Dividete la Comunità. Paserman smentisce Fiorentino. I notabili sono buoni (e chi ha mai detto che sono cattivi?). Tutti i presidenti passati sono stati buoni (davvero?). Basta bottegari amici del Cavaliere. Elezioni bulgare.
Altre risposte post elezioni romane
Caro David, quanto scrivi suscita molti spunti di riflessione, e qualche preoccupazione per il futuro. Provo a spiegare perché.
SPUNTI DI RIFLESSIONE: Parto dall’esperienza comunitaria di Roma, dalla quale mi sono spontaneamente allontanato ben prima che si radicalizzasse lo scontro, fondando poi l’Associazione Beth Toledot che presiedo oramai da 5 anni.
Nel 1971-72 già si assisteva a un attacco alle famiglie dei “parnasim” come tu li chiami, sotto la presidenza di Fernando Piperno. Successivamente è cresciuto quel fenomeno revanchista che tu descrivi, ma che non è un fatto nuovo ma affonda le radici nel passato storico della Comunità. Con una differenza rilevante: allora il Partito italiano di riferimento di molti ebrei non di sinistra era il Partito Repubblicano di Giorgio La Malfa, storicamente democratico e antifascista. Poi si sono succedute presidenze quali quelle di Giannetto Campagnano, Sergio Tagliacozzo, Aldo Terracina, e ancora Saban, Frassineti, Fano, Di Castro, Paserman. Scusa, ma non riesco a trovare in questa successione una intellighenzia radical-chic, sebbene sappia che in quei consigli si trovavano persone che per famiglia o mestiere avevano rapporti sociali e politici importanti.
ESEMPIO: TI RICORDO CHE DURANTE IL COLERA DEL 1829 IL DOTTOR MODIGLIANI, UOMO INFLUENTE, SALVO’ CON AUTORIZZAZIONE PAPALE MOLTI EBREI (E NON) DA MORTE CERTA ALLESTENDO UN LAZZARETTO DENTRO PALAZZO CENCI (FU UTILE O SAREBBE STATO MEGLIO CHE RIMANESSE A CASA?)…ciò senza nulla togliere a chi ora chiede voce e la ottiene con le elezioni.
Sullo staccare assegni poi in realtà serviva non come salvataggio, ma come buon esempio. Nel 1989 i consiglieri più abbienti fecero i primi versamenti, ma più che altro per incentivare la tassazione dei cosiddetti VIP, che erano molto duri a cedere e pagare. In sostanza lo faceva chi poteva o se la sentiva di dare tanto denaro alla Comunità.
Ora sembra invece normale non solo sostituire un gruppo ritenuto troppo legato al passato, ma anche opportuno “sdoganare” questo o quel partito nell’interesse comune degli ebrei. Ma l’hanno chiesto, questi ebrei? E’ vero che non serve più essere repubblicani, che la destra italiana è divenuta oramai una destra storica, senza sbavature separatiste o antisemite, che insomma non è più figlia diretta delle Leggi Razziali, dell’olio di ricino, degli oppositori al confino? Con ciò nulla togliendo a quanto di antisemita rimane nel forzato terzomondismo di una parte della sinistra, che si colora troppo spesso di stereotipi intolleranti e anche antisemiti.
Ma veniamo all’altro aspetto della discussione: i vecchi dirigenti comunitari avevano molti contatti di alto livello politico. Bene! Analizziamo per cortesia obiettivamente attraverso quali canali ora vi siano contatti a Roma tra ebrei e politica. A leggere si trae che la lista che ha vinto non ha contatti con la politica. E’ davvero così?
E vediamo l’informazione: i vecchi “babbioni” sono collegati con i canali di informazione. Proviamo a fare un bilancio sulle notizie passate sui giornali anche solo nell’ultimo anno, e con i nomi di ebrei più ricorrenti. Basta una buona rassegna stampa, e non credo che i dati possano confermare quanto scrivi
PREOCCUPAZIONI PER IL FUTURO: vedi, quanto scritto prima credo sia utile per verificare se i commenti si basano su dati obiettivi. Mi sembra che non sia così, ma sono aperto a ogni obiezione.
Per di più nel tuo pezzo non si dice un fatto rilevante nell’analisi del voto: che le liste sono divise a blocchi; ovvero che ne esce una Comunità divisa e non credo sia un gran risultato. In più il meno votato della lista che ha vinto ha preso più di 1000 voti: mi spieghi come questo risultato possa rappresentare un voto ragionato invece che un voto di gruppo? Nei numeri di certo comunque valido.
Perché credo ci si debba preoccupare? La tua analisi, il tuo tono, il fatto che non vi sia nelle argomentazioni il supporto di dati, come quelli che ti ho citato per farmi capire, presenta un commento finale basato sullo scontro più che sul confronto, su un’antica visione di marginalità che ora si dovrebbe ribaltare. Ma questo ovviamente non avvicina ai temi che servono alla crescita ebraica comune di una Comunità. A meno che non si desideri la crescita di una sola parte della Comunità. Francamente non capisco, ma se così fosse sarebbe più utile dirlo, con chiarezza e a viso aperto.
