Rav Shlomo Riskin – Efrat, Israele – 5763 (2002-2003) – Tradotto da Dany e Giulio Barki
La nostra Bibbia comincia con la miracolosa e magnifica creazione del mondo e dell’umanità, ma poi procede rapidamente a catalogare l’approdo del caos nel cosmo, dell’orrore nell’armonia. L’Eden è perduto come conseguenza del peccato cardinale di Adamo e Eva nei confronti del Divino Creatore di aver mangiato il frutto proibito, e il futuro del ri-nato mondo al di fuori dell’Eden è minacciato dal peccato cardinale del fratricidio di Caino. Il primo peccato è il primo crimine dell’essere umano nei confronti di D-o; il secondo, è il primo crimine di un uomo nei confronti di un altro uomo. La Bibbia collega entrambi i peccati posizionandoli nello stesso punto di Torà e correlandoli dal punto di vista linguistico: D-o punisce Eva dichiarando che Adamo “l’avrebbe dominata” (“hu yimshol bakh” Genesi 3:16), e D-o ammonisce Caino che “il peccato è dietro la porta, è desideroso di avventarsi su di te, ma tu puoi dominarlo” (“V’ata timshol bo“ Genesi 4:7).
Inoltre, l’Onnipotente pone una domanda critica ad Adamo e una a Caino dopo le loro rispettive trasgressioni – e le due domande sono collegate dal punto di vista linguistico. In aggiunta a ciò, le domande rappresentano probabilmente i più importanti dubbi con cui ognuno di noi deve confrontare sé stesso se vuole fermarsi un momento nel mezzo della propria incontrollata freneticità e affrontare la maniera in cui sta conducendo la propria vita.
Dopo che Adamo mangia il frutto proibito, “Il Signore Iddio ha urlato ad Adamo chiedendogli, “Dove sei?” (“Aye’ka” – Genesi 3:9); e dopo che Caino uccide Abele, “E D-o disse a Caino, “Dov’è tuo fratello Abele?” (“Aye Hevel akhika” Genesis 4:9). In effetti, D-o sta chiedendo ai due trasgressori dove, vicino a chi, si collochino. D-o si aspetta che Adamo sia al Suo fianco, accanto a D-o, il D-o che lo ha creato a Propria immagine, che accetti i Suoi comandamenti e, pertanto, realizzi, come Suo partner, il tentativo di perfezionare (completare) un imperfetto (incompleto) mondo. La risposta di Adamo, che aveva paura perché nudo e quindi si stava nascondendo, è una traballante scusa. D-o vuole sapere dove Adamo si trovi spiritualmente e Adamo pare rispondere dove si trovi spazialmente.
A un livello più profondo, Adamo si potrebbe capire bene se avesse detto vergogna – piuttosto che mera paura – in quanto nudo, perché era senza difese prima dell’accusa Divina di soccombere a un fisico desiderio e rifiutare di obbedire non solo alla volontà Divina, ma anche alla divinità dentro di sé; e così non poteva far altro che ricorrere a nascondersi spiritualmente – distanziarsi spiritualmente – sia da D-o, sia dalla sua verità e dal meglio si sé.Analogamente, quando D-o chiede, “Dov’è Abele tuo fratello,” è chiaro che l’Onnipotente si aspetta che Caino stia accanto a suo fratello, per cooperare con Abele e per stare con lui a supportarlo sulle sue specifiche esigenze di quel momento. Anche Caino trova una scusa traballante, “Sono forse il custode di mio fratello?” (Genesi 4:9). La risposta Divina è che Caino è sicuramente il custode di suo fratello, che chiunque è il custode del proprio fratello! Infatti, la grande similitudine di suono nell’Ebraico Biblico delle due domande Divine, “Aye Ka” e Ay (ahi)ka” (“dove sei” e “dov’è tuo fratello”), suggerisce il presupposto che D-o , Adamo, Caino e Abele siano tutti insieme nello stesso posto, tutti uniti da un inestricabile legame che non dovrebbe mai essere troncato. Una rottura tra gli essere umani e D-o ci causerà la perdita dell’Eden e una rottura tra esseri umani legati da fratellanza ci causerà la fine della storia dell’umanità!
Il fondamentale teologico e antropologico puntellare dell’inestricabile legame tra gli esseri umani e D-o va ricercato nel rivoluzionario verso “E l’Onnipotente creò l’uomo a Sua immagine, nell’immagine di D-o, Egli lo creò” (Genesi 1:27). Questo significa che ogni essere umano ha dentro di sé una scintilla Divina, un componente di amore Divino, creatività e eternità. Chiamo ciò rivoluzionario perché in fin dei conti significa che ogni essere umano deve essere visto come un fine di per sé stesso, che nessun essere umano può usare un altro essere umano come strumento per il proprio scopo; qualunque uso di questo genere, o abuso, è schiavizzare! Tipicamente i datori di lavoro devono venire incontro ai dipendenti, gli insegnanti devono venire incontro agli studenti, i mariti devono venire incontro alle mogli e i genitori devono venire incontro ai figli nella pienezza dell’essere dell’altro, non solo nella sfera limitata di un particolare aspetto della relazione; secondo le parole di Martin Buber, dobbiamo sempre confrontarci l’un l’altro in una relazione del tipo “io e tu”, non “io e ciò”.
E dal momento che c’è una parte di D-o in ognuno di noi, c’è anche una parte degli altri esseri umani in ognuno di noi; noi tutti condividiamo un’essenza comune! In effetti, questo è il vero significato della missione Biblica, “Amerai il prossimo tuo come te stesso”, che può appunto essere facilmente tradotto come “Amerai il tuo vicino perché egli è come te stesso, una parte di te stesso” (Levitico 19:18). D-o, così come era, ha dato una parte di Sé a ogni essere umano, e noi dobbiamo similmente dare una parte di noi a chiunque altro; così facendo, dal momento che siamo tutti un’inestricabile parte di chiunque altro, stiamo dando qualcosa a D-o e, nello stesso tempo, restituendo qualcosa a noi stessi.
Quando gli aspiranti rebbe Trisker e Voorker hanno lasciato la Yeshiva nella quale vivevano insieme come inseparabili compagni, hanno deciso di scambiarsi delle fotografie. Il Trisker divise ogni foto a metà in modo che ogni amico avrebbe avuto due mezze foto. Il messaggio è indubbiamente chiaro: senza i miei fratelli sono solo un mezzo individuo. Siamo tutti inseparabilmente legati a ogni altro essere umano sulla base del D-o che unisce tutti noi. “Amerai il tuo amico perché lui è in te; Io sono il Signore [che ha creato questo inestricabile legame],” (Levitico 19:18).
Ognuno di noi è ora rimasto con due domande vitali e esistenziali: dove sei rispetto a D-o che ti ha dato la vita e dimora dentro di te e dove sei rispetto al tuo compagno, essere umano che è sempre tuo fratello?
La risposta alla seconda domanda determinerà in larga misura la risposta alla prima.
Shabbat Shalom.