Capitolo 25 – Èretz Israèl e il Sionismo fino allo scoppio della seconda guerra mondiale
Dalla conferenza di Sanremo all’inizio del mandato inglese: a) L’Inghilterra mandataria della Palestina; b) Opposizioni degli Arabi e disordini; c) Primi sintomi delle intenzioni del governo britannico; d) L’alto commissariato di Herbert Samuel
Il mandato inglese e le sue clausole
L’amministrazione inglese in Èretz Israèl
Popolazione ebraica e popolazione araba: a) L’immigrazione; b) La popolazione araba
Organizzazione interna degli ebrei: a) La Kenèset Israèl; b) I partiti; c) Organizzazioni di lavoratori; d) Organizzazione scolastica; e) Organizzazioni di difesa; f) Varie specie di colonie
La vita culturale e spirituale
Rapporti fra Ebrei, Arabi e governo: a) I disordini del 1928-29; b) Azione del governo dopo i disordini; c) Il “Libro bianco” Passfield; d) I disordini del 1936-37; e) Progetto governativo di dividere il paese e nuovi disordini; f) Trattative del governo cogli Ebrei e cogli Arabi; g) Il “Libro bianco” del 1939
Il Sionismo e i congressi sionistici: a) Congressi sionistici tra il 1931 e il 1939; b) L’Agenzia Ebraica allargata; c) I revisionisti e la “Nuova organizzazione sionistica”; d) Kèren Kayèmet e Kèren Hayesòd; e) Attività per favorire l’immigrazione
Dalla conferenza di Sanremo all’inizio del mandato inglese
a) L’Inghilterra mandataria della Palestina
La conferenza di Sanremo (1920) decise di affidare all’Inghilterra il mandato sulla Palestina con l’incarico di dare esecuzione alla dichiarazione Balfour e come primo alto commissario veniva nominato un Ebreo, Herbert Samuel.
b) Opposizione degli Arabi e disordini.
Tra gli Arabi si manifestò una corrente antiebraica capitanata da Haj Amin el Husseini, che si opponeva alla costituzione della sede nazionale ebraica. Per opera di questo ebbero luogo negli anni 1920-21 gravi incidenti. In uno scontro che ebbe luogo a Tel Chài in alta Galilea — luogo conteso tra Inghilterra e Francia — cadde, fra l’altro, Yosèf Trumpeldor. Mentre si discuteva a Sanremo sulla sorte della Palestina, bande arabe assalirono il quartiere ebraico di Gerusalemme e nel 1921 furono assaliti gli Ebrei di Giaffa, e sempre caddero numerose vittime. L’esercito e la polizia inglese non agirono efficacemente; gli assalitori non furono puniti o vennero puniti leggermente e vennero condannati Ebrei che cercarono di difendersi: tra questi Jabotinski che fu condannato a 15 anni di lavori forzati; la condanna non fu però poi eseguita.
c) Primi sintomi delle intenzioni del governo britannico
Il contegno del governo inglese in occasione degli incidenti mostrò che esso non intendeva agire energicamente per l’esecuzione della dichiarazione Balfour e non mancarono altri fatti che confermarono questo.
Nel 1921 Herbert Samuel decise, per assecondare gli Arabi, la sospensione dell’immigrazione ebraica, e nel 1922 un documento ufficiale (Libro Bianco Churchill) affermava che non era intenzione del governo trasformare la Palestina in sede nazionale ebraica, ma che questa sede fosse creata in Palestina, stabiliva che l’immigrazione ebraica sarebbe stata regolata dal governo secondo il suo giudizio sulla capacità economica del paese, e che dalla sede nazionale ebraica sarebbero stati esclusi i territori a est del Giordano. Di fatto però ne fu poi inclusa una piccola estensione nei pressi del lago di Tiberiade, sulla quale si trova la colonia denominata Degànya.
d) L’alto commissariato di Herbert Samuel.
L’alto commissario Herbert Samuel, che rimase in carica fino al 1925, non dimostrò certo parzialità per gli Ebrei e anzi favorì piuttosto gli Arabi. Nel 1921 nominò muftì di Gerusalemme il grande nemico degli Ebrei Haj Amin el Husseini per quanto fosse stato in precedenza condannato per la sua partecipazione ai disordini del 1920; egli divenne poi presidente del supremo consiglio musulmano; mentre le condizioni del mandato stabilivano che si dovevano mettere le terre incolte a disposizione degli Ebrei, egli assegnò agli Arabi una parte di quelle terre, in misura 24 volte circa superiore a quella della parte concessa agli Ebrei. Gli Arabi vendettero poi a carissimo prezzo agli Ebrei gran parte delle terre loro concesse.
