Capitolo 22 – La Diaspora ebraica fino alla prima guerra mondiale
Russia: a) Persecuzioni contro gli Ebrei e il pogrom di Kischineff; b) Gli Ebrei di Russia durante la guerra fra Russia e Giappone; c) Gli Ebrei di Russia durante il funzionamento dei primi parlamenti, nuovi pogrom e nuove restrizioni; d) Il processo Beilis; e) I “Protocolli dei Savi di Sion»
Turchia e paesi balcanici: a) Gli Ebrei durante il governo dei “Giovani Turchi”; b) Il governo del “Patto liberale”; c) La guerra balcanica; d) Condizioni degli Ebrei nei paesi balcanici staccatisi dalla Turchia; e) Condizioni degli Ebrei in Romania
Germania
Impero Austro-Ungarico: a) Austria; b) Galizia; c) Ungheria
Francia
Inghilterra
Italia
Portogallo
Stati uniti d’America
Canada
America meridionale e centrale
Asia: a) Persia, Afghanistan e Bukhara; b) Yemen; c) India e Cina
Africa: a) Algeria, Tunisia, Marocco e Libia; b) Egitto; c) Etiopia; d) Africa Meridionale
Australia
Russia
a) Persecuzioni contro gli Ebrei e il pogrom di Kischineff
La Russia continuava ad essere il paese del mondo più popolato da Ebrei.
I movimenti rivoluzionari di carattere prevalentemente sociale che agitarono la Russia negli ultimi anni del secolo XIX e nei primi del XX diedero occasione a forti persecuzioni e violenze contro gli Ebrei. Molti di questi appartenevano ai partiti socialisti e rivoluzionari e non pochi capi di questi erano Ebrei. Si formò anche un gruppo speciale di lavoratori socialisti Ebrei, designato col nome di Bund (Lega), che ondeggiò fra l’ideologia pura socialista che negava le nazionalità, sostenendo che solo la lotta di classe aveva importanza, e la combinazione fra socialismo e lotta per i diritti degli Ebrei.
Il governo russo reazionario, specialmente durante l’impero dello zar Nicola II, infierì in modo particolare contro gli Ebrei, e a questo servì anche di pretesto il fatto che uno di essi aveva ucciso un prefetto di provincia che aveva fatto fustigare operai Ebrei che avevano organizzato una manifestazione il 1° maggio 1902.
II colmo delle violenze ebbe luogo a Kischineff, citta della Bessarabia con oltre 30.000 anime di cui poco meno della metà Ebrei, nella Pasqua cristiana del 1903 e nei giorni successivi. L’occasione dell’insorgere della popolazione contro gli Ebrei fu fornita dal ritrovamento, in un villaggio, di un ragazzo russo ucciso: dell’uccisione furono incolpati gli Ebrei con la solita calunnia di omicidio rituale. In seguito venne accertato che il ragazzo era stato ucciso da parenti per ragioni di interesse. Ebbero luogo stragi di Ebrei organizzate e suscitate dal governo: molti furono gli uccisi ed i seviziati barbaramente e molte case e negozi di Ebrei furono saccheggiati e distrutti. Nei casi in cui gli Ebrei cercarono di difendersi ciò fu loro impedito dagli agenti del governo che erano rimasti inerti spettatori delle violenze compiute contro di loro. L’impressione di questi fatti fu vivissima, e non mancarono scrittori non ebrei, fra cui il russo Tolstoi, che cercarono di suscitare indignazione contro di essi, ma non per questo cessarono le violenze. Il governo russo poi, prevedendo che queste avrebbero avuto per conseguenza il rafforzamento del sentimento nazionale fra gli Ebrei, corniciò a perseguitare i Sionisti, vietò offerte per il Fondo nazionale ebraico e proibì le riunioni di Sionisti. Le violenze continuarono poi in molti luoghi. Verso la fine del 1903 si inscenò un processo contro gli autori delle stragi di Kischineff, ma da esso, che si tenne a porte chiuse, si fece risultare che nessuna responsabilità avevano il governo o suoi esponenti autorevoli, e solo furono condannate alcune centinaia di esecutori prezzolati appartenenti al popolo minuto.
