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Cultura ebraica a tutto campo

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Author page: Marco Del Monte

Ki Tetzè. Dimenticare e ritrovare

Nella nostra parashà compare una delle mitzvot più delicate e profonde della Torà: Hashavat Avedà, la restituzione di un oggetto smarrito. La Torà ci dice: “Non vedrai il bue di tuo fratello o la sua pecora smarriti e non farai finta di niente; li ricondurrai a tuo fratello”. A prima vista sembra una norma civile semplice: se trovi qualcosa che non è tuo, restituiscilo. Ma la Torà non è mai semplice, e ci domanda: cosa significa davvero restituire ciò che è perduto? I Maestri insegnano che il concetto di Hashavat Avedà è molto più esteso. Non riguarda solo gli oggetti materiali, ma tocca l’essere umano nella sua essenza. Ogni volta che una persona perde un frammento di sé – la fiducia, l’entusiasmo, la strada spirituale – abbiamo il dovere di restituirglielo. Restituire un oggetto smarrito diventa così immagine di una missione più grande: restituire all’altro il suo valore, ricordargli chi è, ridargli l’anima che aveva perso. Ricordo che Rav Aharon Toib mi insegnò una segullà particolare per la memoria. Mi citò la frase: “Hakol bechezkàt sumim ad sheba Hakadosh Baruch Hu upokeach enehem shel Israel Kedichtiv: Vaiftach E-l-okim et enea” – “Tutti possono essere in uno stato di cecità, finché il Santo Benedetto Egli sia non arriva e apre gli occhi…”. Come a dire la cosa in sé esiste, sono gli occhi che sono chiusi. Aprendo gli occhi ti accorgi dove la cosa realmente sia.

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