Capitolo 24 – La Diaspora ebraica tra la prima e la seconda guerra mondiale
Conseguenze politiche della guerra
Germania: a) Condizione degli Ebrei prima del governo nazista; b) L’antisemitismo nazista e le leggi del governo relative agli Ebrei; c) Aggravamento delle persecuzioni contro gli Ebrei
Italia: a) Gli Ebrei in Italia prima dell’avvento dei fascisti al potere; b) Gli inizi del governo fascista; c) Razzismo e antisemitismo e leggi relative agli Ebrei
Russia
Polonia
Altri stati d’Europa: a) Cecoslovacchia; b) Turchia; c) Austria tedesca; d) Ungheria; e) Romania; f) Europa centrale e occidentale; g) Spagna; h) Portogallo
America
Africa settentrionale e orientale
Conseguenze politiche della guerra
Tra le conseguenze politiche della Grande Guerra secondo quello che fu stabilito nel congresso per la pace, apertosi a Parigi nel 1919, sono da notarsi: lo smembramento dell’impero austro-ungarico che diede luogo alla formazione di vari nuovi stati, tra cui la Cecoslovacchia; la separazione dalla Russia di vari paesi tra cui la Polonia e la Lituania; l’unione di varie regioni, fra cui la Serbia, al nuovo stato detto Jugoslavia; la cessazione del dominio turco sulla Palestina e sulla Siria che fu occupata dalla Francia.
Nel congresso di Parigi fu anche stabilito il principio dei diritti delle minoranze nazionali, ed essi furono parzialmente riconosciuti agli Ebrei di alcuni paesi.
Germania
a) Condizioni degli Ebrei prima del governo nazista
Durante il periodo di incertezze e di assestamento che seguì in Germania la guerra mondiale, gli Ebrei in genere non si trovarono in condizioni peggiori del resto della popolazione per quanto non siano mancate manifestazioni di antisemitismo, perché, come al solito, gli Ebrei furono da alcuni considerati come causa dei mali di cui si soffriva, e furono persino incolpati di essere responsabili della sconfitta della Germania. I governi repubblicani del paese riconobbero agli Ebrei diritti di cittadini come singoli, ma non diritti di minoranza nazionale, che del resto non erano chiesti né desiderati dalla popolazione ebraica in parte assimilata.
b) L’antisemitismo nazista e le leggi del governo relative agli Ebrei
Questo stato di cose durò fino a che non riuscì a prevalere e ad avere il governo il partito nazional-socialista (nazista) dopo gravi lotte fra questo e altri partiti, specialmente quello comunista. I nazisti, imitatori in parte dei fascisti italiani, si proponevano l’annientamento di tutti i partiti avversi e oltre a ciò degli Ebrei, considerati appartenenti a una razza inferiore a quella degli Ariani, di cui i Tedeschi affermavano di essere i più puri rappresentanti. Uno dei principali esponenti del partito nazista era Adolf Hitler, nato in Austria e che, fino dai tempi delle gravi manifestazioni antisemitiche a Vienna, si era mostrato accanito nemico degli Ebrei.
I nazisti si diedero a una intensa attività di propaganda antisemita. Fra l’altro, curarono la traduzione tedesca, la pubblicazione e la diffusione dei “Protocolli dei savi di Sion”. La propaganda ebbe i suoi effetti. Nel giorno di Rosh Hashanà del 1931 furono commesse gravi violenze contro gli Ebrei da schiere di una specie di esercito dei nazisti, capitanato da Hitler e dai suoi seguaci, che avevano per emblema la croce uncinata.
