“Uvjom simchatkhem uvmoadekhem uvrashè chodshekhem utkatem bachazzozzerot al olotekhem veal zivchè shalmekhem – E nei giorni di vostra gioia, nei vostri tempi stabiliti, nei vostri capi mese suonerete nelle vostre trombe, durante i vostri olocausti e le vostre offerte…. “
La Torà, ad un certo punto della parashà di questa settimana, impartisce quest’ ordine: di costruire, fra gli oggetti del Tempio, due trombe di argento la cui peculiarietà era quella di essere ricavate da un unico blocco di materiale.
Anche la menorà, il cui ordine di accendere è impartito all’inizio della nostra parashà, doveva essere costruita da un unico blocco d’oro.
La cosa che ci incuriosisce è che mentre per la menorà si può, in un certo senso comprenderne la motivazione, ben diverso è per le trombe.
La menorà, fra i suoi presunti significati, rappresenta il popolo ebraico e quindi, la necessità della sua compattezza, il blocco d’oro unico, la simboleggia.
Le trombe invece, ci fanno pensare al significato, almeno in parte, dello shofar.
Lo shofar però è un corno di montone, che serve a ricordarci dell’ “akedat Izchak”; l’unica volta in cui si parla dell’ordine di suonare lo shofar, la troviamo a proposito delle mizvot inerenti jom teruà – il giorno del suono: quindi rosh ha shanà e a proposito dell’inizio del giubileo.
Le trombe invece avevano lo scopo di richiamare il popolo, non soltanto per le cose gioiose o festive, ma anche per annunciare una uscita in guerra.
Esse avevano dunque una doppia finalità: richiamare il popolo all’unità, non solo in caso di gioia, ma anche in caso di pericolo.
Solitamente siamo portati a pensare che l’unione del nostro popolo è più solida nei momenti di pericolo.
La Torà ci esorta invece a ritrovare una unità e compattezza, anche nei momenti più felici; quando stiamo bene e pensiamo di non aver mai bisogno di nessuno.
Il popolo ebraico ha come dovere primario, quello di considerarsi ognuno dipendente dal suo prossimo, nel bene come nel male.
“Israel arevim zè la zè – ogni ebreo è responsabile del suo prossimo” questo è il nostro destino e nessuno potrà cambiarlo: l’azione dell’uno ricade sull’altro, in ogni caso.
Speriamo e auguriamoci che sia sempre una azione buona ed esemplare.
Shabbat shalom