Ivrea
La fine della parashàh di Noach segna il passaggio da Noach ad Avraham Avinu. Da queste due personalità discendono due importanti definizioni halakhiche. Avraham non è unicamente av hamon goyim, il padre di una moltitudine di nazioni, ma anche l’emblema del chesed, dell’amore nei confronti del prossimo, e se i suoi discendenti non presentano questa caratteristica vuol dire che c’è qualcosa che non va (Yevamot 79a). Alla figura di Noè sono invece associati gli obblighi che ricadono sull’umanità intera, le sheva’ mitzwot benè Noach, i sette precetti noachidi, che i Maestri nel trattato di Sanhedrin (56b) hanno ricavato dalla permanenza di Adam ha-rishon nel giardino dell’Eden.
I Maestri discutono su come sarebbe andata se Noach fosse vissuto in un’altra epoca, in particolare in quella di Avraham. Alcuni ritengono che non avrebbe lasciato il segno, altri pensano invece che avrebbe beneficiato della cosa, ma anche costoro sono del parere che Noach, anche se forse sarebbe stato più giusto, non avrebbe comunque influenzato positivamente coloro che lo circondavano. Avraham e Noach rappresentano due epoche e due visioni del mondo profondamente diverse. Secondo i Chakhamim con Avraham inizia il periodo della Toràh, più precisamente nel verso secondo il quale Avraham e Saràh avrebbero avvicinato delle persona al culto di H.
L’esperienza di Avraham è segnata profondamente da due Lekh Lekhà, quello che apre la parashàh della prossima settimana, e quello che introduce l’episodio della legatura di Isacco, l’abbandono dei legami familiari e del proprio ambiente e la rinuncia al figlio tanto agognato, per abbandonarsi alla volontà divina. L’approccio di Noach si sintetizza nelle parole che aprono la parashàh, “Noach andava con il Signore”; alcuno slancio personale, Noach doveva essere accompagnato per mano. Secondo il Midrash, riportato da Rashì, terminata la costruzione l’arca, Noach fu letteralmente sbattuto al suo interno dal diluvio che stava iniziando.
Noach si preoccupa di se stesso, ma non della società che lo circondava e che stava per essere distrutta. Quanto è differente l’approccio di Avraham, che si mettere a discutere con H. per salvare Sodoma e Gomorra, città che incarnavano esattamente l’opposto della sua concezione del mondo, dove risiedeva Lot, che aveva abbracciato tali ideali. Noach risponde alle difficoltà con l’isolamento dal mondo, Avraham cercando di tramutare la realtà che lo circonda. Queste due differenti prospettive si traducono nelle prescrizioni della Halakhàh e nei sette precetti Noachidi. In un sistema c’è la tensione ad inondare di Qedushàh ogni ambito dell’esistenza umana, nell’altro, che si interessa solamente di alcuni ambiti specifici, c’è la tendenza a mantenere la stabilità sociale. La figura di Noach è indispensabile per il passaggio da un mondo all’altro, ma solamente con Avraham ha inizio la storia ebraica.