Nel 1933 la Germania si trovò di fatto sotto la dittatura di Hitler e il governo diventò ufficialmente antisemita con programma dichiarato di togliere di mezzo gli Ebrei. Nell’aprile 1933 a Berlino e in altre città furono esposti dei manifesti che, oltre a contenere ogni specie di ingiurie e di calunnie contro gli Ebrei, incitavano la popolazione a boicottare commercianti e professionisti ebrei, e agenti nazisti impedivano con la violenza l’ingresso ai negozi degli Ebrei. Pochi giorni dopo furono promulgate le leggi contro i non Ariani, e cioè gli Ebrei. Erano considerati Ebrei anche coloro che si erano convertiti al Cristianesimo e figli di convertiti al Cristianesimo e figli di convertiti se uno dei loro nonni era ebreo. In ossequio alle nuove leggi, furono licenziati tutti i funzionari di stato, compresi medici e professori, non ariani e fu tolto agli avvocati il diritto di esercitare la loro professione. Tali leggi furono messe in pratica prima ancora di entrare ufficialmente in vigore e agli Ebrei fu con la violenza impedito di esercitare i loro uffici. Nelle leggi razziali di Norimberga (1935) fu stabilito che poteva essere cittadino della Germania solo chi era ariano, furono proibiti i matrimoni fra Ariani e non Ariani, fu vietato agli Ebrei di tenere donne di servizio ariane di età inferiore ai 45 anni e furono stabilite gravi pene per i trasgressori.
Pubblicazioni antisemitiche direttamente eseguite dal governo o da questo sostenute continuavano poi ad eccitare le popolazioni contro gli Ebrei, accusandoli di ogni specie di delitti, e dipingendoli come nemici dell’umanità in genere e della Germania in particolare. Esse non mancarono di produrre il loro effetto e violenze contro gli Ebrei avvenivano quotidianamente.
È naturale quindi che tutti gli Ebrei che lo potevano fare cercassero di abbandonare il paese. Si calcola che fra il 1933 e il 1937 uscirono dalla Germania circa 130.000 Ebrei, e cioè un quarto della popolazione ebraica. Un terzo circa emigrò in Èretz Israèl, gli altri si sparsero per l’Europa e l’America e non pochi incontrarono gravi difficoltà a trovare nuove sedi. All’uscita dalla Germania erano loro confiscati interamente o in gran parte gli averi.
I rappresentanti degli Ebrei decisero di rivolgersi, nel 1938, ai governi di Èretz Israèl e dell’America per indurli a facilitare l’ingresso dei profughi ebrei e allora il governo della Germania vietò per un mese di uscire ai giornali ebraici che avevano pubblicato quella decisione.
Annessa (marzo 1938) l’Austria alla Germania, anche agli Ebrei di quel paese furono applicate le leggi di questa. Numerosi furono i casi, specialmente in Austria, di suicidio per disperazione di singoli Ebrei e di famiglie intere.
c) Aggravamento delle persecuzioni contro gli Ebrei
Le persecuzioni agli Ebrei si fecero ancor più gravi quando cominciò a delinearsi la minaccia della guerra mondiale. Negli ultimi mesi del 1938 fu data la caccia agli Ebrei di cittadinanza polacca residenti in Germania; essi furono trasportati in vagoni ferroviari chiusi alle stazioni di confine e poi fatti scendere e costretti a raggiungere il confine. Il governo polacco autorizzò ad entrare nel paese soltanto quelli che vi avevano dei parenti; gli altri dovettero restare sul confine, accampati in tende o rifugiati in locali disabitati. Un giovane ebreo di 17 anni, che si trovava a Parigi e là ebbe notizia di quello che avveniva, sparò una revolverata contro un funzionario dell’ambasciata tedesca, che morì alcuni giorni dopo (novembre 1938). Da questo trassero pretesto i nazisti per infierire ancora più crudelmente contro gli Ebrei e dal governo fu dato ordine segreto di scagliarsi contro di loro. Molte sinagoghe e molti magazzini di Ebrei furono distrutti e depredati; decine di migliaia di Ebrei furono trascinati alle stazioni di polizia e percossi a sangue, e non pochi morirono; circa settantamila furono chiusi in campi di concentramento e là sottoposti a ogni specie di maltrattamenti. Fu poi imposta alla collettività ebraica una multa di un miliardo di marchi, e nel gennaio 1939 fu proibito agli Ebrei di occuparsi di commercio, di industria e di ogni genere di lavoro. Il governo degli Stati Uniti d’America, dopo aver protestato contro queste violenze, richiamò da Berlino il proprio ambasciatore per avere una relazione precisa di quel che era avvenuto, e in conseguenza di questo l’ambasciatore tedesco lasciò Washington.
