Lo Shabbat che precede Purim viene chiamato Shabbat Zachor. In questa occasione si usa far uscire un secondo sefer dove si legge la Parashà che ci ricorda di ciò che ci fece Amalek, progenitore di Amman. Mi viene sempre da pensare a quale filo logico possa legare questi argomenti: Tezzavè, Zachor Purim. In questo Shabbat c’è un interessante gioco di specchi tra Moshè Rabbenu ed Amalek.
Nella parashà di Tezzavvè, infatti, non compare il nome di Moshè: quando Hashem vuole distruggere il popolo, Moshè intercede e chiede di salvarlo, e lo fa proponendo di essere cancellato al posto del popolo stesso. Spiegano i chachamim che a causa di questa richiesta non comparirà il suo nome in questa parashà: uno Tzaddik rinuncia anche alla sua presenza per salvare il popolo. D’altro canto, in questo Shabbat, si chiede esplicitamente nella seconda lettura di cancellare un'altra persona, Amalek, il malvagio, colui che pretende di esserci per annientare il popolo: Un giusto rinuncia ad esserci per salvare, un Rashà pretende di esserci per annientare; un’assenza che salva ed una presenza che distrugge. Un altro interessante gioco delle parti, attraverso l’uso antipodico di uno strumento di Kedushà, ci viene proposto dalla figura di Aharon HaCohen e di Achashverosh.