Capitolo 11 – Gli Ebrei dell’Europa occidentale e dell’America dalla metà del secolo XVII alla rivoluzione francese
Francia e Provenza: a) Francia; b) Provenza; c) Alsazia e Lorena; d) Cerf Berr e gli Ebrei a Parigi
Inghilterra: a) I Marrani dopo l’espulsione; b) Ritorno di Ebrei in Inghilterra; c) Concessione e revoca dei diritti di cittadinanza agli Ebrei
I Marrani nella Penisola iberica: a) Spagna; b) Portogallo
America: a) Colonie portoghesi; b) Colonie olandesi, inglesi e francesi; c) Gli Ebrei durante e dopo la guerra d’indipendenza
Francia e Provenza
a) Francia meridionale
Nella Francia meridionale, ad Avignone e nelle altre città soggette al governo della Chiesa, rimasero all’incirca invariate le condizioni descritte per il periodo precedente. I rigori dell’Inquisizione, le continue pressioni per indurre all’abiura, le forti tasse indussero alcuni degli Ebrei di quelle regioni a trasferirsi a Bordeaux e in altri paesi della Francia meridionale dove si trovavano gruppi di Marrani, conosciuti come Portoghesi, Spagnoli e nuovi Cristiani. Essi avevano continuato a professare pubblicamente il Cristianesimo e segretamente l’Ebraismo, mentre i nuovi venuti erano abituati a vivere apertamente da Ebrei. Questo loro comportamento non poteva essere facilmente tollerato dalle popolazioni e dalle autorità che non riconoscevano il diritto di residenza agli Ebrei in Francia, tanto più che il loro modo di vivere induceva poi anche i Marrani a cercare di togliersi la maschera.
Il grande impulso che i nuovi venuti diedero al commercio fece sì che, nonostante frequenti decisioni del governo centrale a Parigi per la loro espulsione, essi di fatto vi rimasero in gran parte, e ad essi si aggiunsero poi elementi immigrati dall’Alsazia e Lorena e da altri paesi, specialmente di lingua tedesca. Vennero così a formarsi come due Comunità distinte: i Portoghesi e i nuovi immigrati. Tra le due Comunità vi erano forti contrasti, sia per rivalità commerciali e sia perché i Portoghesi si consideravano e volevano farsi considerare come più nobili degli altri e, per quanto finisse per essere praticamente tollerato che essi non nascondessero del tutto il loro Ebraismo, essi non volevano essere confusi con gli Ebrei immigrati da Avignone e da altri paesi e miravano a far sì che a loro soli fossero concessi diritti legali di residenza e una certa libertà di commercio. Le conseguenze di questo stato di cose si fecero vivamente sentire in seguito.
b) Provenza
In Provenza non fu ostacolato lo stabilirsi di commercianti ebrei a Marsiglia, dopo che il suo porto venne dichiarato porto franco (1669); ma in seguito i commercianti cristiani che si ritenevano danneggiati dalla loro concorrenza riuscirono a farli espellere, adducendo come ragione il carattere ultracattolico della città che non aveva mai ammesso appartenenti ad altre religioni. Agli Ebrei fu concesso soltanto di risiedere provvisoriamente in determinate città della Francia, in occasione di mercati. Alcuni Ebrei riuscirono però, nonostante questo, a stabilirsi in alcuni luoghi; a Montpellier finirono per essere tollerati.
c) Alsazia e Lorena
Dopo l’Alsazia anche la Lorena venne aggregata alla Francia, e così il numero degli Ebrei soggetti a questa andò aumentando. Dalla città principale dell’Alsazia, Strasburgo, gli Ebrei erano esclusi, salvo rare concessioni eccezionali; invece a Metz, capoluogo della Lorena, esisteva una Comunità importante. Non mancavano poi altre Comunità minori. Gli Ebrei erano, come prima, soggetti a tasse e restrizioni gravosissime, per ottenerne diritto di residenza o di dimora provvisoria, e di “protezione” e vivevano per la maggior parte miseramente. Essi si occupavano di trasporto di merci, mercato ambulante e prestito di denaro. Oberati come erano di tasse e tutt’altro che sicuri che i loro debitori avrebbero adempiuto i loro obblighi, dovevano esigere interessi relativamente forti, e così si procurarono l’odio dei loro debitori, e non di rado ebbero a soffrire violenze da parte delle popolazioni, e talvolta le autorità intervennero a proteggerli. Alcuni ricchi si occupavano di commercio di bestiame ed esercitavano la professione di orefici. La cultura e il genere di vita che conducevano gli Ebrei dell’Alsazia e della Lorena erano del tutto conformi alle tradizioni e alle abitudini di quelli dell’Europa orientale, e per questo erano in vivo contrasto con quelli dei Sefarditi della Francia meridionale e della Provenza.
d) Cerf Berr e gli Ebrei a Parigi.