Italia
a) Gli Ebrei prima dell’avvento al potere dei fascisti
In Italia, le attività ebraiche furono in parte sospese durante gli anni della guerra (1915-1918), ma gli Ebrei, molti dei quali furono tra i combattenti e i caduti, non ebbero a soffrire più del resto della popolazione. È degna di nota l’istituzione del Rabbinato militare per l’assistenza dei militari in zone di guerra. La vittoria italiana ebbe per conseguenza che vennero a far parte dell’Italia alcune Comunità prima appartenenti all’Austria: fra queste, la Comunità, allora importante e fiorente, di Trieste.
b) Gli inizi del governo fascista
Anche dopo che salì al potere il fascismo (1922), e si instaurò la dittatura di Benito Mussolini, le condizioni degli Ebrei non subirono alcun cambiamento e non pochi Ebrei si iscrissero nelle file del partito dominante. Per quel che riguarda la vita interna degli Ebrei, è da segnalarsi la legge sulle Comunità Israelitiche, che stabiliva norme uguali per tutte, assoggettando gli Ebrei a un contributo obbligatorio per la Comunità di loro residenza e istituiva l’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane per le questioni d’interesse generale. In conseguenza del concordato con la Chiesa cattolica, che a differenza di quel che avveniva prima, riconosceva validi i matrimoni celebrati dai ministri di culto cattolico, furono anche riconosciuti validi i matrimoni celebrati da rabbini riconosciuti dal governo, a condizione che fossero adempiute determinate formalità. Avendo poi il concordato stesso stabilita l’educazione cattolica come fondamento dell’istruzione nelle scuole di stato, vennero, a cura delle Comunità, istituite scuole speciali per Ebrei nelle quali venissero impartiti gli insegnamenti generali secondo i programmi governativi anche in Comunità che prima ne erano sprovviste; a certe condizioni, tali scuole vennero riconosciute ed anche sussidiate dal governo.
Durante la guerra con l’Etiopia si verificò qualche sporadica manifestazione di antisemitismo, senza notevoli conseguenze.
c) Razzismo e antisemitismo, e leggi relative agli Ebrei
Per quanto alcuni degli esponenti più importanti del fascismo avessero mostrato di avere tendenze antisemite e di prestar fede ai “Protocolli dei Savi di Sion” e accusassero gli Ebrei di essere antifascisti e simpatizzanti con le nazioni ostili all’Italia, e per quanto si cercasse, di fatto, di diminuire il numero degli Ebrei che occupavano alte cariche, il governo dichiarò ripetutamente, anche dopo che in Germania, a cui l’Italia si legò di amicizia, infierì il razzismo antisemita, che per tali dottrine non vi era posto in Italia, che in questo paese non esisteva una questione ebraica, e in Italia furono accolti Ebrei profughi dalla Germania e facilitato il transito di coloro che vi passavano per raggiungere Èretz Israèl; ma poi, quando si fece sentire la minaccia di una guerra mondiale nella quale non vi era dubbio che l’Italia sarebbe stata a fianco della Germania, cominciò a scatenarsi, per iniziativa del governo, una campagna di stampa razziale e antisemita, che doveva preparare l’opinione pubblica alle leggi razziali antisemite a imitazione di quelle della Germania.