b) Gli Ebrei di Russia durante la guerra fra Russia e Giappone
Nuove stragi di Ebrei ebbero luogo durante la guerra russo-giapponese (1904), per quanto molti Ebrei combattessero nell’esercito russo, e dopo la sconfitta di questo le violenze contro gli Ebrei indussero oltre centomila Ebrei a emigrare dalla Russia in America.
c) Gli Ebrei di Russia durante il funzionamento dei primi Variamenti
Intanto i movimenti rivoluzionari e l’azione del governo tendente a reprimerli continuavano a infierire in Russia, e dopo la sconfitta di questa nella guerra col Giappone lo Zar si vide costretto a dichiarare sue intenzioni di mitigare l’assolutismo, di chiamare persone elette dal popolo a prendere parte alle discussioni sulle leggi del paese e diede ordine ai ministri di invitare i singoli cittadini e le assemblee di loro rappresentanti a far delle proposte. Nell’aprile del 1905 i capi delle Comunità ebraiche si riunirono a Vilna e costituirono una Unione per l’emancipazione degli Ebrei in Russia: agli Ebrei dovevano essere concessi tutti i diritti individuali dei cittadini e alla collettività ebraica i diritti di minoranza nazionale. I reazionari non si opposero a tali concessioni, ma organizzarono nuovi pogrom, appoggiati come al solito dal governo. Le violenze furono specialmente gravi a Bialistok e a Zitomir e, per quanto gli Ebrei si fossero difesi valorosamente, numerosissime furono le vittime.
I liberali russi e gli Ebrei sperarono che la situazione generale della Russia e le condizioni degli Ebrei migliorassero dopo che lo Zar fu costretto a dare una costituzione e a istituire il Parlamento (Duma) eletto dal popolo: nel primo di questi parlamenti la maggioranza era costituita da liberali e fra i suoi membri vi furono dodici Ebrei. Ma durante la sessione della Duma nuove violenze contro gli Ebrei ebbero luogo, specialmente a Bialistok (giugno 1916) dove si rinnovarono gli orrori di Kischineff. Di queste violenze fu, nel seno della Duma, accusato dai liberali il governo, ma nulla fu deciso in favore degli Ebrei, e la Duma fu sciolta dallo Zar il 21 luglio. Nel secondo e nel terzo parlamento che si succedettero a breve distanza dal primo il governo reazionario riuscì ad avere la maggioranza e il numero di delegati Ebrei fu scarsissimo. Non occorre dire che le condizioni degli Ebrei andarono peggiorando ulteriormente.
La reazione contro l’attività dei liberali si fece ancora più viva nel periodo del terzo parlamento e nuove restrizioni furono imposte agli Ebrei: tra altro furono maggiormente limitati i territori in cui gli Ebrei potevano risiedere ed ebbero luogo espulsioni, accompagnate da atti di barbarie e di violenze in molti luoghi; non solo fu diminuito ancora il numero sugli Ebrei ammessi a frequentare le scuole medie e superiori, ma furono anche stabilite gravosissime limitazioni sul numero degli Ebrei ai quali veniva concesso di presentarsi agli esami come privatisti.
d) Il processo Beilis
Altro grave sintomo della situazione degli Ebrei in Russia fu il processo per accusa di omicidio rituale intentato contro Mendel Beilis. A Kiew si trovò nei pressi di una fabbrica di proprietà ebraica, nella quale il Beilis era impiegato, un giovane russo ucciso, e dell’uccisione furono, come molte altre volte, accusati gli Ebrei che l’avrebbero compiuta per motivi rituali. Il processo diede luogo a gravi manifestazioni di antisemitismo anche perché la popolazione, indignata per la morte del capo del governo in seguito a ferite riportate per l’aggressione di un Ebreo, mirava a rendere responsabile del delitto tutti gli Ebrei. Per quanto nel processo Beilis i giudici fossero tutti o quasi antisemiti, l’accusato venne assolto (autunno 1913).
