Germano Marubbi
Martedì prossimo l’Europa ed il mondo celebreranno la Giornata della Memoria. La ricorrenza, voluta per non dimenticare la barbarie nazista e fissata nell’anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, vedrà anche nella nostra provincia una serie di appuntamenti importanti. L’occasione sarà propizia per una profonda riflessione, ci auguriamo non solo sul passato, ma anche su un presente non privo di elementi di preoccupazione, almeno per chi sappia leggerli.
La recente, discussa e per molti versi discutibile, ricerca dell’Unione Europea sul ritorno dell’antisemitismo nel nostro continente, mette comunque in evidenza come certi fantasmi del passato siano sempre in agguato, magari sotto sembianze diverse. L’odio e la discriminazione cambiano divisa, mutano parole d’ordine, scelgono diversi sentieri, ma non per questo diventano meno pericolosi. Colpiscono in questo senso le parole del portavoce della comunità ebraica romana, recentemente ospite di una trasmissione televisiva. Il quale rilevava come, alla luce degli avvenimenti più recenti, la maggiore minaccia alla sicurezza degli ebrei, in Europa e nel mondo, non venga dai pur agguerriti gruppi neonazisti presenti qua e là, ma dalla violenza di un terrorismo internazionale appropriatosi di molti degli stereotipi antisemiti che hanno segnato tragicamente il secolo appena trascorso.
Quindi, se il pericolo viene da lì, è bene comportarsi di conseguenza. Le posizioni di chi, magari agitando in modo strumentale la questione palestinese, riecheggia la solita, vecchia, allucinante teoria del complotto ebraico, devono semplicemente non trovare cittadinanza nel dibattito politico europeo. Maneggiando con poca cura la polemica antimperialista ed un pacifismo che appare troppo spesso a senso unico quando si parla di Israele, si corre invece il rischio concreto di ritrovarsi per le mani qualche arnese arrugginito dell’antisemitismo novecentesco. Un tipo di oggetti coi quali è meglio, molto meglio, non giocare.
Germano Marubbi
Capogruppo Ds Comune di Novi Ligure
Dal settimanale Il Novese di Novi Ligure (AL)
Sinistra e Shoah, la storia alla rovescia
Libero del 2004-01-16, Angelo Pezzana
Ricordare la Shoah, lo sterminio dei sei milioni di ebrei,in un giorno particolare, nel quale le istituzioni pubbliche sono chiamate al dovere del ricordo. Succede da qualche anno il 27 del mese di gennaio. Una legge, approvata dal parlamento della Repubblica, l’ha reso ufficiale. Dovremmo dire tutto bene e anche finalmente. Il nostro paese, come molti altri nel mondo occidentale avevano già fatto, si metteva in linea perché il ricordo non scomparisse con le testimonianze degli ultimi sopravvissuti. Tv, giornali, amministrazioni pubbliche, scuole sono i luoghi dove la ricorrenza viene abitualmente celebrata.
Ma quella che nelle intenzioni del legislatore doveva essere il ricordo di quanto era accaduto, un ammonimento affinché non si ripetesse mai più, ha preso tutt’altra direzione. Certo, i sei milioni di ebrei trucidati dai nazisti vengono rievocati con sincere parole di cordoglio, storici e testimoni raccontano l’incubo di quegli anni, ma il 27 gennaio ha fatto affiorare quello che trent’anni di disinformazione e falsificazione della storia hanno prodotto. Invece di un processo storico alle nefandezze del passato quel giorno è prontamente diventato un processo al presente, vale a dire un processo a Israele. “Perché Israele si comporta con i palestinesi come i nazisti hanno fatto con gli ebrei ?”, ” Perché i soldati con la stella di Davide uccidono i bambini palestinesi come facevano le SS ?” Sono queste le domande che giovani e meno giovani urlano ( letteralmente, urlano) al povero oratore nel caso non le abbia poste già lui stesso nel suo intervento. Il passato non interessa, è la messa in stato di accusa di Israele che infiamma le teste imbottite di propaganda. Ipocrita chiedersi perché. Lasciamo pure perdere il comportamento dell’Unione europea. Ormai è rimasto solo Prodi a stupirsi delle accuse di antisemitismo.
Veniamo all’Italia. Come la devono pensare i nostri concittadini, tempestati da giornali, agenzie stampa e TV dove Sharon viene in continuazione presentato come un mostro che divora bambini palestinesi (una vignetta che lo raffigura così ha vinto il premio europeo per la migliore caricatura), Sharon fotografato con ghigno satanico ed un occhio semichiuso è l’immagine preferita dai responsabili degli esteri di moltissimi quotidiani. Ansa e altre agenzie riferiscono le fonti palestinesi quasi mai quelle israeliane.
