Tratto da Kolot del 13/10/2002
Saada Aharon aveva solo 20 anni quando, insieme ai suoi genitori, inizio’ ad impacchettare i suoi effetti personali. Era il 1952 e le porte dello Yemen si erano finalmente aperte per permettere loro di salire in Terrasanta. Il modesto villaggio che Saada chiamava “casa” non era solo il suo luogo di nascita, ma anche quello dei suoi genitori e dei suoi nonni. Le abitudini e la tradizione di osservare la Torah e i suoi comandamenti erano state tramandate di generazione in generazione, anche quando vivevano sotto la severa – spesso repressiva – dominazione araba. Il viaggio verso la Terrasanta fu lungo ma toccante. Saada si stabili’ con i suoi genitori in un insediamento insieme a migliaia di altri ebrei che erano arrivati dallo Yemen, dal Marocco e dall’Algeria nel corso dell’operazione Tappeto Magico, nome con cui viene chiamata l’immigrazione di massa di quel periodo.
Saada era molto bella, e un cugino le presento’ un amico ebreo yemenita che era di un anno piu’ grande di lei. Yichye si innamoro’ di Saada. Un paio di anni dopo i due si sposarono, dopo aver risparmiato i loro primi guadagni per comprare un abito da sposa e un vestito per il loro matrimonio.
Il matrimonio fu celebrato dall’anziano e illustre Rabbino della comunita’ yemenita e questa giovane sposa, “nuova olah” (emigrante) in terra santa dopo secoli in cui la sua famiglia aveva vissuto nello Yemen, inizio’ una nuova vita con suo marito, dividendo una parte del carvan con i suoi anziani genitori, secondo le tradizioni yemenite. Saada e suo marito erano commercianti nel vecchio mercato Carmel di Tel Aviv. Il loro banchetto della frutta era sempre il piu’ affollato, perche’ i due lavoravano 10 ore al giorno per vendere la loro merce ai clienti, che erano trattati come persone di famiglia. E come persone di famiglia, i loro clienti ricambiavano.
Dopo qualche tempo, Saada e Yichye ebbero tre bambini. Ad ogni nascita la comunita’ yemenita si riuniva nel loro caravan, nella loro casa, per festeggiare.Andando avanti nel tempo di 50 anni, fino al 2002, i 15 nipotini di Saada e Yichye si alternano nel passare le loro cene di Shabbat con i nonni a Ramat Gan. Il patriarca e la matriarca, che vennero senza soldi su un “tappeto volante” nel 1951 e nel 1952 nella loro terra santa, sono adesso in grado di offrire una abbondante cena di Shabbat ai loro figli, ai loro generi e alle loro nuore e ai loro nipotini.
Mercoledi’ Saada deve recarsi al Tel Hashomer hospital per una visita. Saada dice alla sua nipotina di 13 anni, che vive insieme al figlio di Saada e a sua nuora alla porta accanto, che sarebbe tornata presto dopo gli esami a Tel Hashomer. I piedi di Saada si sono gonfiati per dei problemi circolatori.
Saada sale sull’autobus che porta al raccordo di Bar Ilan per poi prendere un altro autobus per arrivare al suo appuntamento alle 9:00 al Tel Hashomer Hospital. L’autobus 87 si e’ fermato, e Saada, che e’ ferma li’ vicino, inizia a chiedersi come mai l’autista e un passeggero stanno lottando con un altro uomo sul marciapiede.
L’autista comincia a gridare: “Mechabel!” (terrorista). I passeggeri dell’autobus scendono di corsa, e cominciano a correre in tutte le direzioni, vicino al cavalcavia nei pressi dell’universita’ di Bar Ilan. Saada, a causa dei suoi problemi di salute, non riesce a correre, come gli altri ebrei, costretti a fuggire nel loro stesso paese. L’uomo sul marciapiede comincia a divincolarsi, dopo essere caduto mentre tentava di salire sull’autobus 87.
Tutti gli ebrei in fuga hanno capito che l’uomo e’ un terrorista che indossa una cintura esplosiva. Saada cerca di correre, ma riesce solo a camminare, zoppicando, e ad urlare. Il terrorista corre verso un altro gruppo di persone che aspettano l’autobus. Il terrorista si fa saltare in aria e l’ebrea yemenita che arrivo’ su un tappeto volante di promesse 50 fa in terra santa riceve la maggior parte del contenuto della cintura esplosiva nel proprio corpo.
Oggi e’ l’anniversario di Saada e Yichye. Avrebbero dovuto passare questa cena di Shabbat insieme, con i loro figli e i loro nipoti. Invece, la famiglia stara’ seduta aspettando Shabbat e chiedendosi: “chi accendera’ le candele di Shabbat al posto di Saada?”
(Harvey Tannenbaum, Jewish World Review, 10 ottobre 2002)
Fonte: http://jewishworldreview.com/1002/saada.html