e) “I Protocolli dei Savi di Sion”
Le violenze contro gli Ebrei furono accompagnate da attiva propaganda antisemitica. Tra i documenti di questa hanno particolare importanza i “Protocolli dei Savi di Sion”. Questi rappresentano gli Ebrei come costituenti una associazione internazionale che mira a dominare il mondo a proprio vantaggio e ad assoggettare o annientare tutte le altre nazioni. Tali scopi vengono anche attribuiti alle organizzazioni sionistiche. I Protocolli furono poi in seguito tradotti in molte lingue e diffusi in tutti i paesi del mondo. La descrizione che in essi si fa degli Ebrei è fatta apparire come dovuta a dichiarazioni di “savi” Ebrei nascosti, secondo le quali la rivoluzione francese sarebbe stata originata da una congiura degli Ebrei di tutti i paesi: ottenuti in Francia parità di diritti a quelli degli altri cittadini, se ne sarebbero serviti per poter distruggere il mondo cristiano e costruire sulle sue rovine il dominio di Israele: gli Ebrei che avrebbero per primi sostenuto e diffuso i principi democratici per potere salire al potere, ottenuto questo avrebbero dominato il mondo con la violenza, negando che i governi dovessero ispirarsi a principi morali.
Turchia
a) Gli Ebrei durante il governo dei “Giovani Turchi”.
La rivoluzione del 1908 portò al potere i “Giovani Turchi” che ebbero tendenze liberali, ma che non riconobbero diritti nazionali alle popolazioni soggette alla Turchia. Gli Ebrei, numerosi in molti centri e specialmente a Costantinopoli e a Salonicco, parteggiarono per i “Giovani Turchi” non pensarono, neppure per mezzo dei deputati ebrei al Parlamento, a fare riconoscere diritti nazionali agli Ebrei, e sostennero il governo nelle sue tendenze contrarie al Sionismo e dirette a impedire l’aumento della popolazione ebraica in Èretz Israèl, soggetta alla Turchia. Perfino il gran rabbino della Turchia, Chayìm Nachum, si mostrò decisamente favorevole a questa politica antisionistica.
b) Il governo del “Patto liberale”
Caduto il governo dei “Giovani Turchi” il partito dominato detto del “Patto liberale” era favorevole al riconoscimento di diritti nazionali alle minoranze, ma, siccome gli Ebrei avevano in genere parteggiato per i “Giovani Turchi”, ebbe carattere decisamente antisemitico.
Un gruppo di Ebrei fondò una associazione che mirava a ottenere anche per loro diritti di minoranza nazionale, ma, prima che se ne potessero vedere gli effetti, scoppiò (1912) la guerra balcanica che ebbe per conseguenza l’inizio dello smembramento dell’impero turco.
c) La guerra balcanica
La guerra dei paesi balcanici (Grecia, Bulgaria e Serbia) contro la Turchia portò nuove sventure agli Ebrei; in entrambi i campi combatterono soldati ebrei, e in genere i conquistatori balcanici infierirono contro gli Ebrei della Turchia. In modo particolare soffrì la grande Comunità di Salonicco che contava circa 70.000 Ebrei, e nella quale, anche prima della guerra, rivalità commerciali dividevano Ebrei e Greci. Quando l’esercito greco conquistò la città (novembre 1912) gravi devastazioni, rapine e stragi furono commesse contro gli Ebrei. Il governo greco si mostrò contrario a queste azioni, e fu poi in genere benevolo verso la popolazione ebraica della città.
d) Condizioni degli Ebrei nei paesi balcanici staccatisi dalla Turchia
Terminata la guerra con la vittoria degli stati balcanici, questi ottennero molte regioni che prima appartenevano alla Turchia e dove abitavano numerosi Ebrei. La condizione di quelli che passarono sotto il dominio della Bulgaria e della Serbia non peggiorarono, ed essi ebbero diritti di cittadini. In tristi condizioni invece si trovarono gli Ebrei dei paesi che passarono sotto il dominio della Romania.
e) Condizioni degli Ebrei in Romania
In questo paese gli Ebrei continuarono a essere sottoposti a tutti i doveri dei cittadini senza averne i diritti, nonostante gli impegni presi dal governo e sempre nuove limitazioni poste alla loro libertà di lavoro. Un alto funzionario del ministero degli esteri degli Stati Uniti d’America cercò di indurre le potenze europee ad agire; ma questo non ebbe altro effetto che quello di mitigare leggermente le leggi restrittive che riguardavano gli Ebrei.