Dietro le istanze di un ricco Ebreo, che aveva aderenze presso il governo, Cerf Berr, il re Luigi XVI emanò un decreto (1784) che alleggeriva gli Ebrei di alcune tasse e che poteva sembrare segnasse l’inizio di una politica più equa e umana verso di loro, ma poco dopo si tornò ai vecchi sistemi. A Parigi, dopo che Cerf Berr ebbe il permesso individuale di risiedervi permanentemente (1771), si stanziarono pure alcuni “Portoghesi” che costituirono una Comunità sefardita: in seguito si formò anche una piccola Comunità ashkenazita. Anche in altri luoghi della Francia fu concessa residenza a Cerf Berr e ai suoi aderenti.
Inghilterra
a) I Marrani dopo l’espulsione.
Dopo l’espulsione del 1290 (vedi vol. II p. XXX) per alcuni secoli non ci furono Ebrei in Inghilterra. Nel secolo XVII ragioni commerciali indussero Marrani residenti in Olanda a trasferirsi in Inghilterra, specialmente a Londra, e vi furono ammessi, come nella Francia meridionale, come Cristiani portoghesi.
Anche in Inghilterra, dove non funzionava l’Inquisizione, questi Marrani cominciarono a non nascondere la loro identità ebraica, e due fattori contribuirono a far sì che non venissero espulsi, per quanto non fosse stata revocata la legge che escludeva gli Ebrei dal paese: da un lato il solito motivo dell’ incremento al commercio che essi davano (specialmente la concorrenza e le guerre fra Inghilterra e Olanda consigliavano di favorire l’emigrazione da questa a quella di elementi così utili); d’altra parte il movimento spirituale cristiano del Puritanesimo capitanato da Oliver Cromwell che finì per dominare nel paese: i Puritani si avvicinarono allo studio della Bibbia e sentivano per il popolo della Bibbia una certa simpatia, oltre a sperare che, ammettendo o tollerando la permanenza degli Ebrei, avrebbero più facilmente potuto indurli a convertirsi. Ciononostante ragioni giuridiche, religiose e di concorrenza commerciale fecero sì che ci volesse parecchio tempo perché gli Ebrei fossero ufficialmente riammessi e fosse loro concessa libertà di culto. Parecchi tentativi in questo senso andarono falliti, nonostante gli sforzi del Cromwell, coadiuvati anche dall’opera e dagli scritti in latino e in inglese di Menashè ben Israèl che si recò appositamente in Inghilterra e morì nel viaggio di ritorno che intraprese dopo di aver perduto la speranza di raggiungere il suo scopo (1657).
b) Ritorno di Ebrei in Inghilterra
Solo dopo la restaurazione monarchica (1660) fu possibile agli Ebrei di vincere le opposizioni e di fondare una Comunità sefardita, della quale fu chiamato dall’Olanda come rabbino Ya’akòv Sasportas, noto come accanito avversario di Shabbetài Tzevì.
Tra i rabbini che gli succedettero è da ricordare David Nieto, di Venezia, medico e filosofo, che fu prima rabbino a Livorno. Egli incontrò a Londra vive opposizioni perché accusato di seguire le idee di Spinoza ma alla fine riuscì, con alcuni suoi scritti, a vincerle, e conservò la sua carica fino alla sua morte (1728).
Gli Ebrei sefarditi erano, come in altri paesi, generalmente ricchi, e si occuparono molto, oltre che di commercio vero e proprio, di operazioni finanziarie nella borsa di Londra che aveva acquistato grandissima importanza. Anche a Londra si aggiunse poi alla Comunità sefardita una Comunità ashkenazita formata da Ebrei provenienti da vari paesi, che riuscirono a stanziarvisi nonostante le opposizioni delle autorità che non vedevano di buon occhio l’introduzione di elementi privi di mezzi, e degli Ebrei sefarditi perché temevano che la loro presenza potesse danneggiarli. I membri della Comunità ashkenazita si occuparono in genere di piccolo commercio, prima solo ambulante e poi anche in negozi. Oltre che a Londra si formarono poi delle Comunità in altri centri minori. Gli Ebrei non avevano però diritto di cittadinanza ed erano sottoposti a numerose restrizioni, oltre a quelle a cui erano sottoposti anche i Cristiani non appartenenti alla Chiesa anglicana, come Cattolici e Protestanti.
c) Concessione e revoca dei diritti di cittadinanza agli Ebrei
Solo nel 1753, in vista delle benemerenze che gli Ebrei si erano acquistati dal punto di vista economico, aiutando lo stato nei momenti di difficoltà, e per timore che gli Ebrei, se non fossero loro concessi diritti di cittadinanza, abbandonassero il paese, il Parlamento dopo lunghe discussioni decise a grande maggioranza di concedere loro tali diritti, ma poi in seguito, cedendo a pressioni e tumulti, l’anno successivo revocò il decreto. Alcuni Ebrei della Comunità sefardita, che non volevano essere esclusi dalla società civile e che aspiravano a essere membri del Parlamento, finirono per accettare il battesimo e a passare definitivamente al Cristianesimo, dimenticando che, proprio per evitare questo passo, i loro padri avevano abbandonato i paesi nei quali i loro antenati avevano vissuto molti secoli.