D’altro lato, durante l’alto commissariato di Herbert Samuel venne concesso ad una società ebraica, fondata da Pinechàs Ruthenberg, la produzione dell’energia elettrica, e ad una società anglo-ebraica lo sfruttamento del Mar Morto. Il 1° aprile 1925 veniva inaugurata l’Università ebraica di Gerusalemme sull’Har Hatzofìm (Monte Scopus).
Il mandato inglese e le sue clausole
Nel luglio 1922 il Consiglio della Società delle Nazioni ratificò il mandato e ne determinò le condizioni e le modalità. Venne stabilito il riconoscimento dell’organizzazione sionistica come Agenzia ebraica con l’incarico di dare suggerimenti all’amministrazione della Palestina e di cooperare con questa per le questioni riguardanti lo stabilimento della sede nazionale ebraica e gli interessi della popolazione ebraica del paese. Veniva affermato che l’amministrazione della Palestina doveva facilitare l’immigrazione ebraica e, d’accordo con l’Agenzia ebraica, incoraggiare la colonizzazione degli Ebrei sulle terre del paese, compresi i terreni demaniali; il tutto senza arrecare danni ai diritti delle altre parti della popolazione; l’inglese, l’arabo e l’ebraico venivano riconosciuti come lingue ufficiali del paese.
L’amministrazione inglese in Èretz Israèl
A capo dell’amministrazione inglese, e cioè del governo locale, fu messo un alto commissario inglese. Nessuno di quelli che succedettero al primo fu ebreo. Il governo locale, di tipo coloniale, fissava le leggi e le norme da osservarsi, stabiliva di volta in volta il numero di Ebrei ai quali era concessa l’immigrazione in Èretz Israèl e le condizioni richieste per ottenere il certificato di immigrazione. In genere questo veniva accordato ai pionieri (chalutzìm) che intendevano darsi alla colonizzazione agricola e che erano ritenuti adatti a ciò, a coloro che dimostravano di avere lavoro assicurato nel paese e a coloro che introducevano nel paese un capitale, l’ammontare minimo del quale era stabilito dal governo.
L’amministrazione della giustizia era in mano al governo locale; per certi argomenti era però riconosciuta la competenza dei tribunali rabbinici.
L’ordine pubblico e la difesa delle persone, degli averi dei cittadini era pure in mano al governo per mezzo dell’esercito e della polizia. Di questa facevano parte agenti inglesi, arabi ed ebrei. Questi ultimi però si trovarono nella necessità di provvedere anche a organizzazioni interne di difesa.
Popolazione araba e popolazione ebraica
a) L’immigrazione
Nel decennio 1919-1929 gli immigrati ebrei in Palestina furono oltre 100.000. Il paese fu però negli anni 1926-1928 afflitto da una crisi economica che indusse parte degli immigrati ad abbandonarlo. La popolazione ebraica, che contava nel 1918 circa 40.000 anime, ne contava più di 150.000 nel 1929. Tel Aviv vide la sua popolazione accresciuta da circa 2.000 a circa 40.000 e Haifa da circa 2.000 a circa 8.000. Nonostante le disillusioni causate dal Libro bianco Passfield continuò l’immigrazione specialmente dalla Germania e dall’Europa centrale dopo che ebbero inizio le persecuzioni naziste: tra il 1933 e il 1935 immigrarono poco meno di 150.000 Ebrei. Le nuove immigrazioni determinarono grande espansione della proprietà fondiaria ebraica, grande aumento nel numero delle colonie, sviluppo dell’industria, del commercio, dei servizi sanitari e dell’attività culturale.
b) La popolazione araba
Nonostante il forte aumento della popolazione ebraica, essa era sempre in grande minoranza di fronte a quella araba: nel 1929 vi erano in Palestina poco meno di 200.000 Ebrei e circa 800.000 Arabi. Questi aumentavano continuamente di numero, sia per la grande quantità di nascite, più numerose di quelle degli Ebrei, sia perché, essendo le condizioni di vita in Palestina assai migliori che negli altri paesi arabi, in conseguenza specialmente della colonizzazione ebraica, vi affluivano continuamente nuovi Arabi da altre regioni.
