Capitolo 8 – Gli Ebrei in Oriente e nell’Africa Settentrionale dalla metà del secolo XVII alla metà del secolo XVIII
Èretz Israèl, Egitto e Siria: a) Èretz Israèl; b) Egitto e Siria
Persia
Africa settentrionale: a) Algeria, b) Marocco
Èretz Israèl, Egitto e Siria
a) Èretz Israèl
Le condizioni degli Ebrei in Giudea, dove i centri principali erano Gerusalemme e Chevron, erano assai misere. In genere gli Ebrei, che si occupavano di piccolo commercio e di artigianato, vivevano delle elemosine provenienti da vari paesi dove venivano mandati incaricati speciali per raccogliere offerte, i proventi delle quali venivano distribuiti da un’istituzione detta per questo chalukkà (divisione, distribuzione). Buona parte dei proventi finivano nelle mani dei funzionari del governo turco che, avendo acquistato con denaro l’ufficio di esattori delle tasse, allo scopo di fare dei lauti guadagni, erano assai esosi e rigorosi. Se i singoli non pagavano le somme da loro richieste, essi venivano arrestati e la Comunità doveva riscattarli. Spesso poi avveniva che le condizioni degli Ebrei dei vari paesi non permettevano loro di soccorrere i fratelli di Èretz Israèl, restavano così privi di mezzi di sussistenza, ma non erano esonerati dal pagamento delle tasse.
Anche le condizioni spirituali erano assai infelici e neppure i movimenti messianici suscitati da Shabbetài Tzevì ebbero notevoli ripercussioni in Èretz Israèl, e l’unico importante seguace di Shabbetài in Èretz Israèl, Natàn di Gaza esercitò quasi tutta la sua attività in altri paesi. Anche i tentativi di ricondurre nel paese notevoli gruppi della Diaspora, ebbero scarsissimi risultati. Viaggiatori provenienti da vari paesi della Diaspora per visitare i luoghi sacri dovevano pagare forti tasse per entrare a Gerusalemme e raramente erano ammessi a visitare le tombe di patriarchi a Chevron.
In condizioni alquanto migliori si trovavano gli Ebrei della Galilea, nella quale regione era attivo il commercio con la Siria, specialmente a Tzefàt e a Tiberiade.
Questi territori erano dipendenti, anziché da funzionari turchi, da capi arabi locali che in genere erano in buoni rapporti con gli Ebrei.
Sulla Comunità di Tiberiade cercò di esercitare influenza spirituale in senso kabbalistico Moshè Chayìm Luzzatto, ma dopo poco tempo trovò là alla sua morte. La città di Tzefàt fu poi colpita da un grave terremoto e poche famiglie ebraiche vi rimasero; il bet hakkenèset di Yitzchàk Luria andò quasi interamente distrutto. Nei pressi di Meròn era poi specialmente onorato il sepolcro di R. Shimòn ben Yochài ritenuto autore dello Zòhar. Le comunicazioni fra le varie regioni di Èretz Israèl erano difficilissime perché le poche strade esistenti erano infestate da bande di briganti armati. Nel periodo di cui ci occupiamo è da notarsi l’aumento di numero e d’importanza dell’elemento ashkenazita.
b) Egitto e Siria
Nei paesi vicini ad Èretz Israèl, Egitto e Siria, gli Ebrei vivevano in condizioni piuttosto buone, dediti specialmente al commercio: quelli di Egitto al commercio marittimo con la Turchia e l’Italia, quelli di Siria al commercio interno del paese e con Èretz Israèl. Molti poi si dedicavano all’artigianato.
Il più della popolazione era costituito da provenienti da paesi arabi o dall’Africa settentrionale: numerosi erano pure gli immigrati dalla penisola iberica e in numero assai minore dall’Italia. Quasi del tutto assente era l’elemento proveniente dalla Germania e dai paesi vicini. Le Comunità più importanti dell’Egitto erano quelle di Alessandria e del Cairo; di Siria, quelle di Damasco e Aleppo.
Persia
In Persia, come in altre regioni dell’Asia centrale, le invasioni mongoliche avevano fatto cessare interamente ogni vita ebraica, ma nel secolo XVI tornarono a formarsi delle Comunità importanti.
Il fanatismo della popolazione determinò spesso persecuzioni, gravi specialmente sotto i sovrani Abbas I (1586-1629) e Abbas II (1642-1666) Il primo di questi si mostrò per qualche tempo favorevole agli Ebrei, ma poi, dopo che un funzionario ebreo accusato di malversazioni, per sfuggire alla pena, si convertì all’Islamismo e accusò gli Ebrei di atti di stregoneria a danno del sovrano, questi si fece loro persecutore e pretese che tutti abbracciassero l’Islamismo. Gli Ebrei, col solito mezzo del denaro, riuscirono per qualche tempo a salvarsi, ma in seguito sotto Abbas II tornarono ad essere perseguitati: cacciati da un luogo andavano errando per trovare altra residenza, che ottenevano soltanto accettando l’Islamismo.
Si formò così una nuova specie di Ebrei apparentemente convertiti, che cercavano di mantenersi in segreto fedeli all’Ebraismo, e la loro sorte fu analoga a quella dei Marrani della penisola iberica. Molti nutrirono grandi speranze quando si manifestò il movimento messianico di Shabbetài Tzevì. Dopo la delusione che seguì, mancano per molto tempo notizie sugli Ebrei di Persia.
Africa settentrionale
a) Algeria
In Algeria vivevano numerosi Ebrei provenienti dalla penisola iberica. Nel paese si alternarono dominio turco e sovranità di signori locali e la condizione degli Ebrei dipendeva di volta in volta dall’arbitrio dei governanti. In genere però, dato che la popolazione ebraica, dedita per lo più al commercio, era in gran parte benestante, e quello che più importava ai governanti era fare denaro, gli Ebrei, pagando forti tasse, riuscirono spesso a non essere molestati.
b) Marocco
Nel Marocco, dove, al pari che in Algeria, le Comunità erano costituite da elementi di provenienza dalla penisola iberica e gli Ebrei dediti al commercio erano in buone condizioni economiche, la situazione era però diversa. Mentre da un lato non pochi Ebrei erano tenuti in grande onore dai signori locali ed occuparono cariche importanti, non mancarono persecuzioni e violenze dovute sia al fanatismo religioso musulmano degli abitanti, sia a disordini interni che agitavano continuamente il paese a causa di competizioni fra i signori dei vari distretti.
Disordini particolarmente gravi si ebbero nel 1666 quando uno dei signori locali festeggiò la sua vittoria sugli avversari con rapine e stragi a danno degli Ebrei. Il figlio di lui, nel 1672, in conseguenza dei movimenti provocati da Shabbetài Tzevì, minacciò gli Ebrei di costringerli ad accettare l’Islamismo se il Messia non fosse venuto entro un tempo determinato.
Le condizioni non mutarono nel secolo successivo e ogni mutamento di governo aveva per conseguenza disordini contro gli Ebrei, considerati come abitanti di grado inferiore a quello della popolazione dominante.