Questo quadro preoccupante (incontro o scontro?) viene confermato da un fatto rilevante e recente.
Basta leggere la lettera che ti allego, che proviene dal gruppo che ha vinto le elezioni. E’ il primo documento circolato dopo i risultati. Ti prego di analizzare il tono, le parole. Chi sono “alcuni personaggi” e chi dovrebbe fare autocritica. Forse io sono troppo “fuori” per capire. Ma perché devo ricevere un messaggio di questa durezza, di questa energia tendente a “caricare a testa bassa” senza capire di chi si parla, senza poter sapere di cosa realmente si parli, o se forse vi siano ragioni reali?
Ecco: questo veramente preoccupa. E il fatto che questo modo venga da chi ha vinto, o anche da chi ritiene di sostenere con le proprie tesi il vincitore, credo non sia un buon inizio.
Con i più cari saluti
Luca Fiorentino
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Mi interessa parecchio quello che scrivi in quanto coincide con un mio radicato pregiudizio: gli ebrei davvero ricchi si vergognano di essere ebrei, e spesso stingono questo bruto colore giudio nel rosso della sinistra, si’ sono ebreo, che schifo, ma di quelli buoni “de sinistra”. Quindi, manca una vera e propria borghesia ebraica. Decimata o allontanata dalle leggi razziali, resta solo un ceto medio elevato, un ceto medio emergente, ma la borghesia ebraica ormai porta la croce dell’ingegnere, la zura’.
Molto buono l’articolo su Pacifici, molto intelligente, spesso l’intelligenza abita al nord, ma noi ci proviamo, in questa Roma disastrata, a farci valere.
Shalom
Emanuel Hermoso
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Di solito non mi intrometto in certe discussioni, ma credo che definire la Lista per I Giovani insieme sia una lista di notabili mi sembra una parola molto grossa.
Basta conoscere le persone che vi fanno parte e ci rende conto che è costituita da persone che rappresentano la comunità di Roma, forse il loro torto come dicevano Mirella Calò e Giordana Sermoneta sono troppo “istruiti”.
La Comunità di Roma non è appannaggio dei bottegari.
Credo che un altro esame di coscienza che debba essere fatta all’interno di questa Comunità e che da quanto si sente in questi giorni non viene molto fatto è lo schierarsi verso certe ideologie politiche solo perchè queste difendano Israele.
Di fronte a questo sono indignata, sono delusa e soprattutto mi chiedo, ma coloro che danno suggerimenti e appoggiano certi schieramenti – fortunatamente dalla Lista Per i Giovani insieme non vengono mai certi tipi suggerimenti – perchè non aprono i cassetti dei loro genitori dove sono custoditi i ricordi familiari e guardano in viso coloro che non hanno conosciuto, coloro che non si potevano permettere un medico perchè le leggi razziali non lo permettevano.
Mi rifiuto di pensare che “questa nuova elite comunitaria” che si spaccia per Figli della Shoah faccia tutto ciò, va bene Israele SEMPRE E COMUNQUE MA LA NOSTRA STORIA, I NOSTRO NONNI, I NOSTRI GENITORI NON DEVONO ESSERE VENDUTI PER LA BELLA FACCIA DI CERTI PERSONAGGI.
E CHE IL NUOVO PRESIDENTE (AUTO ELETTOSI ALLA BERLUSCONI CHE CREDO NE CONDIVIDA LO STAFF DI PUBBLICHE RELAZIONI) CI PENSI PRIMA DI PRESENTARSI AD UNA DELLE PROSSIME COMMEMORAZIONI PER LA SHOAH.
Grazia Di Veroli
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Caro David,
ti ringrazio sentitamente per avermi annoverato tra i “nomi che contano”. Ti assicuro che che se avessimo veramente contato si sarebbe visto. Non sapevo nemmeno di essere un moderato di sinistra, ma se lo dici tu… Mi sembra che la tua analisi sia cristallizzata a parecchi anni fa. In occasione di queste elezioni credo che le dinamiche siano state altre. Comunque, il mondo è bello perchè è vario.
Roger Hannuna
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A proposito del “Doppio trionfo di Riccardo Pacifici”, è chiaro che ci possono essere anche altre interpretazioni molto meno trionfalistiche. L’elezione di stile bulgaro di tutti i sedici candidati della lista “Per Israele” non mi è sembrata una libera espressione di pensiero.
