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Cultura ebraica a tutto campo

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Author page: Marco Del Monte

Nòach. Il mikvè del mondo e la speranza che galleggia

Nella Creazione si parla di “Mikvè Hamayim — Raccolta delle acque”. La parola Mikvè (raccolta d’acque) ha la stessa radice di Tikvà (speranza).
Le acque si radunano per creare vita, e la speranza si raccoglie nel cuore per creare futuro. Come l’acqua disseta il corpo, la speranza disseta l’anima: è ciò che ci tiene vivi anche quando tutto sembra arido. Il Mikvè, ovvero la vasca rituale, ci purifica immergendoci nell’origine della vita e del mondo.

Lo stato di impurità di chi viene a contatto con la morte si dissolve nella limpidezza dell’acqua; e così anche chi sperimenta la morte dell’anima — il pensiero di non farcela — ha bisogno di immergersi nella Tikvà, ciò che purifica dal timore e riporta alla fiducia. La speranza non è illusione: è la certezza che la vita può rinascere ancora. La parola Maamin (“io credo”) ha la stessa radice di Amen (“così sia”), come a dire: “se ci credo veramente, così sarà”. Non a caso il canto che si eleva dal passato verso la visione finale del futuro è Ani Maamin, il canto di chi ha sconfitto la morte del mondo. E chissà, forse non a caso l’inno d’Israele si chiama “HaTikvà” – la Speranza, quel canto del popolo che ha attraversato tutti i diluvi della storia e ancora galleggia, portando la vita e la fede. Ma ritorniamo a Noach.

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