Sono forse il guardiano di mio fratello?
Il Signore disse a Caino: «Dov’è tuo fratello Abele?». E egli rispose: «Non lo so; sono forse il custode di mio fratello?». Allora il Signore: «Che hai fatto? La voce di tuo fratello grida a me dalla terra».
Genesi 4, 9-10
Tale situazione è paragonabile a uno che è entrato in un giardino, ha raccolto delle fragole e le ha mangiate.
Il padrone del giardino, avendolo visto, gli corre dietro e gli dice: «Che cosa hai in mano?».
Gli risponde: «Niente».
«Ma le tue mani sono sporche».
Così disse Caino a Dio: «Sono forse il custode di mio fratello?». Gli dice Dio: «Malvagio! La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra».
Ciò viene anche paragonato a uno che, è entrato in un pascolo e ha rubato un agnello e lo ha messo dietro le spalle. Il padrone del pascolo gli corre dietro egli domanda: «Che cosa hai in mano?».
Gli risponde: «Niente».
Gli dice: «Ma bela dietro di te!».
Così disse Dio a Caino: «La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra».
Bereshìt Rabbà 22, 9
Caino uccide il fratello e vuole tuttavia nascondere il fatto a Dio che gli chiede: «Dov’è tuo fratello?». E risponde: «Sono forse il guardiano di mio fratello?».
Il comportamento di Caino viene spiegato dal Midràsh con due esempi che chiariscono meglio il colloquio avvenuto fra Dio e Caino. Però, come è già stato fatto rilevare più volte, il discorso del Midràsh è espresso con esempi pratici vicini all’esperienza del lettore o dell’uditore in tal modo l’idea gli rimane impressa e si traduce in un insegnamento morale.
E ora veniamo alla spiegazione dei due midrashìm. In ambedue il ladro cerca di mentire al padrone.
La differenza fra i due: nel primo viene messo in rilievo come, chi compie una trasgressione «ha le mani sporche», non può smentire il fatto, in quanto tutti avvertono il suo cambiamento; nel secondo Midràsh, il mutamento conseguente al reato non avviene nella persona stessa, bensi nella società: la trasgressione ha provocato un sovvertimento nel sistema sociale che fino a quel momento era integro. Con il furto si respira un’aria nuova, una atmosfera nuova che non può sfuggire alla nostra percezione dal momento che «esso bela dietro».
Notiamo ancora come in tutti e due i midrashìm l’espressione «Che cosa hai in mano?» corrisponde nel testo a: «Dove è tuo fratello?» domanda formulata da Dio affinché Caino si ravveda del male fatto.
Tuttavia il fratricida si vuol togliere di dosso la responsabilità affermando: «sono forse il custode di mio fratello» che nel Midràsh corrisponde a: «non ho fatto niente».