I Marrani nella Penisola iberica
a) Spagna
In Spagna continuarono a vivere numerosi Marrani, sorvegliati attivamente dall’Inquisizione. Ebbero luogo numerosi processi contro sospetti, e non a torto, di praticare usi e costumi ebraici, con conseguente condanna al rogo. Le esecuzioni solevano farsi in pubblico: esse assunsero i caratteri di spettacoli, a cui accorrevano numerosi spettatori, che si compiacevano nel vedere ardere i corpi degli infedeli, in gran parte Marrani. Tali spettacoli si davano spesso in occasione di feste nella corte reale. Particolarmente famoso è l’autodafé che ebbe luogo a Madrid nel 1680, in occasione del matrimonio del re Carlo II con la principessa francese Maria Luisa di Orléans. Tutti i grandi dello stato e della Chiesa erano presenti, e, dopo che i condannati furono condotti in solenne processione al luogo del supplizio e, dopo che il capo dell’Inquisizione fece giurare solennemente al re che avrebbe annientato tutti i nemici della Chiesa, gli venne data una fiaccola accesa colla quale egli stesso diede fuoco al rogo, su cui furono arsi diciotto Marrani.
Il rifiutarsi di partecipare a questo spettacolo ed a altri simili bastava perché l’assente fosse sospettato di eresia.
Quando, nel 1648, fu stipulato fra la Spagna e l’Olanda un trattato per il quale i cittadini di uno degli stati potevano liberamente recarsi nell’altro per commerciarvi e per abitarvi, la Spagna non riconobbe questo diritto ai Marrani che avevano trovato rifugio in Olanda. Neppure dopo che la Spagna passo sotto il dominio dei Borboni (1701), le condizioni migliorarono. Solo verso la fine del secolo si mitigarono alquanto i rigori e le crudeltà dell’Inquisizione, che però continuò a funzionare fino ai primi decenni del secolo XIX.
b) Portogallo
In Portogallo le condizioni dei Marrani non erano diverse che in Spagna, e neppure alcuni pontefici che cercarono di mitigare gli eccessi dell’Inquisizione riuscirono nel loro intento. Tra le vittime dell’Inquisizione si ricorda l’autore drammatico portoghese Antonio De Silva.
Nella seconda metà del secolo XVIII il governo portoghese vietò le condanne dell’Inquisizione senza sua approvazione, e, dopo l’espulsione dei Gesuiti dal paese (1759) furono abrogate tutte le disposizioni vigenti contro i Marrani. Anche in Portogallo, come in Spagna, però i tribunali dell’Inquisizione furono soppressi solo nei primi decenni del secolo XIX.
America
a) Colonie portoghesi
Gli stanziamenti di Ebrei che si erano formati nel Messico, nel Perù e nel Brasile non poterono prosperare e furono quasi interamente annientati quando i territori erano sotto il dominio portoghese: il successivo dominio olandese (1624-1654) tornò ad attrarne un buon numero, ma poi, rinnovatosi il dominio portoghese, gli Ebrei ne furono di nuovo esclusi.
b) Colonie olandesi, inglesi e francesi
Prosperarono invece, per quanto non mancassero le difficoltà e le limitazioni nei diritti, nelle colonie olandesi e inglesi. Oltre che di commercio gli Ebrei si occuparono anche di colonizzazione agricola.
Il governo inglese in genere si mostrò in America verso gli Ebrei più liberale che in Inghilterra.
Quanto alle colonie francesi, è da notarsi la costituzione di una Comunità importante nell’isola di Martinica, verso la metà del secolo XVII. In seguito però gli Ebrei ne vennero espulsi (1685) e soltanto nella metà del secolo XVIII vi si stanziarono commercianti Ebrei sefarditi provenienti da Bordeaux.
Verso la metà del secolo XVIII esistevano nelle varie parti dell’America numerose e importanti Comunità sefardite e ashkenazite.
c) Gli Ebrei durante e dopo la guerra d’indipendenza
Scoppiata la guerra d’indipendenza delle colonie inglesi dell’America settentrionale, gli Ebrei furono divisi in due campi, ma i più parteggiarono per i fautori dell’indipendenza e contribuirono efficacemente alla loro vittoria definitiva, sia combattendo e sia, più ancora, procurando mezzi finanziari. Quando (1776) si fondò la Confederazione degli Stati Uniti dell’America settentrionale, venne, forse per la prima volta dopo il prevalere del Cristianesimo, dichiarato che nessuna differenza di religione doveva determinare distinzioni nel godimento di diritti civili, il che implicava pieno riconoscimento di questi anche agli Ebrei: non sempre però questo principio venne applicato di fatto.