Il 29 gennaio 2020 è una data storica per gli Ebrei sefarditi italiani: segna, infatti, la nascita della Federazione Sefardita Italiana (Fesei), federazione che raccoglie le associazioni “I Love Libia” e l’ “Associazione Sefardita Italiana”. Il percorso che ha portato alla creazione di una federazione di Ebrei sefarditi è partito poco meno di due anni fa, dall’incontro di David Gerbi, ebreo originario della Libia, cittadino italiano e dal 2018 anche cittadino spagnolo, da sempre molto attivo nel proteggere e conservare l’eredità del mondo sefardita, e la Federazione Sefardita Mondiale, che ha sede a Gerusalemme.
Nella serata inaugurale della Federazione Sefardita Italiana, tutti i partecipanti hanno potuto presentarsi e raccontare le loro storie personali. Ne è nato un racconto corale, che ha idealmente ripercorso le grandi tragedie degli Ebrei nel secolo scorso: la Shoà, la cacciata dai Paesi arabi a seguito delle guerre dopo la costituzione dello Stato di Israele, fino all’attentato di terroristi palestinesi alla Sinagoga di Roma.
Hanno parlato figli di sopravvissuti alla Shoà, ma anche giovani, orgogliosi della loro appartenenza e pilastro della memoria e del futuro: il loro ruolo all’interno della Federazione sarà una spinta vitale e insostituibile per conservare la ricchezza spirituale e i valori morali dell’Ebraismo, insieme all’eredità dell’Ebraismo sefardita, in tutte le sue peculiari e sfaccettate sfumature.
“Nella storia passata il Popolo Ebraico ha subito persecuzioni, cacciate, confische e sofferenze, tutte ingiustizie mai andate in prescrizione”, è scritto nello statuto della Federazione Sefardita Italiana, ma nonostante questo lo sguardo è rivolto alla promozione di iniziative culturali di coesistenza pacifica, dialogo interreligioso e di incontro interculturale.
Una mission di largo respiro, che permetterà agli Ebrei sefarditi Italiani non solo di far sentire la loro voce e raccontare le loro storie, ma anche di creare nuove opportunità di crescita umana e civile, proprio facendo tesoro delle loro tradizioni millenarie.
Viaggi, attività culturali, incontri, visite, la costruzione della “Casa Sefardita” a Gerusalemme sono solo alcune delle proposte di attività della nuova Federazione, presieduta da David Gerbi e il cui consiglio comprende una rappresentanza di tutte le componenti sefardite nelle Comunità ebraiche italiane.
Sefardita è una definizione che deriva dall’ebraico Sfarad (Spagna) e indica gli Ebrei originari della Penisola Iberica (Spagna e Portogallo). Qui, fino all’ultimo decennio del 1400 gli Ebrei vivevano e prosperavano. Nel 1492, la Regina Isabella di Spagna decretò la cacciata degli Ebrei o la loro conversione forzata. Molti di loro, denominati Marrani, continuarono la pratica religiosa di nascosto, nel segreto delle loro case, rischiando la vita. Altri Ebrei Sefarditi trovarono rifugio nel vicino Portogallo, da cui però di lì a poco sarebbero stati ugualmente cacciati, e nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, tra cui l’Italia.
In Italia, gli Ebrei sefarditi trovarono rifugio tra l’altro a Roma, dove era presente la più antica Comunità ebraica della Diaspora. Non a caso si chiama Via Catalana la strada che costeggia il Tempio Maggiore e il culto sefardita, in parte diverso da quello romano, è regolarmente praticato.
A Roma, gli Ebrei profughi dalla Penisola iberica e dai paesi del Mediterraneo subirono le limitazioni imposte ai loro correligionari, prima fra tutte la chiusura nel Ghetto. Diversa la storia a Livorno. Qui gli Ebrei sefarditi furono accolti a braccia aperte da un lungimirante Granduca, che voleva da una parte popolare il suo granducato e dall’altra farlo crescere economicamente e politicamente. Per questo progetto le capacità professionali e commerciali degli Ebrei sefarditi si rivelarono una risorsa preziosa.
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