Nel luglio 1938 un manifesto detto “Manifesto della razza”, fatto pubblicare da Mussolini e firmato da un gruppo di rappresentanti dell’alta cultura, dichiarava piena adesione all’ideologia nazista, proclamava l’esistenza di una pura razza italiana a cui naturalmente erano estranei gli Ebrei. Nel settembre dello stesso anno fu pubblicato il decreto con cui veniva tolta la cittadinanza italiana agli Ebrei stranieri che l’avevano ottenuta negli ultimi venti anni, e si imponeva a loro di lasciare entro sei mesi l’Italia e i suoi possedimenti. Poche eccezioni furono stabilite per ragioni di età o di famiglia. Altri decreti escludevano gli Ebrei da tutte le scuole, e di conseguenza furono istituite scuole elementari governative per Ebrei, e in varie Comunità istituite, a cura delle stesse, scuole medie; allontanavano dalle scuole pubbliche tutti gli insegnanti ebrei, vietavano l’uso di libri di testo scritti da Ebrei, espellevano gli Ebrei dalle accademie e istituti di cultura di cui facevano parte, dichiaravano nullo ogni futuro matrimonio civile fra Cristiani ed Ebrei; vietavano matrimoni di cittadini italiani, anche ebrei, con cittadini stranieri; escludevano gli Ebrei dal servizio militare e da qualsiasi funzione nelle amministrazioni dello stato e degli enti da questo controllati, toglievano la patria potestà ai genitori ebrei i figli dei quali avessero commesso apostasia, proibivano agli Ebrei di tenere a servizio domestici cristiani e di essere proprietari o amministratori di aziende in cui lavorassero più di cento persone o che si occupassero di cose che interessassero la difesa della nazione, stabilivano che gli Ebrei non potessero possedere terreni o fabbricati di valore superiore a una certa somma, non molto elevata, mentre l’eccedenza doveva essere ceduta al governo dietro consegna di titoli rimborsabili dopo trenta anni, durante i quali era assegnato un piccolo interesse.
Nel giugno dell’anno successivo gli Ebrei vennero esclusi dalle professioni di notaio e di giornalista. In seguito fu anche vietato di pubblicare libri di Ebrei, di eseguire loro opere teatrali o musicali, di accettare la loro collaborazione in riviste, e gli editori ebrei furono obbligati ad interrompere la loro attività, e anche altre professioni furono loro vietate. Ai luoghi di villeggiatura fu vietato di ospitare Ebrei, ai giornali di pubblicare annunci mortuari di Ebrei, alle società telefoniche di scrivere negli elenchi nomi di Ebrei. Gli Ebrei stranieri che non avevano lasciato l’Italia furono rinchiusi in campi di concentramento. Ebrei italiani sospetti di antifascismo furono messi al confino.
Il popolo italiano in genere intimamente non approvò le disposizioni contro gli Ebrei e non pochi furono gli Italiani che cercarono di mostrare anche coi fatti i loro sentimenti. La Chiesa, dopo una dichiarazione contraria al razzismo (1937) e qualche atto che dimostrava di non aderire alla legislazione contro gli Ebrei ai tempi di Pio XI, nulla fece durante il pontificato di Pio XII, eletto nel 1939, a favore degli Ebrei, e in alcuni ambienti ecclesiastici non si nascose un compiacimento per le leggi contro di essi. Qualche migliaio di Ebrei emigrò, specialmente in Francia, Inghilterra, Svizzera, Stati Uniti, i più rimasero nella speranza di un avvenire migliore, alcuni si tolsero la vita, altri cercarono la salvezza nell’apostasia.
Russia
Il regime dittatoriale comunista instaurato in Russia non stabilì in teoria restrizioni speciali per gli Ebrei, ma di fatto essi ebbero a soffrire più ancora del resto della popolazione per l’accentramento nello stato di quasi tutte le attività commerciali: gli Ebrei, in gran parte dediti al commercio, si videro privati di quello da cui traevano i mezzi di sussistenza. Per rimediare in parte all’impoverimento degli Ebrei il governo rinnovò il tentativo già fatto nel periodo zarista di costruire delle colonie agricole ebraiche in alcune regioni della Russia, e specialmente in Crimea, ma i risultati non furono molto notevoli.
L’atteggiamento del governo, ostile a tutte le religioni, colpì fortemente gli Ebrei: molte sinagoghe e molti istituti di istruzione e di studio vennero chiusi. La lingua ebraica non fu ammessa, e si permisero solo pubblicazioni in yiddish, ma anche queste erano severamente controllate dal governo, e parecchie di esse servivano alla propaganda comunista.
Non pochi Ebrei furono relegati in Siberia perché considerati ostili al regime, e in modo speciale fu perseguitato il Sionismo, considerato come strumento politico a favore dell’Inghilterra, che coltivava ideologie sociali e politiche decisamente contrastanti con quelle del governo russo.