Ho assistito per molte ore allo scrutinio come rappresentante di lista e mi ha colpito vedere estrarre, e solo nel caso della lista capitanata da Riccardo Pacifici, decine e decine di schede con la crocetta accanto a tutti i sedici candidati come se si fosse obbedito alla parola d’ordine “vanno bene tutti senza discutere”. Ho notato anche che per le altre due liste il voto è stato ragionato, e che non si è seguito un ordine dall’alto ma piuttosto si è fatta la scelta delle persone ritenute più adatte, anche prendendole da tutte le liste.
Ora gli ebrei “finalmente possono votare di volta in volta questo o quel partito politico secondo i propri interessi”? Hanno sempre potuto farlo, il voto è segreto; soltanto che la memoria storica di un passato che è ancora molto vicino impediva di fare certe scelte. Confesso che in questi giorni non posso fare a meno di sussultare ogni volta che passo davanti ad un manifesto di un candidato ebreo che sponsorizza “Alemanno sindaco”; quando mia figlia maggiore andava al liceo, nel quartiere l’aspirante sindaco era noto per essere collegato ad un gruppo di picchiatori di destra.
Che senso ha poter esercitare la libertà di scelta, se non è accompagnata da una seria riflessione ed è stimolata solo dagli interessi del momento? Basta guardare su Internet il sito di Forza Nuova per rendersi conto che una riverniciatura, per quanto abile, non dovrebbe rendere credibile una parte politica che in passato ha usato gli ebrei fino a quando hanno fatto comodo – la storia ce lo insegna, anche la mia personale.
Pupa Garribba
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Cari amici,
condivido pienamente il vostro articolo su Riccardo Pacifici, la cui posizione ho sempre considerato la più giusta e innovativa rispetto al quel passato compromissorio e umiliante, in cui prevaleva la mentalità della dhimmitudine. Finalmente l’ebreo italiano ha deciso di prendere nelle sue mani il proprio futuro e di camminare, con dignità, a testa alta. Credo che questo sarà di incentivo a tutte le comunità e a tutto l’ebraismo italiano. Ho già inviato a Riccardo una lettera di auguri e di incoraggiamento, così come spero facciano molti ebrei italiani.
Cordialmente
Guido Guastalla
Assessore alla cultura
Comunità ebraica Livorno
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Caro David,
ho letto il tuo articoletto sulla vittoria di Riccardo e, con la stima di sempre che nutro per te, mi sembra un po’ al di sotto del materiale che normalmente dai alle stampe telematiche.
Secondo me, sintetizzando al massimo, le possibilità sono due.
Se hai voluto fare un’analisi storico-politica della comunità romana mi sembra che sia alquanto superficiale e piena di luoghi comuni.
L’alternativa è di prendere il tuo scritto come “agiografico”, ma penso che sia uno stile letterario che dovrebbe esserci vietato, altrimenti ci toccherà iniziare a parlare di San Riccardo!!
Un caro ed affettuoso saluto.
Bruno Sed
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Complimenti: un’analisi approfondita e assolutamente corretta.
Leone Paserman
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Caro David, ho letto con interesse il tuo commento alle elezioni comunitarie romane e permettimi di dissentire, almeno parzialmente, dalle tue analisi.
Senza togliere alcun merito a Riccardo Pacifici per la sua capacità di calamitare energie all’interno della nostra Comunità fino ad oggi inespresse il tuo commento sui precedenti amministratori comunitari mi sembra ingeneroso se non addirittura falso.
Credo che senza la generazione di Odo Cagli,Pitigliani,Fernando Piperno, Gianfranco Tedeschi,Giacomo Saban,Pietro Blayer,Sergio Piperno Beer e tanti altri, fino ai più recenti compreso Leone Paserman ,la nostra Comunità sarebbe già sparita.
Etichettare questi illustri personaggi ebrei romani come notabili interessati solo al proprio prestigio personale o della propria famiglia mi sembra ingeneroso ed assolutamente falso.
Questi signori per la nostra Comunità hanno sacrificato molto spesso la carriera professionale o le proprie attività imprenditoriali ed ovviamente la propria famiglia.
Ti ricordo che la scuola ebraica non sarebbe mai sopravvissuta senta l’apporto di Guido Coen, non avrebbe mai potuto fare il salto di qualità negli edifici di l.go Tevere Sanzio senza la lungimiranza di Fernando Piperno e non avrebbe potuto veder la luce senza il progetto ed il parziale finanziamento dell’arch.Angelo Di Castro.
Non voglio elencare le tantissime altre cose che questi signori si sono inventati dal niente come Shalom, il centro psicopedacogico, il centro culturale, la Consulta ecc. ecc.
Forse è il caso di ricordare più spesso questi illustri signori che per puro spirito di servizio hanno dedicato le propie esistenze ad una Comunità che spesso non li ha compresi, come dimostra il tuo articolo ,senza chiedere nulla in cambio.
Cordialmente
Piero Abbina
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Cari amici, vi invio un più che condivisibile articolo di Kolot, buona lettura.
Fabrizio Gallichi
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Bellissima analisi
Mino di Porto