A seguito del Kolòt di rav Gianfranco Di Segni sulle cellule staminali del 31/8/2009, un utile articolo a cura dell’AME, Associazione Medica Ebraica
David Menasci
Le cellule staminali del cordone ombelicale rappresentano la nuova frontiera della medicina e la concreta speranza di sconfiggere malattie che fino a ieri parevano incurabili.
Che cosa sono? Si dicono staminali quelle cellule che non si sono ancora “specializzate” per una specifica e definitiva funzione. Proprio questa loro caratteristica le rende estremamente preziose, in quanto è oggi possibile utilizzarle per curare organi e tessuti danneggiati.
Oggi le cellule staminali ematopoietiche, presenti nel cordone ombelicale, offrono una possibilità di cura, spesso l’unica, a pazienti affetti da gravi malattie del sangue. Il sangue del cordone ombelicale permette di allargare notevolmente la possibilità di trovare riceventi compatibili all’interno della stessa famiglia.
Le famiglie che hanno una maggiore predisposizione allo sviluppo di forme tumorali e di disordini del sistema immunitario, e quindi difficoltà nel rintracciare un donatore di midollo osseo compatibile, potranno beneficiare della conservazione di questo prezioso materiale biologico che ancora oggi, in troppi casi, finisce nei rifiuti speciali delle sale parto. Il sangue del cordone ombelicale di un fratello o di una sorella, anche se solo parzialmente compatibile, risulterebbe invece di valore inestimabile. Negli ultimi 20 anni nel mondo oltre 10.000 trapianti di cellule staminali del cordone ombelicale hanno contribuito a trattare molte malattie gravi del sistema sanguigno come leucemie e linfomi. Poiché il sangue del cordone ombelicale contiene cellule staminali perfettamente compatibili con il neonato e potenzialmente anche con il resto della famiglia, i genitori che decidono di intraprendere la pratica di conservazione sono sempre più numerosi.
Inoltre, grazie alla loro plasticità e alla possibilità di differenziarle in altre tipologie tessutali, le cellule staminali sono e saranno sempre di più le vere protagoniste della medicina rigenerativa, nuova frontiera della terapia medica, che permette di riparare malattie degenerative in vari tessuti ed organi del corpo umano. Già oggi, grazie alle cellule staminali, è stata dimostrata nell’uomo l’efficacia terapeutica nel trattamento malattie degenerative o croniche come l’infarto del miocardio o il diabete e in un futuro prossimo potrebbero essere curate patologie come l’Alzheimer e rigenerare organi e tessuti danneggiati.
Si definisce “conservazione del sangue del cordone ombelicale” il processo che inizia con il prelievo del sangue dal cordone e dalla placenta del neonato dopo il parto, e si conclude con la crioconservazione del campione trattato per potenziali impieghi medici futuri. La raccolta avviene dopo il taglio del cordone ombelicale, a seguito di parto naturale o cesareo. Tale procedura è assolutamente indolore e non implica alcun rischio, né per il bambino né per la madre.
Esistono due diverse possibilità per chi voglia conservare le cellule del cordone ombelicale: la donazione pubblica o la conservazione autologa-famigliare.
La donazione gratuita ad una biobanca pubblica permette che le cellule vengano messe a disposizione di eventuali richieste di trapianto proveniente da ospedali italiani ed europei. In Italia esistono circa 20 biobanche pubbliche situate nelle città principali.
Alternativamente è possibile la conservazione autologa-famigliare che garantisce le famiglie per un eventuale uso personale del nascituro (o all’interno della famiglia in caso di compatibilità): essa avviene presso banche private che a fronte di un costo di circa €2.000 conservano per 20 anni il campione di sangue in laboratori specializzati in Europa (in Italia non sono permesse biobanche private). E’ importante che il laboratorio sia in uno stato dell’UE per garantire standard di conservazione univoci e maggiore rapidità burocratica in caso di necessità di rientro delle cellule.
La conservazione autologa-famigliare del sangue cordonale permette ai genitori di preservare queste preziose cellule staminali per eventuali utilizzi futuri, quali terapie per la cura di tumori, malattie genetiche, disordini del sangue e del sistema immunitario (ad oggi sono più di 70 le patologie trattabili grazie alle staminali ematopoietiche). Si può inoltre considerare la conservazione come una forma investimento per il futuro, per poter utilizzare le tecnologie sulle cellule staminali nelle numerose applicazioni che oggi sono ancora in fase di sperimentazione, come le terapie per l’infarto del miocardio, i danni al midollo spinale e il diabete, ma su cui esiste una ragionevole speranza che nel volgere di pochi anni ne derivi una terapia.
Da ultimo, proprio in questi giorni prenderà il via una nuova iniziativa di alcune banche private che darà alle famiglie la possibilità di conservare il cordone ombelicale in toto. Infatti si è recentemente dimostrato come il cordone stesso sia sede di cellule staminali di altro tipo (mesenchimali) potenzialmente utili nel campo della medicina rigenerativa per la cura di malattie e patologie che comportano il danno ai tessuti specializzati e conseguente scompenso funzionale.
Mentre la pratica della conservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale ha raggiunto una notevole diffusione all’estero, in Italia l’informazione disponibile in merito è attualmente carente, sia per i genitori in attesa di un figlio, sia per gli operatori del settore sanitario, quali medici di famiglia, ginecologi, pediatri, ostetriche ed infermieri. A causa della scarsità delle donazioni, non si riesce a supplire a tutte le necessità di trapianto di midollo osseo e scarse sono le possibilità di trovare un campione compatibile da poter utilizzare in caso di malattia trattabile con un trapianto. Questo è dovuto alla complessità del nostro sistema immunitario che impedisce l’attecchimento se non esiste una compatibilità assoluta tra donatore e ricevente. Per questo motivo sarebbe auspicabile poter avere a disposizione un campione di sangue cordonale in ogni famiglia e soprattutto avere la possibilità di creare delle banche per i diversi gruppi di popolazione al fine di assicurarsi maggiori probabilità di reperire i campioni necessari a far fronte alle esigenze di trapianto.
Per donare o conservare il cordone ombelicale bisogna attivarsi in gravidanza affinché sulla donna che aspetta il bambino possano essere effettuati tutti gli esami del caso. L’ospedale dove si partorisce fornirà le informazioni necessarie sulla procedura da seguire, che comprenderà anche una visita di controllo e un colloquio con un medico specialista.