In un delicatissimo intervento Giulio Busi ci spiega che anche sul fronte internet il tanto strombazzato “Ebraismo 2.0” si è rivelato superiore alle nostre modeste forze… o menti.
Giulio Busi
L’idea è nata in sordina a Strasburgo, nel 1996, per soddisfare la curiosità dei turisti in cerca di memorie ebraiche in Alsazia. Il modello era naturalmente quello delle Journées Portes ouvertes, create in Francia già nel 1984: accesso libero ai monumenti, accoglienza e coinvolgimento dei cittadini per condurli “all’interno” della storia. E, nel caso del giudaismo, per rendere familiare – attraverso i luoghi e le testimonianze fisiche, le pietre, i marmi, gli arredi delle sinagoghe – una cultura a un tempo vicinissima e remota.
A poco a poco, le «Giornate europee della cultura ebraica» sono divenute un appuntamento di rilievo, che quest’anno coinvolge 27 paesi del vecchio continente. Ogni edizione ha un motto e un tema specifico. Era inevitabile che, dopo aver toccato l’arte, la cucina, la musica e l’educazione, ci si volesse misurare con le opportunità (e le minacce) del mondo virtuale. «European Day of Jewish Culture 2.0: Facing the Future», è il titolo un po’ criptico dell’iniziativa europea, declinato in Italia in un più accattivante «Ebr@ismo 2.0: dal Talmud a Internet». Il 2.0 è naturalmente un richiamo al Web 2.0, ovvero all’evoluzione interattiva della rete, alla possibilità di dire la propria, di parlare/sparlare, cambiare i contenuti e criticare, e non solo accettare passivamente pagine preconfezionate come avveniva ai primordi (si fa per dire) di internet. La proposta è insomma di utilizzare le nuove tecnologie per promuovere e preservare, per far rivivere il passato e per progettare il futuro ebraico.
Chi si affidi alla rete per passare in rassegna le iniziative di questa XII giornata può accedere alla pagina europea (www.jewisheritage.org/jh/index.php), o al sito dell’Unione delle comunità italiane (www.ucei.it/giornatadellacultura). In entrambi i casi, ci si accorgerà presto che il percorso del giudaismo europeo, almeno di quello istituzionale, verso il web “partecipato” è appena agli inizi. Se è possibile infatti consultare il calendario dei moltissimi eventi in programma, dal Belgio alla Svizzera, dalla Serbia alla nostra Penisola (dove le località in lizza sono ben 62, record europeo), pochi sono gli spunti veramente interattivi. Rare le webcam, e per lo più spesso off-line, quasi impossibili le visite virtuali a sinagoghe e cimiteri. In qualche caso, si ottengono gallerie di immagini, una sorta di “aperitivo” adatto a suscitare la curiosità ma non a soddisfarla appieno. Anche i video scarseggiano, o rimandano a link “vuoti”.
Se non ci si lascia scoraggiare, ci si può comunque imbattere in materiali interessanti. Un elenco complessivo è proposto da “Judaica Europeana”, un progetto della Commissione Europea per censire le risorse digitali sull’ebraismo (www.judaica-europeana.eu/digital-resources.html). Anche qui, siamo ai primi passi, perlomeno in confronto alla mole sterminata di documenti, edifici, manufatti artistici di interesse giudaico sparsi per il continente. È indubbio che i prossimi anni saranno decisivi, perché si possa parlare davvero di un ebraismo europeo a portata di click. Ma non è detto che il ritardo informatico sia sempre un male. Se internet vi ha lasciato insoddisfatti, e volete saperne di più, non resta che spegnere il computer, uscire di casa, e scoprire le innumerevoli testimonianze ebraiche, spesso di grande qualità artistica, che ci circondano, o godersi uno degli spettacoli teatrali o dei concerti organizzati proprio per questa domenica.
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