La Rai, con la lodevole eccezione di Claudio Pagliara, continua ad essere in tutte le reti e programmi, un diffusore di disinformazione sullo Stato ebraico. Assad e Arafat, ah quelli no. Il primo sta cercando la pace, era un giovane oculista a Londra, è stato il destino a portarlo a fare il presidente (mai che si dice invece che della Siria è il dittatore). Arafat poi, sempre ripreso mentre accarezza i bambini che lo acclamano, indice e medio alzati in segno di vittoria. E la sua sedia nella chiesa di Betlemme ? vuota, con un Keffiah dispiegata che ricorda ai telespettatori che il musulmano Arafat non ha potuto assistere alla cattolicissima messa di mezzanotte perché i cattivi soldati israeliani gliel’hanno impedito. Mai che la Rai ricordi che i cristiani se ne vanno dai territori palestinesi governati da Arafat per le vessazioni e i soprusi che devono sopportare, mentre nemmeno uno si sogna di lasciare Israele. Questa verità potrebbe danneggiare l’immagine di Arafat, quindi non va detta.
Che dire poi delle parole che vengono evocate quando si parla della barriera di sicurezza, il “muro” ? Apartheid, Auschwitz, Ghetto, il capovolgimento delle parti si completa magnificamente.
Ecco perché il 27 gennaio è diventato l’occasione di un nuovo, più efficace processo alla democrazia israeliana. Dove i buoni diventano cattivi, ed i sostenitori del terrorismo paladini della democrazia. Per onestà non si può ignorare che fra i sostenitori della trasformazione del 27 gennaio troviamo nomi che non ci saremmo aspettati di trovare. Sono le anime belle, tra politica e spettacolo, che per mantenere il credito a sinistra non perdono un’occasione per criticare Israele. Doppiamente apprezzati se sono ebrei, come giustamente ha fatto osservare Ernesto Galli della Loggia, tirando in ballo la cautela, per non dire l’ostilità, di molti ebrei quando devono esprimersi in pubblico su Israele. Anche questo è un retaggio della “cultura” comunista. Chi non ricorda l’uso spregiudicato che il PCI faceva dei suoi deputati ebrei quando c’era da mandare avanti qualcuno ad attaccare Israele ? Chi meglio di un ebreo poteva farlo ? Chi si sottraeva, l’ha ricordato anche se in ritardo Vittorio Foa, entrava in un “cono d’ombra”. Culturalmente e civilmente scompariva.
La storia non è poi molto cambiata, anche se il PCI è scomparso i metodi rimangono gli stessi. Bronfman e Benatoff criticano, giustamente, l’Unione europea ? Ecco che il giorno dopo le anime belle, ma non pulite, di una certa intellighentzia ebraica italiana si sbracciano a difendere la commissione europea ed il suo presidente. Il timore del cono d’ombra è ancora lì, la tessera del partito che si ha in tasca è ancora più potente della decenza.
Il primo firmatario della legge che istituiva la giornata della memoria è stato Furio Colombo, l’attuale direttore dell’Unità, uno dei giornali che maggiormente contribuisce a seminare odio e pregiudizi contro Israele. Forse non è un caso.
http://www.informazionecorretta.it/showPage.php?template=rassegna&id=2922
Riprendiamoci la Memoria
Deborah Fait
Molte cose belle sono state scritte in questi giorni in attesa del 27 gennaio, data decisa dalle istituzioni per ricordare la Shoà.
Molte cose saranno ancora scritte ma soprattutto molte cose saranno fatte, purtroppo, per usare quella Giornata a mo’ di tam tam propagandistico per i politici calpestando ogni rispetto per chi passò per il camino di Auschwitz o venne fucilato davanti alle fosse comuni, morì bambino nei carri bestiame o tra le fauci dei cani dei nazisti.
Stiamo assistendo, senza saper che fare, a una recrudescenza dell’antisemitismo europeo.
Sentiamo, senza saper come reagire, media e politici condannare Israele, demonizzare Sharon, giustificare Arafat e i suoi terroristi suicidi.
Chi frequenta i forum di informazione politica, anche i più moderati, si rende conto che a Israele niente viene perdonato, niente viene giustificato, niente viene riconosciuto. Israele è sempre e comunque in torto e nessuno ha una parola non dico di ammirazione ma neppure di ammissione per la testarda disperazione con cui gli israeliani si aggrappano alla loro democrazia e alla vita.
La barriera di difesa che consentirà a Israele di vivere in relativa tranquillità viene chiamata “Muro della vergogna” proprio da chi vive tra i muri dell’ideologia dell’odio e dell’antisemitismo.