Organizzazione interna degli Ebrei
a) La Kenèset Israèl
Gli Ebrei di Èretz Israèl costituirono una organizzazione volontaria interna detta Kenèset Israèl. Il farne parte non era obbligatorio e ad essa non aderirono né i più dei residenti nel paese nel tempo che precedette le immigrazioni sionistiche né l’Agudàt Israèl. Alla direzione della Kenèset stava l’assemblea detta Va’ad Leummì (assemblea nazionale). Questa organizzò, fra altro, il rabbinato, presieduto da due rabbini capi, uno ashkenazita e uno sefardita, e le istituzioni scolastiche elementari e medie.
b) I partiti
I nuovi immigrati importarono in Èretz Israèl ideologie estranee all’Ebraismo e si organizzarono in partiti corrispondenti a quelli dei paesi di dove provenivano, i principali erano quelli detti Mapai (Partito dei lavoratori di Èretz Israèl) con tendenze socialiste moderate, altri partiti socialisti più radicali, il principale dei quali era quello detto Hashomèr Hatza’ìr, pochi comunisti, il partito dei Sionisti generali, e poi della ’Aliyà Chadashà con tendenze liberali, del Mizrachì e del Po’èl Mizrachì miranti a ottenere che la vita pubblica fosse ispirata ai principi e alle norme della Torà, e infine il partito revisionista. Tutti questi partiti erano sionisti. Con tendenze analoghe a quelle del Mizrachì, ma antisionista, era quello della Agudàt Israèl.
c) Organizzazione di lavoratori
I lavoratori si organizzarono nella Histadderùt Ha’ovedìm (Organizzazione dei lavoratori) con tendenze decisamente socialiste. I conservatori delle tradizioni ebraiche in parte costituirono gruppi speciali, in seno all’organizzazione, in parte formarono il partito del Po’èl Hamizrachì, con la tendenza di abbinare l’osservanza delle mitzvòt con gli ideali socialisti.
d) Organizzazione scolastica
Le scuole dipendenti dalla Kenèset Israèl erano divise in tre gruppi, che rappresentavano rispettivamente le tendenze dei sionisti generali, dei partiti dei lavoratori, del Mizrachì.
Giardini d’infanzia accoglievano bimbi dai 3 ai 6 anni, ad essi seguivano le scuole elementari di otto anni, e le scuole medie di vari indirizzi. Al compimento delle scuole medie gli alunni potevano sostenere esami di maturità secondo i programmi stabiliti dal dipartimento della cultura della Kenèset e a mezzo di commissioni da esso nominate. Non esisteva legge governativa che obbligasse a raggiungere un certo grado di istruzione e il governo mandatario non manteneva scuole, ma ne sussidiava una parte. Esisteva anche la possibilità di sostenere gli esami di maturità (maturità inglese) secondo programmi e norme stabiliti dal governo mandatario.
e) Organizzazioni di difesa
Come già sappiamo, anche nel periodo precedente a quello del mandato gli Ebrei si trovarono nella necessità di difendersi da assalti nemici e quindi fondarono organizzazioni di difesa. Sotto il mandato in teoria spettava al governo provvedere alla difesa mediante i suoi organi militari e di polizia. Ma questi non erano sufficienti, specialmente nelle colonie. Gli Ebrei fondarono quindi speciali organizzazioni, che in parte e entro certi limiti erano autorizzate e riconosciute dal governo, e in parte agivano in contrasto con le disposizioni di questo. La principale delle organizzazioni di difesa era quella detta appunto Haganà (difesa) che costituiva una specie di esercito, che si astenne in genere da azioni di attacco. Altre organizzazioni minori sostennero e organizzarono talvolta azioni più energiche.
f) Varie specie di colonie.
Le colonie ebbero caratteristiche sociali diverse. Le moshavòt sono villaggi nei quali i vari abitanti sono del tutto indipendenti gli uni dagli altri; nei moshavìm gli abitanti provvedono in comune ai lavori agricoli ma sono indipendenti per quel che riguarda la vita personale e familiare; nei kibbutzìm o kevutzòt tutto è in comune e in teoria non esiste proprietà privata; i loro membri lavorano e hanno ciò che è necessario al mantenimento loro e delle loro famiglie; in alcuni è quasi del tutto soppressa la vita familiare. I membri di ciascuno dei kibbutzìm appartengono tutti al medesimo partito.