Gravi violenze contro di questi, suscitate e incoraggiate in parte dalle autorità, ebbero luogo nel 1907 in circostanze analoghe a quelle della Polonia nel secolo XVII: i contadini che dovevano pagare forti somme agli Ebrei, che questi poi come affittuari versavano quasi interamente ai latifondisti proprietari dei terreni, si scagliarono contro gli esattori.
Queste tristi condizioni indussero molti Ebrei a emigrare, specialmente in America; alcuni poi, ai quali era difficile raggiungere questo paese, si fermavano in altri paesi, soprattutto in Inghilterra.
Il Sionismo fece notevoli progressi in Romania e diede luogo a tentativi di organizzazione delle Comunità ebraiche e di diffusione della cultura ebraica. Ma gravi difficoltà si incontrarono da parte del governo che, mentre cercava di ostacolare gli Ebrei in queste loro azioni, ne traeva pretesto per riconfermare che gli Ebrei, come stranieri, non dovevano avere diritti di cittadini.
Germania
In Germania continuarono l’assimilazione e l’antisemitismo. Questo però non ebbe manifestazioni di violenza e agì nel senso di impedire di fatto agli Ebrei di occupare posti elevati e di responsabilità per quanto le leggi non stabilissero nessuna restrizione per loro.
Nelle professioni liberali, nel commercio e nell’industria gli Ebrei prosperarono e non pochi di essi raggiunsero agiatezza e ricchezza.
Per quel che riguarda la vita spirituale, continuarono le lotte fra “ortodossi” e “riformisti”. I primi fondarono nel 1912 l’associazione detta Agudàt Israel, mirante alla conservazione, senza modifica alcuna, della vita ebraica tradizionale. A differenza del Mizrachì questa associazione ebbe carattere decisamente antisionistico. La tendenza alla completa assimilazione politica fece naturalmente sì che in principio il Sionismo non avesse molti seguaci in Germania; tuttavia negli Ebrei di questo paese rimase vivo il senso della solidarietà ebraica ed essi vennero in aiuto ai perseguitati della Russia e favorirono l’emigrazione di quelli che passarono per la Germania. A questo scopo fu istituita nel 1901 l’associazione per l’aiuto agli Ebrei (Hilfsverein) che fondò pure delle scuole per gli Ebrei dell’Oriente e di Èretz Israèl, nelle quali si cercò di far penetrare la cultura tedesca, come l’Alliance Israèlite Universelle cercava di far penetrare quella francese. Nel 1912 l’associazione tedesca istituì in Èretz Israèl un politecnico per lo sviluppo dell’industria nei centri ebraici che vi si andavano formando e sviluppando.
Nonostante la prevalenza della tendenza assimilatrice, non mancarono in Germania scrittori che si fecero sostenitori del Sionismo, sia nel suo aspetto politico sia in quello culturale e spirituale, e vivaci polemiche ebbero luogo fra essi e gli avversari del Sionismo. In Germania e, in genere, nell’Europa centrale e occidentale, è anche da notare la tendenza di coloro che, pur riconoscendo giustificato che gli Ebrei dei paesi dove essi erano perseguitati si sentissero appartenenti a una nazione a parte, non ammettevano che gli Ebrei dei paesi dove essi vivevano tranquilli non dovessero considerare come propria nazionalità quella di coloro in mezzo ai quali vivevano, e ritenevano che essi dovessero distinguersi soltanto per la religione.
