Tempio di via Eupili – Milano
Nella Parasha di questa settimana vengono descritte le mitzvot della Shemità e del Yovel, la mitzva che prevede che ogni sette anni la terra di Eretz Yisrael rimanga incolta e ogni sette cicli di Shemità inizi l’anno giubilare in cui tutti i servi vengono liberati. Per lo Yovel, la Torà comanda (Vayikra 25:9) “Suonerai lo Shofar in tutto il paese”, una mitzvà eseguita durante il Kippur dell’anno Yovel, il momento in cui tutti gli schiavi sono diventati liberi.
Il Sefer haChinuch sulla Parasha di questa settimana analizza il significato dello Shofar, sottolineando come il liberare i propri servi sia molto difficile per un proprietario di schiavi, in quanto in questo modo subisce una perdita finanziaria consistente. Il Talmud riferisce [Rosh HaShannah 34b] che il suono dello Shofar di Kippur dell’anno di Yovel consisteva nella stessa identica sequenza di suoni con lo stesso identico rituale di preghiera eseguito dieci giorni prima a Rosh HaShana ogni anno. Perché il rituale dell’anno di Yovel replica quello di Rosh HaShana? Rav Schlesinger offre la seguente risposta: Uno dei principali motivi per cio lo Shofar viene suonato a Rosh HaShana è che dovremmo ricordare l’Akedat Yitzchak. Quando sentiamo lo Shofar nel nuovo anno, ricordiamo a noi stessi la dedizione e il sacrificio di sé che era caratteristico dei nostri Patriarchi, decidiamo mentalmente che anche noi siamo pronti a sacrificarci per amore di D-o e accettiamo il Giogo del Cielo. Questo è ciò a cui pensiamo quando sentiamo lo Shofar a Rosh HaShana e ricordiamo l’Akedat Yitzchak.
In generale, possedere schiavi era una risorsa preziosa. All’improvviso, nell’anno di Yovel era necessario renderli liberi subendo di conseguenza una perdita finanziaria. Il Sefer haChinuch dice che per dare alla gente la forza e l’incoraggiamento per adempiere a questa mitzva, la Torà comanda il suono dello Shofar in tutta Eretz Yisrael, per dare a tutti la sensazione di non essere i soli a dover compiere questo sacrificio: è un fenomeno diffuso in tutto il territorio. Quando lo Shofar risuonava in tutta Eretz Yisrael, il proprietario di schiavi poteva pensare di non essere il solo a dover fare questa rinuncia. Il Sefer haChinuch sottolinea che nulla rafforza lo spirito dell’essere umano come un’azione fatta da tutti, anche se questa comporta un sacrificio. Il fatto che lo facciano tutti è tra le più grandi fonti di incoraggiamento.
Questa è una visione straordinaria, tuttavia, potremmo ancora chiederci: “E se lo facessero tutti? Lo farò ancora!” Perché questo aiuta?
In realtà questo concetto nasconde diverse insidie perchè l’influenza può essere anche negativa e portarci a fare cose che non dovremmo fare. Ci possono essere alcune cose che molti fanno ma che sono dannose, come l’abuso di alcolici o di altre sostanze. Anche se le persone sanno che questo li ucciderà, perchè lo fanno? La risposta è “lo fanno tutti”. La pressione degli altri, la pressione sociale, è tale che può far fare a una persona qualcosa che probabilmente normalmente non farebbe. Possiamo essere coscienti che qualcosa ci fa male, ma come dice il Sefer haChinuch, non c’è incoraggiamento più grande per l’uuomo del fatto che tutti lo facciano.
Ecco perché anche sapendo che era necessario mandare via il proproo schiavo e conoscendo il costo che questo comportava, il fatto di sapere che era un sacrificio necessario e sostenuto da tutti era un grande incoraggiamento. Questa è la natura umana. Siamo tremendamente influenzati dal prossimo e dalla pressione sociale anche qunado faremo qualcosa che è giusto ma risulta per noi negativo, ma saremo in grado di farlo perché tutti gli altri lo stanno facendo.
La lezione da trarre da questo è l’importanza della comunità. Una persona ha bisogno di capire che non è solo il proprio coniuge e i suoi parenti stretti ad avere un’enorme influenza, ma anche il tipo di comunità in cui si sceglie di vivere. Se tutti fanno qualcosa in un modo, una persona si sentirà obbligata a conformarsi, nel bene o nel male. Una persona agirà meglio del solito, a causa degli standard comunitari, e d’altra parte una persona agirà peggio, chas veshalom, di come agirebbe normalmente, perché, appunto, questo è quello che fanno tutti”
La Ghemara in Sanhedrin [74a] ci dice che ci sono alcune persone per le quali separarsi dal proprio denaro è un sacrificio più grande che separarsi dalla propria vita. Pertanto, la Torà ci chiede una mesirut nefesh, un sacrificio, per liberare gli schiavi nell’anno di Yovel e ci chiede di rinunciare a qualcosa facendo quello che è giusto ma va a nostro detrimento. Per favorire questo processo è necessario ripercorrere l’esperienza di Rosh haShana, dobbiamo sentire suonare lo Shofar come in quel giorno, dobbiamo ricordare il sacrificio fatto dai nostri Patriarchi ricordandoci di Avraham e di Yitzchak perchè ci viene chiesto di rinunciare a una delle cose per noi più preziose, la nostra ricchezza, per poter servire D-o “bechol me’odecha, con tutte le tue possibilità, come è scritto nello Shema.
Questa mitzva ci insegna però anche altro. Fai un passo indietro, fai qualche rinuncia, circondati di persone che ti spronino ad essere migliore e non preoccuparti del peso delle rinunce che sei disposto a fare. Queste rinunce, insieme all’osservare le mitzvot, concorrerranno a migliorare te stesso e a creare un effetto domino positivo che porterà non solo a migliorare te stesso, ma anche la società in cui vivi.