“E il Signore scese a vedere” (Bereshìt 6, 5). Il grande commentatore italiano Rabbì Ovadià Sforno commenta questo verso dicendo che l’espressione “scendere per vedere” è applicata da Dio, quando la cosa di cui si parla non è in quel momento ancora meritevole di castigo, ma lo sarà alla fine per la degradazione della cosa stessa. Questo è il caso del ben sorer hu-morè – figlio testardo e ribelle (Devarìm 21, 18-21) di cui hanno scritto i nostri Maestri nel Talmud (TB Sanedrìn 72a): “La Torà è scesa nel profondo della sua conoscenza”, vale a dire che la Torà lo ha capito fino in fondo. Ed è così anche nel caso di Sodoma dove è scritto (Bereshìt 18, 21): “Voglio scendere a vedere”. Infatti dice Rabbì Ovadià che la loro malvagità non era maggiore di quella degli altri popoli, tanto da venir puniti in questa vita, se non per la crudeltà verso i poveri, ma questa portò alla fine ad una degradazione totale, come è scritto: (Ez. 16, 49) “Ecco questa fu l’iniquità di Sodoma tua sorella…. che non stese la mano al povero e all’indigente”.