La vita culturale e spirituale
La vita culturale ebraica era rappresentata nelle città e nelle colonie dalle scuole e yeshivòt di stampo antico, dalla rete di scuole organizzate dalla Kenèset Israèl, e dalla Agudàt Israèl, dall’Università di Gerusalemme, dal politecnico di Haifa, da numerosi giornali quotidiani e riviste in lingua ebraica, da varie associazioni di cultura che organizzavano frequenti riunioni e conferenze, da spettacoli in teatri di prosa e specialmente di musica, da numerosi cinematografi. Vennero fondate anche numerose case editrici molto attive.
La lingua ebraica fece grandi progressi e a poco a poco divenne di fatto la lingua comune di quasi tutti gli Ebrei. A fissarne le norme in caso di incertezza e alla fissazione di parole nuove provvedeva il Và’ad Halashòn (Consiglio per la lingua).
Per quel che riguarda la vita spirituale, va segnalato il proseguire del contrasto fra i fedeli alla tradizione e coloro che se ne volevano allontanare in tutto o in gran parte. Degno di menzione è l’opera del rabbino capo Avrahàm Yitzchàk Kohèn Kook (pronuncia: Kuk) che, rigoroso conservatore della tradizione e con tendenze spiccatamente mistiche, cercò con l’opera e con gli scritti di attenuare i contrasti tra le due tendenze, sostenendo che anche coloro che sono lontani da molti particolari della vita ebraica si acquistano grandi meriti per il loro lavoro per Èretz Israèl, e diede delle norme rituali tendenti a rendere possibili lavori agricoli che altri ritenevano vietati dalla Torà.
Rapporti fra Ebrei, Arabi e governo
a) I disordini del 1928-29
Da secoli gli Ebrei solevano radunarsi per le tefillòt davanti al Kòtel Hama’aravì (Muro occidentale o Muro del pianto) residuo del muro di cinta occidentale della zona del tempio di Gerusalemme, unico ricordo materiale rimasto di questo. Fino al Kippur 1928 non avvennero incidenti, per quanto il muro si trovasse nel quartiere arabo, in zona di proprietà araba, nelle vicinanze della moschea di Omar. In quel Kippur le funzioni furono disturbate da Arabi organizzati dal Mufti, amministratore dei beni pubblici musulmani, dei quali faceva parte il luogo dove gli Ebrei si radunavano. Il pretesto venne fornito dal fatto che gli Ebrei, in omaggio alle loro tradizioni, avevano collocato una parete divisoria provvisoria per separare gli uomini dalle donne, cosa che gli Arabi affermavano non essere autorizzati a fare. La polizia tolse la separazione, sotto la pressione degli Arabi. In seguito, nell’estate 1929, vennero, per iniziativa del Mufti, distribuiti fra gli Arabi, specialmente nei villaggi, dei manifesti nei quali si diceva che gli Ebrei si preparavano a occupare la zona della moschea di Omar, costruita, secondo la tradizione, nel luogo del Tempio di Gerusalemme. Nuovi disordini ebbero luogo presso il muro del pianto in occasione delle funzioni del 9 di av 1929. In seguito, eccitati dalla calunnia sulle intenzioni degli Ebrei, le bande arabe li assalirono in molti luoghi e ne massacrarono buon numero. Gli attacchi furono in modo speciale diretti contro Chevron, che da allora fu del tutto abbandonata dagli Ebrei, e contro i quartieri ebraici di Gerusalemme e di Tzefàt. Anche parecchie colonie furono assalite, e quella di Chuldà dovette essere abbandonata. Tutte le altre, grazie all’azione della Haganà, riuscirono a salvarsi.
b) Azione del governo dopo i disordini
Una commissione nominata dal governo per indagare sulle cause dei disordini e accertarne le responsabilità, affermava bensì che queste spettavano agli Arabi e in modo speciale al Mufti, e in parte anche al governo mandatario, ma diceva pure nel suo rapporto che la causa doveva ricercarsi nella delusione degli Arabi per il loro avvenire politico ed economico e consigliava il governo di mutare la sua politica.