Impero austro-ungarico
a) Austria
Nell’Austria propriamente detta e specialmente a Vienna non si registrano cambiamenti degni di nota in confronto al periodo precedente.
b) Galizia
Presso tutte le varie popolazioni che erano soggette all’impero degli Asburgo, in alcune parti delle quali, soprattutto in Galizia, gli Ebrei erano assai numerosi, infuriava più o meno l’antisemitismo, e nelle continue lotte fra gli appartenenti alle varie nazionalità furono spesso coinvolti gli Ebrei, dei quali i vari elementi etnici si servivano per i loro interessi. La nazionalità ebraica e lo yiddish non erano ufficialmente riconosciuti, ed anche quando la legge promulgata nel 1907 stabiliva che i membri di varie nazionalità eleggessero i loro rappresentanti, gli Ebrei non furono compresi fra gli altri gruppi etnici riconosciuti a questo effetto, per quanto più numerosi degli appartenenti ad alcuni dei gruppi riconosciuti. Ciò fu dovuto in parte anche all’opera degli Ebrei assimilati.
Come membri del parlamento generale e di assemblee regionali furono eletti degli Ebrei, ed anche alcuni non assimilati, ma essi non rappresentavano la nazione ebraica, bensì quella di cui ufficialmente facevano parte. Alcuni deputati ebrei del Parlamento si costituirono in un gruppo ebraico che si proponeva di lottare per ottenere anche per gli Ebrei i diritti di minoranza nazionale e parità di diritti con gli altri cittadini. Nel censimento della popolazione che ebbe luogo nel 1910, e nelle schede del quale si doveva anche dichiarare la nazione a cui si apparteneva e la lingua che si parlava, per quanto le autorità avessero dichiarato che in tali dichiarazioni erano ammesse soltanto le nazionalità e le lingue ufficialmente riconosciute, molti Ebrei della Polonia si dichiararono di nazionalità ebraica e parlanti yiddish; alcuni di essi per questo furono puniti con multe e altri cedettero alle minacce e si dichiararono polacchi e parlanti la lingua polacca.
Il diffondersi del Sionismo in parte della popolazione ebraica determinò una scissione tra Sionisti e assimilati, che diede luogo talvolta a lotte in cui venne anche sparso sangue. Vivissimi furono i contrasti, specialmente in occasione delle elezioni al Parlamento nel 1911: i Sionisti accusarono i loro avversari e i funzionari del governo di falsificazioni tendenti a far prevalere Ebrei assimilati contro Sionisti, e pare che tali accuse non fossero infondate: certo i Sionisti furono sconfitti.
Dal punto di vista economico, la numerosa popolazione ebraica della Polonia austriaca andava sempre più impoverendosi, perché nuove disposizioni del governo sul monopolio di generi che erano in gran parte in mano di Ebrei vennero a rendere difficilissimo e impossibile a questi continuare a esercitare il commercio.
c) Ungheria
In Ungheria le condizioni economiche degli Ebrei erano in genere buone, in quel paese non si pensava a cercare di ottenere diritti di minoranza nazionale, e in genere gli Ebrei tendevano ad assimilarsi ai Magiari e prendevano parte ai movimenti nazionali di questi. Sempre più vivi si fecero i contrasti e le lotte fra “ortodossi” e riformati, e in quasi tutti i centri si ebbero Comunità separate riconosciute entrambe dal governo, con prevalenza, in genere, degli “ortodossi”. Tentativi di ricondurre gli Ebrei di Ungheria all’unità andarono falliti: a una assemblea convocata a questo scopo presero parte soltanto i rappresentanti di un ottavo circa delle Comunità, di cui solo poco più di un decimo delle Comunità “ortodosse” che, naturalmente, non riconobbero come vincolanti per loro le decisioni del assemblea.