In Russia fu rigorosamente vietata la penetrazione del nazismo e gli Ebrei, per i quali non furono emanate leggi speciali, continuarono a soffrire come gli altri cittadini per il regime dittatoriale che, nonostante frequenti cambiamenti di governo, continuò a dominare. La vita spirituale ebraica andò declinando fino a cessare quasi interamente e non pochi Ebrei della nuova generazione erano del tutto estranei alle tradizioni e alla cultura ebraica.
Polonia
In Polonia, della quale vennero a far parte molti territori popolati da Ebrei appartenenti prima alla Russia, e alla quale venne poi anche aggregata la Lituania, che per un certo tempo aveva costituito uno stato a sé, la popolazione ebraica arrivò a circa tre milioni. Il governo dichiarò di non ritenersi vincolato all’impegno preso di garantire diritti nazionali alle minoranze nazionali, alle quali appartenevano circa dieci milioni di residenti in Polonia. Quelli degli Ebrei furono riconosciuti, limitati, o negati a seconda delle tendenze dei vari governi che si succedettero, e gli Ebrei dovettero sempre sostenere aspre lotte per ottenere che non venissero conculcati. Talvolta fu anche ventilata l’idea di espellerli dal paese. Disordini con spargimento di sangue avvenivano frequentemente e in genere gli assalitori venivano assolti o puniti leggermente mentre severe sanzioni venivano prese contro gli Ebrei che cercavano di difendersi.
Gravi agitazioni si ebbero anche nelle università, dove si pretendeva che gli Ebrei occupassero banchi speciali. Infierì inoltre gravemente il boicottaggio commerciale contro gli Ebrei. Anche le teorie razziste della Germania penetrarono nel paese e influirono sulle condizioni degli Ebrei.
Il commercio in genere fu nel paese meno prospero di prima, e questo contribuì a peggiorare la situazione economica degli Ebrei; ad essi erano poi limitate anche le possibilità di frequentare le scuole superiori e di darsi a professioni liberali. Essi cercarono, talvolta con risultati positivi, di migliorare la loro situazione con la costituzione di associazioni speciali. Non mancarono poi, come al solito, atti di violenza suscitati dalla popolazione ostile agli Ebrei e spesso non impediti dalle autorità. Gli Ebrei non sempre si mostrarono concordi, essendo divisi fra i vari partiti che si combattevano nel paese.
Grande sviluppo ebbe la cultura, sia quella talmudica tradizionale, sia quella moderna e sionistica, rappresentata da numerosi periodici, scritti in gran parte in yiddish.
Altri stati d’Europa
a) Cecoslovacchia
In Cecoslovacchia furono riconosciuti agli Ebrei i diritti di minoranza nazionale, ma la metà circa della popolazione ebraica, che contava complessivamente circa 350 mila anime, volle essere considerata appartenente alla nazionalità di coloro in mezzo ai quali vivevano, cechi, tedeschi, o ungheresi. Nelle regioni balcaniche, popolate specialmente da Sefaradìm, si organizzarono minoranze nazionali ebraiche.
b) Turchia
In Turchia gli Ebrei, in numero di circa 160 mila anime, dovettero rinunciare ai diritti di minoranza nazionale e in genere ebbero quelli degli altri cittadini.
c) Austria tedesca
Nell’Austria tedesca, costituita da Vienna e dintorni, prevaleva l’assimilazione e non si parlò di diritti di minoranza nazionale. Gli Ebrei erano in numero di circa 200 mila.
d) Ungheria
In Ungheria, dove il nuovo assetto politico ebbe per conseguenza la diminuzione del numero degli Ebrei, che furono ridotti a poco meno di mezzo milione, questi ebbero molto a soffrire specialmente durante il periodo della reazione contro la rivoluzione comunista (1920-1923) a cui molti Ebrei avevano preso parte.
Sono poi anche da ricordare gravi violenze di studenti ungheresi contro studenti ebrei: il numero di questi era limitato per legge, ma anche i pochi che erano ammessi nelle università furono spesso vittima dell’antisemitismo dei Magiari.
La popolazione ebraica, in buona parte assimilata, poco o nulla fece per tutelare i propri diritti.
e) Romania
Anche la Romania vide di molto accresciuta la sua popolazione ebraica in conseguenza del fatto che le vennero assegnati molti territori popolati da numerosi Ebrei.
