Cade l’ultimo muro dell’ebraismo
R. A. SEGRE – Il Giornale – 4 aprile 2008
Negli anni ’40 e ’50, in una casupola di Ramat Gan (oggi grande centro israeliano dei diamanti) viveva un saggio praticamente sconosciuto alla maggioranza della popolazione del nuovo stato. Nel mondo religioso ortodosso era considerato un luminare, superstite di quella società ebraica d’Europa orientale che il nazismo aveva distrutto. Di nome Avrom Y. Karelitz (1878-1953) meglio noto come Hazon Ish (Uomo della visione) passava la vita sui testi sacri in volontaria povertà tipica della tradizione dei grandi maestri del Talmud. A questo saggio privo di titoli ufficiali, Ben Gurion – che per il Talmud e i talmudisti non aveva simpatia – fece visita nel 1952 per superare un problema che turbava allora – come a tutt’oggi – la politica di Israele: il servizio militare dei religiosi e delle donne.
Ben Gurion, era convinto che la religione fosse in via di scomparsa. Si rendeva però conto, che la legittimità di uno Stato degli ebrei (anche se non ebraico) risiedeva nel giudaismo. Voleva raggiungere un compromesso coi religiosi, allora minuscola percentuale della popolazione e al parlamento, che solo un personaggio come Hazon Ish poteva autorizzare. Questi lo stette a sentire in silenzio e poi gli chiese: «Se due carri, uno carico e uno vuoto, si incontrano su un ponte stretto, chi dei due deve avere la precedenza?». La precedenza Ben Gurion la dette al «carro carico» (di tradizione) col permesso per le ragazze religiose e per qualche centinaio di allievi nelle accademie rabbiniche di essere esonerati dal servizio militare.
L’accordo si è trasformato, nel corso degli anni, in un problema per tutti i governi «laici» di Gerusalemme che di fronte alla campagna di delegittimazione araba, islamica e antisemita contro lo «Stato sionista» hanno fatto del diritto di Israele di essere riconosciuto come «Stato ebraico» una questione fondamentale. Col risultato che i religiosi che non fanno il servizio militare sono diventati decine di migliaia e l’esenzione delle donne dall’obbligo di portare l’uniforme si ottiene con un’ autodichiarazione di religiosità. Il rapporto «fra Stato e sinagoga» è diventato il più importante dopo quello della sicurezza. Ha impedito ad Israele di avere una costituzione (per i religiosi è la Bibbia); ha strumentalizzato la religione nella politica, ed è fonte di dissidio con le altre correnti maggioritarie dell’ebraismo – la Liberale, la Conservativa e la Ricostruttivista – che continuano a non essere riconosciute in Israele anche a causa della loro posizione in favore dell’uguaglianza della donna.
Era necessario ricordare questi precedenti per comprendere il terremoto psicologico e socio politico provocato dalla decisione di un grande centro ortodosso di studi e formazione giovanile, l’Istituto Shalom Hartman di Gerusalemme, di lanciare un programma di 4 anni per la preparazione di donne e uomini, appartenenti alle correnti riformiste, conservative e ortodosse dell’ebraismo al rabbinato. «Per troppo tempo – ha dichiarato il rabbino Donniel Hartman, co-direttore dell’Istituto e figlio del suo fondatore – ci siamo derubati del 50 per cento (femminile) del nostro potenziale di leadership mentre la classica distinzione fra uomini e donne non è più rilevante». L’Istituto che da 12 anni non fa distinzioni di sesso nei suoi corsi, seguiti ormai da migliaia di giovani, non intende «produrre» rabbini per le comunità ebraiche in Israele e nel mondo. Ma dal momento che il rabbino non è un sacerdote ma – come dice il suo titolo – un maestro, la donna rabbino va vista come un insegnante, come una guida, non come «pretessa». L’ebraismo liberale lo ha accettato ordinando donne rabbino sin dal 1972 e l’ebraismo conservativo dal 1983.
È interessante che questa coraggiosa decisione dell’Istituto Hartman ha causato brontolii nel mondo ortodosso ma non ha provocato scomuniche. Il che dimostra quanto profonda sia ormai la coscienza della «rivoluzione femminista» anche nel campo religioso ebraico: le donne studiano i testi sacri come gli uomini, spesso interpretandoli meglio di loro; lavorano al computer; vogliono occupare posizioni di autorità all’interno delle istituzioni rabbiniche, e non solo nelle correnti religiose del movimento dei coloni. Se l’Istituto Hartman riuscirà a promuovere le sue idee e la sua pedagogia fra gli ortodossi, il mondo tradizionalista più chiuso dell’ebraismo con cui tanto spesso viene identificato Israele, non sarà più io stesso.
Grazie a Hanna per la collaborazione