“Elle ha devarim asher dibber Moshè el col Israel – questi sono i discorsi che rivolse Mosè ai figli di Israele”: così inizia l’ultimo libro della Torà, un libro dedicato tutto a Mosè che, come un buon padre mette in guardia i propri figli sul comportamento da tenere nella terra di Israele.
Il Deuteronomio vuole essere un riepilogo di tutto il Pentateuco. In esso sono contenuti gli eventi più importanti dei quaranta anni trascorsi nel deserto; in particolar modo la parashà che leggeremo questo shabbat, contiene una lunga serie di ammonimenti che si addicono alla settimana che stiamo trascorrendo: quella che precede il digiuno del 9 di Av.
Mosè rimprovera il popolo per non essersi comportato secondo l’insegnamento del Signore D-o e della Torà e lo ammonisce dicendo che se avesse continuato con lo stesso atteggiamento anche in terra di Israele, avrebbe ricevuto gravi punizioni divine.
Il digiuno del 9 di Av è il simbolo di tutte le disgrazie avvenute al nostro popolo nel corso della sua storia.
In questo periodo così grave per lo Stato di Israele ancora di più abbiamo il dovere di riflettere sul nostro comportamento individuale mettendoci nella condizione di essere però parte integrante del popolo ebraico.
“Israel arevim ze la ze – ogni ebreo è garante dell’altro”; così come una cattiva azione del singolo ebreo ricade su tutto il popolo ebraico, anche una buona azione beneficia il popolo nella sua collettività. Facciamo in modo che il digiuno del 9 di Av, costituisca lo spunto per riflettere sulle nostre azioni, facendoci comprendere la condizione unica del nostro popolo, che non riguarda solo i cittadini di Israele, ma tutti gli ebrei del mondo.
Possa il Signore Iddio esaudire le nostre preghiere e porre fine a quest’ ulteriore guerra facendo sì che possano avverarsi le parole del Profeta: “Chiunque fa lutto per la distruzione di Gerusalemme, meriterà di gioire per la sua ricostruzione”.
Shabbat shalom