c) Il Libro bianco Passfield
In seguito alla relazione della commissione, fu pubblicato dal governo un documento (Libro bianco Passfield) decisamente in opposizione alla dichiarazione Balfour. Secondo questo non esisteva in Palestina nessun terreno disponibile per la colonizzazione di nuovi immigranti; in esso si annunciavano le adozioni di nuove norme che limitassero i diritti degli Ebrei ad acquistare terreni, nuove restrizioni all’immigrazione ebraica, misure tendenti all’istituzione di una Assemblea legislativa nella quale gli Ebrei avrebbero costituito una piccola minoranza; inoltre si esprimeva opposizione al principio stabilito dal Keren Kayèmet secondo cui nelle sue terre doveva essere impiegata manodopera esclusivamente ebraica.
d) I disordini del 1936-1937
I progressi continui della popolazione ebraica nonostante l’atteggiamento poco favorevole del governo indussero il Mufti e i suoi seguaci a nuovi attacchi nel 1936; in questo stesso anno essi proclamarono uno sciopero generale che aveva per scopo di impedire gli approvvigionamenti degli Ebrei, rendendo difficili le comunicazioni interne e le attività dei porti; ma esso non riuscì nei suoi intenti perché gli Ebrei, nonostante i pericoli, continuavano a circolare e istituirono una rete di comunicazioni ebraiche. In seguito agli scioperi nei porti di Giaffa e di Haifa, gli Ebrei chiesero e ottennero di aprire un porto a Tel Aviv. I disordini, che il governo inglese non fece cessare per quanto avesse inviato in Palestina ingenti forze militari, durarono parecchi anni mietendo numerose vittime fra gli Inglesi, gli Ebrei e gli Arabi; molti di questi ultimi furono uccisi da altri Arabi perché non vollero partecipare alle loro violenze. La Haganà organizzò la difesa delle colonie e delle città ebraiche, ciascuna delle quali aveva le sue forze.
e) Progetto governativo di dividere il paese e nuovi disordini
Una nuova commissione governativa concludeva la sua relazione affermando che la soluzione del problema palestinese non si poteva ottenere se non dividendo il territorio soggetto a mandato, in tre parti: uno stato ebraico (pianura costiera e Galilea), uno stato arabo (zona interna, Giaffa, Giudea meridionale e Nèghev, con estensione più che quadrupla di quella dello stato ebraico) e territorio posto sotto il mandato (Gerusalemme, corridoio fra questa e il mare, Nazaret, Tiberiade, parzialmente Haifa). Il governo approvò e fece sue queste conclusioni e, seguendo i consigli della commissione, decise di limitare per il momento l’immigrazione ebraica ad un massimo di 1000 immigranti al mese.
Il 20 congresso sionistico (Zurigo 1937) accusò la potenza mandataria di non avere mai tentato di applicare le condizioni del mandato, protestò contro le restrizioni sull’immigrazione, non escluse la divisione del paese, ma rifiutò il piano proposto.
Da parte araba si rifiutò il progetto di divisione e si ripresero i disordini dopo alcuni mesi di calma: essi durarono dal novembre 1936 al luglio 1937. Il governo inglese mostrò questa volta una certa energia: dichiarò illegali i comitati arabi di agitazione, deportò alcuni capi arabi e destituì il Mufti dalla carica di presidente del supremo consiglio musulmano. Egli fuggì dalla Palestina con lo scopo di poter dirigere il movimento nazionalista arabo da qualche paese estero.
f) Trattative del governo cogli Ebrei e cogli Arabi
Nuove commissioni del governo inglese che avrebbero dovuto preparare il piano di divisione non arrivarono a nessuna conclusione, e il governo inglese decise di rinunciare al progetto di divisione e convocò una conferenza alla quale avrebbero dovuto partecipare rappresentanti degli Arabi palestinesi, degli stati arabi e dell’Agenzia ebraica. Questa accettò ponendo alcune riserve, e gli Arabi si rifiutarono di incontrarsi coi rappresentanti degli Ebrei: il governo decise allora di trattare separatamente con gli Ebrei e con gli Arabi: le conversazioni ebbero luogo (primi mesi del 1939) ma non portarono ad alcun risultato.
g) Il Libro bianco del 1939
In seguito un nuovo Libro bianco (maggio 1939) dimostrava chiaramente che il governo cedeva completamente agli Arabi: entro due anni si doveva costituire uno stato palestinese indipendente; le posizioni di responsabilità sarebbero assunte da Arabi (due terzi) e Ebrei (un terzo); nei successivi cinque anni sarebbero ammessi immigranti ebrei nel numero complessivo di 25.000, poi l’immigrazione sarebbe dipesa dal consenso degli Arabi; l’alto commissario doveva controllare le vendite di terreni e impedire l’acquisto di terre da parte degli Ebrei.