Francia
Al principio del secolo XX prevalsero in Francia le tendenze liberali, e negli Ebrei continuò a far progressi l’assimilazione. Vi fu persino chi sostenne che essi dovevano abbandonare l’osservanza del sabato e delle norme alimentari. La legge promulgata nel 1905, che stabiliva la completa separazione fra Chiesa e Stato, aboliva il regime concistoriale, permetteva l’esistenza di associazioni di qualunque religione per provvedere ai bisogni spirituali dei loro aderenti, senza però che il governo provvedesse al mantenimento del culto, come avveniva in precedenza. Gli Ebrei costituirono varie Comunità, organizzate sotto un consiglio e un rabbino capo. A questa carica fu nominato Alfredo Levi, che succedette a Zadoc Kahn, morto nel 1907. Non occorre dire che gli Ebrei residenti da molto tempo in Francia si consideravano completamente francesi e non nutrivano sentimenti di nazionalità ebraica. Questa invece era fortemente sentita da numerosi profughi dalla Russia, che si stabilirono specialmente a Parigi, in un quartiere speciale, dediti al piccolo artigianato e al commercio minuto. Il fatto che gli artigiani ebrei, che conducevano vita poverissima, esigessero per i loro lavori compensi assai minori che gli operai francesi, fece nascere l’opposizione di questi e così ebbero origine nuovi movimenti antisemitici. In seguito gli Ebrei entrarono a far parte delle associazioni operaie generali e fondarono tra di loro delle società di mutuo soccorso che mitigarono in parte le miserie dei lavoratori ebrei.
Inghilterra
L’Inghilterra, più ancora che la Francia, vide, nei primi decenni del secolo XX, crescere notevolmente la popolazione ebraica a causa dell’immigrazione, specialmente dalla Russia e dalla Romania: quartieri di Londra nella parte orientale e centrale della città furono abitati da numerosi Ebrei, dediti per lo più al piccolo artigianato, e Ebrei si stanziarono anche in luoghi dove prima essi non risiedevano. Dato che l’Inghilterra era già un paese con una popolazione molto fitta, si pensò a limitare l’immigrazione di stranieri; ma quando fu promulgata una legge in tal senso vennero eccettuati gli immigrati a causa di persecuzioni religiose e politiche.
Il governo inglese non diede segni d’antisemitismo, il che però non impedì che di quando in quando avessero luogo disordini contro gli Ebrei, determinati per lo più da ragioni di concorrenza, e che certi giornali mostrassero chiare tendenze antisemite.
Nei profughi dai paesi perseguitati era vivo il sentimento di nazionalità, mentre nella popolazione ebraica residente da lungo tempo in Inghilterra, per quanto non mancassero i Sionisti, prevaleva, come negli altri paesi dell’Europa occidentale, la tendenza all’assimilazione nazionale, e anche in Inghilterra si fecero sentire voci che miravano a privare la vita ebraica delle sue caratteristiche speciali.
Italia
A differenza di quello che avvenne in Francia ed in Inghilterra, non affluirono in Italia masse di profughi dall’Europa orientale; la popolazione ebraica continuò a essere assai scarsa, circa dell’uno per mille, e le condizioni civili e politiche degli Ebrei non subirono modificazioni: la completa parità di diritti degli Ebrei fu mantenuta di fatto e non mancarono Ebrei che salirono alle più alte cariche di stato: fra questi il professor Luigi Luzzatti, ministro delle finanze, e poi anche presidente del consiglio dei ministri (1910) e il generale Giuseppe Ottolenghi, ministro della guerra (1906-1910). È anche da ricordarsi che questo generale fu maestro del principe ereditario per le scienze militari, come un altro Ebreo, il senatore Vittorio Polacco, lo fu per quelle giuridiche.
L’antisemitismo si manifestò solo sporadicamente presso singoli individui e gruppi, e tentativi, suscitati specialmente dai clericali soprattutto in occasione della guerra con la Turchia che condusse alla annessione della Libia all’Italia, non ebbero grave seguito.
L’assimilazione continuò a progredire; il Sionismo fu concepito specialmente come movimento di aiuto ai correligionari oppressi; ma in alcuni, specialmente giovani, esercitò una influenza più profonda e il sentimento nazionale si sviluppò in alcuni di essi, e li spinse ad accrescere la loro cultura ebraica e la conoscenza della lingua ebraica. Si tennero convegni giovanili ebraici e si fondarono associazioni di cultura ebraica e gruppi sionistici. Il Sionismo ebbe anche fieri avversari, e dei due periodici ebraici che allora si pubblicavano in lingua italiana, l’uno, il Corriere Israelitico si fece propugnatore del Sionismo, mentre l’altro, il Vessillo Israelitico, lo avversava. Quanto al Sionismo è poi da notare che in Italia, a differenza di quello che avvenne in altri paesi, non si sentì in genere contrasto tra Sionismo e fedeltà alla tradizione rituale; anzi, alcuni giovani, attraverso il Sionismo, si riavvicinavano alle tradizioni ebraiche che le loro famiglie avevano nelle ultime generazioni abbandonato. Significativo è il fatto che due tra i rabbini più autorevoli e più fedeli alle tradizioni, S.H. Margulies a Firenze e Samuele Colombo a Livorno, furono sostenitori del Sionismo. Le nuove caratteristiche dell’Ebraismo giovanile in Italia furono rappresentate specialmente dalla Settimana Israelitica di Firenze fondata dal Margulies nel 1910.