Il Papa, la Chiesa, i Governi, i Media tutti uniti nella condanna di Israele che, secondo loro, dovrebbe lasciarsi colpire e dovrebbe permettere ai propri cittadini di morire ammazzati senza far niente per difenderli perchè gli ebrei sono buoni e bravi solo quando si lasciano ammazzare.
Ci sono 100, 1000 Durban in Europa, ogni giorno. Ci sono 100, 1000 tribunali da Inquisizione ogni giorno.
L’Occidente è compatto contro Israele, contro gli ebrei anche se molti non lo capiscono e tentano di negoziare una simpatia, una comprensione, una giustizia che non sono mai esistite nell’Europa antisemita.
In un Museo svedese è stata esposta “un’opera d’arte” raffigurante Hanadi Jaradat, la terrorista che in ottobre assassinò 24 persone a Haifa.
Il ritratto della terrorista suicida che naviga su una barca immersa in un bacino di acqua rossa ha fatto uscire dai gangheri l’ambasciatore di Israele, invitato non si sa perché o forse lo si sa benissimo, che ha reagito a tanta mostruosità strappando i fili della corrente che faceva navigare la barca in un mare di finto sangue.
Questo ha provocato la scandalizzata reazione degli svedesi non contro l’oscena esposizione ma contro il povero ambasciatore al quale è stato chiesto di spiegare il suo attacco nel Museo d’arte di Stoccolma.
In Francia gli ebrei vengono sempre malmenati e minacciati da antisemiti francesi e arabi.
In Israele una mamma palestinese di due bambini piccolissimi, fingendosi zoppa per commuovere i soldati israeliani, si fa esplodere ammazzando 4 israeliani tutti ventenni come lei e in Italia qualcuno la definisce eroina, altri la giustificano.
Sempre in Israele dei cecchini palestinesi ammazzano un automobilista che tornava a casa dal lavoro, aveva 30 anni, era padre di 5 figli e quasi nessuno ne parla sui media italiani.
La Giordania impedisce agli atleti israeliani di scherma di partecipare alle gare di Aqaba e quando, sotto pressione, glielo permette ecco che si rifiuta di aggiungere la bandiera di Israele alle bandiere di tutte le altre nazioni.
Nemmeno questo suscita scandalo. Ne hanno parlato i giornali?
In Europa sono abituati a questo tipo di discriminazioni sportive contro atleti israeliani.
Ricordiamo le scritte antisemite apparse nello stadio di basket a Varese, ricordiamo un calciatore israeliano che, appena ingaggiato dall’Udinese, fu subito licenziato per le proteste dei tifosi che si rifiutavano di avere un ebreo israeliano nella loro squadra del cuore.
Di fronte al quadro dell’antisemitismo europeo ecco che ci si appresta a commemorare l’Olocausto lasciando il tutto alla fantasia e all’interesse dei politici e questo significa che vedremo anche quest’anno sventolare nei cortei le bandiere palestinesi, che sentiremo vomitevoli discorsi buonisti, che si giocherà “la partita della memoria” negli stadi italiani con i giocatori che porteranno magliette con la scritta “per non dimenticare” in cui la O di MEMORIA avrà la forma di un pallone.
Di fronte a queste pagliacciate non posso fare a meno di pensare a come si celebra la Giornata della Memoria in Israele: nessun corteo, nessuna partita di calcio, nessuna bandiera. Il ricordo non è affare politico ne’ di propaganda, un dolore dell’anima.
In Israele si parla ai giovani nelle scuole, si ricorda insieme a loro, si accendono le candele e ci si alza in piedi, lacerati dentro, mentre suonano le sirene.
Yom ha Shoà, la Giornata della Memoria in Israele, passa tra dolore, lacrime e silenzio. Un silenzio che ricorda la leggerezza della fuliggine umana che si posava sul terreno, laggiù in Europa. Un silenzio che ricorda l’immenso cimitero che ricopre il popolo ebraico torturato e bruciato vivo.
Ebrei, riappropriatevi della Memoria, non fatevi strumentalizzare, rivolgetevi verso Gerusalemme per onorare tutti i nostri morti.
Spiegate ai giovani, raccontate ai vostri figli, ditegli che la Shoà è potuta avvenire perché non esisteva Israele, insegnate loro l’orgoglio di essere ebrei. Questo è il modo migliore per ricordare Auschwitz e per impedire che si ripeta l’orrore. Israele esiste e ce lo vogliono rubare, il popolo ebraico esiste e lo vogliono ancora distruggere.
Ci possono salvare soltanto l’Identità e il Coraggio.