Contro questo l’Agenzia ebraica protestò vivamente e, in particolare, biasimò il governo inglese per volere chiudere agli Ebrei, perseguitati in quasi tutta l’Europa, l’unico paese nel quale essi riponevano le loro speranze. Persino la commissione del mandato presso la Società delle Nazioni dichiarò il nuovo “libro bianco” incompatibile col mandato, ma non trasse nessuna conseguenza da questa dichiarazione.
Il Sionismo e i congressi sionistici
a) Congressi sionistici fra il 1931 e il 1939
Tra il 1921 e il 1929 ebbero luogo il 12° e 13° congresso sionistico a Karlsbad (1921-1923), il 14° a Vienna (1925), il 15° a Basilea (1927), il 16° a Zurigo (1929). La presidenza dell’organizzazione sionista fu in mano di Chayìm Weizmann e presidente del comitato esecutivo fu Nachùm Sokolow. In seguito alle dimissioni di Weizmann, fu eletto, nel 17° congresso che si tenne nel 1931 a Basilea, a presidente Nachùm Sokolow che rimase in carica fino al 1935, nel quale fu rieletto Weizmann.
Il 21° congresso sionistico (Ginevra, agosto 1939), ultimo prima della seconda guerra mondiale, dichiarò opposizione senza riserve alla politica inglese affermata nel “Libro bianco” del 1939 e riaffermò la volontà del movimento sionistico di continuare l’immigrazione e di lavorare per lo sviluppo della sede nazionale ebraica.
c) I revisionisti e la “Nuova organizzazione sionistica”
Dopo che il governo inglese dimostrò coi fatti che intendeva dare interpretazioni sempre più restrittive alle clausole del mandato favorevoli agli Ebrei, sorse in seno all’organizzazione sionistica un contrasto fra coloro, capitanati da Weizmann, che ritenevano che convenisse nonostante tutto continuare la collaborazione con la potenza mandataria cercando di ottenere il massimo possibile, e altri, capitanati da Jabotinski, che ritenevano invece necessario agire energicamente anche, se necessario, con le armi per sostenere i diritti degli Ebrei. Si formò così, costituito da Jabotinski e dai suoi seguaci, il partito detto revisionista, che alla fine si staccò dall’organizzazione sionistica generale e costituì (1939) la “Nuova organizzazione sionistica”.
d) Kèren Kayèmet e Kèren Hayesòd.
Accanto al Kèren Kayèmet Leisraèl che, sotto la presidenza di Menachèm Ussisshkin, oltre che di acquisto di terreni e di assegnazione di questi a coltivatori ebrei, si occupava anche di bonifiche e piantagioni di alberi, di opere idrauliche, venne fondato nel 1920 il Kèren Hayesòd, per provvedere a nuovi impianti e per aiutare lo sviluppo industriale. In genere, vi fu collaborazione fra i due Keranòt. Essi esercitarono attiva propaganda per ottenere, attraverso mezzi svariati, contributi da tutti i paesi della Diaspora ebraica e dagli abitanti abbienti di Èretz Israèl.
e) Attività per favorire l’immigrazione
Le organizzazioni sioniste si occuparono attivamente di favorire l’immigrazione e renderla proficua. Esse, oltre che esercitare propaganda per indurre ad essa, specialmente i giovani, e organizzare viaggi in Èretz Israèl allo scopo di attirare a essa quelli che l’avevano visitata, fondarono nei vari paesi della Diaspora delle colonie agricole dette Hachsharòt, per addestrare i futuri immigranti ai lavori e alla vita che li aspettavano in Èretz Israèl. Speciali istituti si occupavano di aiutare l’immigrazione di giovanissimi non accompagnati dai genitori. Così fu organizzata la ’Aliyàt Hanò’ar (Immigrazione dei ragazzi).
In altri campi, sempre allo scopo di preparare all’immigrazione, si favorì la diffusione della conoscenza della lingua ebraica, specialmente con l’invio di maestri che insegnassero agli alunni delle scuole ebraiche e ad adulti, in modo pratico, l’uso della lingua tornata a nuova vita e diventata la lingua degli Ebrei di Èretz Israèl.