“ha achekhem javou la milchamà ve attem teshevù po’ – I vostri fratelli usciranno in guerra e voi ve ne starete qui” (Bemidbàr 32;6)
Verso la metà della prima delle due parashot che leggeremo questo Shabbat, si narra un episodio particolare:
La tribù di Gad e quella di Reuvèn, si rivolgono a Moshè, a El’azar il sommo sacerdote e ai capi tribù chiedendo di restare al di qua del fiume Giordano perché, data la vastità di territorio e la sua fertilità e avendo molto bestiame, avrebbero potuto lavorare meglio e vivere una vita migliore.
Questo desta una reazione violenta da parte di Moshè, il quale li accusa di volersene stare in disparte dal resto del popolo e quindi di non prendere parte a nessun evento della sua vita. La storia finisce con la promessa da parte delle due tribù e della metà di quella di Menashé che si aggiunge alle altre, che in caso di guerra saranno i primi ad uscire insieme al popolo e gli ultimi a rientrare nel loro territorio.
I chakhamim si interrogano sul motivo della reazione di Moshè e la risposta sta nel fatto che il popolo d’Israele deve essere sempre unito, soprattutto nei momenti di pericolo. Vivendo separatamente poteva esserci il rischio che si volessero isolare dal popolo, soprattutto nei momenti di grave pericolo e questo non avrebbe permesso l’unità di popolo.
I maestri della mishnà ci insegnano, nel trattato di Avòt: “al tifrosh min ha tzibbur – non separati dal popolo”; non startene in disparte, criticando l’opera di chi fa ed agendo, è anche portato a commentare degli errori; contribuisci invece, attraverso la tua opera e con il tuo contributo al bene tuo e a quello dei tuoi fratelli.
Shabbat Shalom