nobel e Oscar, la partita durerà molto poco. Chi è d’accordo aiuti a far circolare il messaggio di allerta, che diventi costume anche tra internauti condividere un senso di vigilanza adeguato ai tempi. Parafrasando un vecchio detto: Svegliateli che la guerra è iniziata!
Per settare la privacy su chi può accedere ai contenuti del profilo
Apri la pagina di Facebook, vai in alto a destra, clicca su Impostazioni sulla Privacy. nella pagina che si apre, in alto clicca il link: Visualizza le impostazioni nella pagina che esce, la 4a voce è Vedere la lista dei tuoi amici settala su: Solo amici.
Una volta finito, in alto a destra clicca su: Prova Anteprima profilo – così verificherai se sei riuscito a renderlo a prova d’intruso.