Portogallo
Alla fine del primo decennio del secolo XX è da notarsi la ripresa, con una certa intensità, dalla vita ebraica in Portogallo, dove era completamente cessata nel secolo XVI. Già prima del 1910 si era formata a Lisbona una piccola Comunità; ma dopo che in quell’anno, in seguito alla rivoluzione, fu concessa ufficialmente libertà religiosa ai non Cattolici, molti Marrani che erano rimasti nel paese si dichiararono apertamente Ebrei e nuove Comunità si formarono in alcune città.
Stati uniti d’America
Come già sappiamo, in America, e soprattutto negli Stati Uniti dell’America del Nord affluì gran parte dei profughi dalle persecuzioni dell’Europa orientale: nel 1914 gli Ebrei vi erano in numero di circa 3 milioni; e l’America diventò per numero di Ebrei il secondo centro del mondo, mentre il primo continuava a essere la Russia.
Le persecuzioni, le violenze e le stragi di Ebrei in Russia fecero viva impressione in America, anche nei non Ebrei, e numerose furono le proteste e gli aiuti dati ai perseguitati. Il governo degli Stati Uniti, dopo vari vani tentativi di agire sulla Russia a difesa degli Ebrei, giunse al punto di denunciare un accordo concluso con la Russia nel 1832, in segno di protesta contro il fatto che il governo russo non riconosceva ai cittadini americani ebrei in Russia i diritti che quell’accordo concedeva a tutti i cittadini americani. Nonostante le gravi differenze di abitudini, di lingua, di atteggiamento di fronte alla tradizione fra gli antichi abitatori degli Stati Uniti, quasi del tutto assimilati, e i nuovi immigrati, è da notarsi la tendenza a unificare in una sola organizzazione le nuove Comunità e istituzioni ebraiche. Numerosi giornali ebraici in inglese e in yiddish venivano pubblicati, mentre poco successo ebbero tentativi di giornali in ebraico. Anche la scienza dell’Ebraismo ebbe cultori, e in America si pubblicò la prima enciclopedia ebraica (Jewish Encyclopedia) in lingua inglese in 12 volumi fra il 1901 e il 1906.
Anche il governo degli Stati Uniti, come quello dell’Inghilterra, si preoccupò della forte immigrazione, non solo di Ebrei, da vari stati di Europa e vi mise delle limitazioni che colpirono anche gli Ebrei, per quanto alcune disposizioni che eccettuavano dalle restrizioni alcune categorie di immigranti rendessero agli Ebrei l’ingresso nel paese meno difficile che per altri.
Neanche l’America fu del tutto immune dalla piaga dell’antisemitismo da parte di singoli e di gruppi che vollero escludere gli Ebrei da certe associazioni e da certi ritrovi, ma l’atteggiamento del governo fece sì che i tentativi antisemitici non producessero gravi effetti.
Canada
Anche nelle colonie inglesi dell’America settentrionale, e specialmente nel Canada, andò aumentando la popolazione ebraica: Comunità numerosa si formò a Montreal, nonostante l’ostilità agli Ebrei dimostrata dai clericali, specialmente francesi. Altri centri, dove si fece sentire meno questa ostilità, si formarono a Toronto e Winnipeg: ma in questi centri fu limitata l’immigrazione, per ragioni commerciali.
America meridionale e centrale
Le colonie ebraiche che erano state fondate in precedenza in Argentina prosperarono. I coloni vivevano per lo più in villaggi speciali. Altri Ebrei abitavano a Buenos Aires e in altre città.