Essi raggiunsero circa mezzo milione. Il governo rumeno continuò nella sua solita strada e, nonostante gli impegni internazionali che l’avrebbero obbligato a riconoscere pieni diritti agli Ebrei, cercò tutte le vie per non adempierli. Numerosi episodi di gravi violenze contro gli Ebrei ebbero luogo sia nei territori che da tempo facevano parte della Romania sia in quelli che le vennero aggregati di recente.
Le condizioni degli Ebrei peggiorarono ancora dopo che vi penetrarono le dottrine dei nazisti. Tra l’altro, fu vietata la pubblicazione di vari giornali perché nelle loro redazioni erano occupati Ebrei, si negarono i diritti civili a molti Ebrei immigrati da altri paesi, ad analogia di quanto fu stabilito in Germania, fu vietato agli Ebrei di tenere donne di servizio al di sotto dei quarant’anni, furono esclusi i medici ebrei dalle istituzioni di cura dei malati, e gli avvocati ebrei dai tribunali (1938).
Anche dalla Romania molti Ebrei emigrarono. Voci di protesta che si elevavano nelle sedute della Società delle nazioni e in varie istituzioni ebraiche rimasero quasi senza effetto. Qualche alleggerimento alle condizioni degli Ebrei si ebbe in seguito a un cambiamento di governo, che portò alla direzione dello stato alcuni liberali.
f) Europa centrale e occidentale
Negli stati dell’Europa centrale e occidentale all’infuori della Germania e dei paesi con essa collegati la situazione degli Ebrei rimase invariata.
g) Spagna
In seguito alla rivoluzione del 1931, che fece della Spagna una repubblica, venne concessa parità di diritti agli appartenenti a tutte le religioni e quindi anche agli Ebrei, e un certo numero, non molto grande, di questi vi si trasferì, specialmente dopo che cominciarono le persecuzioni in Germania; ma poi, con la salita al potere di Franco, in conseguenza della rivoluzione militare, tornarono in vigore le antiche disposizioni contro i non Cattolici.
h) Portogallo
In questo paese continuò il movimento del ritorno aperto dei Marrani all’Ebraismo, e nel 1938 fu solennemente inaugurata una sinagoga ad Oporto.
America
L’Ebraismo d’America, specialmente degli Stati Uniti, continuò a svilupparsi. Alla forte immigrazione furono bensì poste delle limitazioni, che colpirono non solo gli Ebrei, ma questi continuarono ad aumentare di numero e d’importanza, per quanto non mancassero manifestazioni antisemite, tendenti specialmente a sostenere le teorie dei “Protocolli dei Savi di Sion”.
La cultura ebraica continuò a progredire: le istituzioni esistenti prosperarono e nuove vennero fondate. In modo particolare è da notarsi il grande sviluppo di attività editoriali.
Per quanto andasse sempre più estendendosi fra gli Ebrei l’uso della lingua del paese (inglese nel nord, spagnolo e portoghese nel sud), continuarono a essere abbastanza numerosi i parlanti yiddish e giornali e libri in questa lingua vennero pubblicati. Il progredire del Sionismo diede nuovo grande impulso allo studio della ###
Privati e organizzazioni vennero continuamente in aiuto agli Ebrei degli altri paesi, e specialmente di quelli in cui essi erano perseguitati.
Africa settentrionale e orientale
Le condizioni degli Ebrei rimasero pressoché immutate. Nelle regioni poste sotto la sovranità della Francia è da segnalarsi il progressivo avvicinamento delle popolazioni alla cultura francese.
In Libia si fecero sentire le tendenze ostili all’Ebraismo del governo fascista.
Particolarmente notevole è la decisione del Governatore Italo Balbo, nel 1936, che vietava la chiusura dei negozi di Ebrei nel sabato nelle parti nuove della città e obbligava gli alunni ebrei delle scuole medie, a differenza di quanto era pratica fino ad allora, a frequentare anche nei giorni di sabato. Alla prima disposizione gli Ebrei opposero resistenza; circa duecento di essi vennero arrestati e alcuni pubblicamente fustigati. Alla seconda risposero con l’apertura di una scuola media ebraica.