Ebrei in numero non grande abitavano pure in Brasile, specialmente a Rio de Janeiro, e in repubbliche dell’America centrale. Questi erano in gran parte immigrati dagli Stati Uniti.
Asia
a) Persia, Afganistan e Bukhara
In Persia, dove Inghilterra e Russia si contendevano il predominio, gli Ebrei continuarono ad essere praticamente soggetti alla popolazione indigena.
Pochi Ebrei abitavano pure in Afganistan e Bukhara. Nella prima di queste regioni, l’influenza inglese servì a difendere gli Ebrei dall’oppressione dei signori locali, mentre in Bukhara, soggetta alla Russia, gli Ebrei erano alla mercé delle autorità del paese. Molti ricchi commercianti emigrarono in Èretz Israèl, e a Gerusalemme fondarono un quartiere speciale.
b) Yemen
Dallo Yemen, dove gli Arabi tenevano in soggezione e quasi in schiavitù gli Ebrei, emigrò in Èretz Israèl parte della popolazione povera che in genere si diede alle professioni più umili e dimostrò grande intelligenza e capacità di adattamento.
c) India e Cina
Anche in India e in Cina vivevano da tempo in piccolo numero Ebrei, sui quali non si hanno molte notizie. Essi si stanziarono specialmente a Calcutta e a Bombay, e una piccola Comunità europea si formò a Shangai.
Africa
a) Algeria, Tunisia, Marocco e Libia
Le varie regioni dell’Africa settentrionale divennero poco a poco dipendenti da potenze europee: in genere gli Ebrei favorirono l’affermarsi di queste potenze e con questo si attirarono l’ostilità degli indigeni, soprattutto arabi. La Francia in Algeria e Tunisia e più tardi, dopo la conquista, l’Italia in Libia (Tripolitania e Cirenaica) tendevano ad assimilare gli Ebrei, che in parte ne adottarono la lingua e la cultura, ma per lo più lasciarono larghe autonomie interne e mantennero il funzionamento dei tribunali rabbinici, ma con competenze limitate a questioni religiose, familiari e di statuto personale.
In Marocco, di cui Francia e Spagna si contendevano il dominio, l’autorità dei sultani locali durò più a lungo che altrove. Il rafforzarsi dell’influenza francese, favorita anche là dagli Ebrei, provocò disordini e violenze contro di questi, specialmente a Fez nel 1912. L’anno successivo Francia e Spagna si divisero le zone di influenza: gli Ebrei di Tangeri, che toccò alla Spagna, mandarono un’ambasceria a Madrid e il re di Spagna Alfonso l’accolse benevolmente e promise loro la sua protezione.
b) Egitto
In Egitto, sotto la protezione inglese fin dal 1882, vivevano Ebrei specialmente al Cairo e in Alessandria, e nulla di speciale importanza è da notarsi.
c) Etiopia
In Etiopia è da segnalarsi che la popolazione dei Falascià, che si affermava di origine ebraica e aveva conservato molte tradizioni ebraiche, finì per ritornare in gran parte in seno all’Ebraismo generale. Di loro si occuparono specialmente il dott. Jacob Faitlovitch e un comitato formatosi in Italia sotto la presidenza del rabb. Dott. Margulies, e alcuni giovani Falascià furono alunni del Collegio Rabbinico Italiano.
d) Africa Meridionale
Nell’Africa Meridionale, dopo le difficoltà determinate dalla guerra con l’Inghilterra e con l’Olanda, gli Ebrei continuarono a vivere tranquilli e a godere in genere di agiatezza e di ricchezza, ma non vi affluirono nuovi immigranti. Le Comunità più importanti erano quelle di Johannesburg, Capetown e Pretoria.
Australia
In Australia continuò a vivere una scarsa popolazione ebraica, immigratavi in precedenza specialmente dall’Inghilterra e dalla Germania, ma neppure in quella parte del mondo affluirono immigranti dall’Europa orientale. Le Comunità più importanti erano quelle di Sidney e di Melbourne.