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Cultura ebraica a tutto campo

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Author page: Ishai Richetti

Lekh Lekhà. Il dilemma intorno ai “fratelli che sbagliano”

Cosa può fare una famiglia quando un membro abbandona le sue norme e tradizioni? Questo è un problema che, anche se ci può sembrare lontano (o vicino, a seconda della storia di ognuno di noi), ha tormentato le famiglie fin dalla notte dei tempi. Come si comporta una famiglia con il suo figliol prodigo, o con i suoi figli? Intere società, persino nazioni, si sono storicamente confrontate con questo problema. Come si affrontano gli scismi interni? Le scelte che possiamo prendere sono in realtà poche, chiare e nette. Si può cercare di mantenere la solidarietà cercando di mantenere il gruppo ribelle all'interno del gruppo. Sebbene attuando un simile approccio ci possa essere molto da guadagnare, questa scelta pone alcuni rischi. Il gruppo che sfida lo status quo rischia di influenzare gli altri, diluendo alla fine il loro impegno e mettendo a repentaglio credenze e pratiche consolidate. L'alternativa è il rifiuto. Espellere i dissidenti dall'appartenenza al gruppo e definirli "fuori dal campo". Lasciarli andare per la loro strada. Questo approccio mira a mantenere lo status quo e spera di isolare i "leali" dalla "contaminazione" ideologica rappresentata dal gruppo che si oppone.

Il popolo ebraico si è trovato ad affrontare questo dilemma numerose volte nella sua storia. Lo stesso Moshè dovette confrontarsi con sottogruppi controversi che "abbandonarono il campo", uno dei quali si ritirò addirittura in Egitto. Molto più recentemente, anche se già solo un secolo e mezzo fa, l'ascesa del movimento riformista nell'Europa centrale pose questo stesso dilemma alle comunità ortodosse locali. Due grandi figure rabbiniche, Rav Shimshon Rephael Hirsch di Francoforte e Rav Seligmann Baer Bamberger di Würtzburg, si scontrarono animatamente proprio su questo tema. La comunità ortodossa avrebbe dovuto approfittare e separarsi dalla comunità ebraica generale, ora dominata dai riformatori, oppure l'unità doveva essere preservata, quasi a ogni costo? Ai nostri giorni, i giovani studenti che diventeranno i prossimi Rabbini ortodossi si trovano ad affrontare questo dilemma. Dovrebbero cercare ed eventualmente accettare incarichi nei Batè Kenesiot o nelle Comunità tradizionali, proteggendo così se stessi e la propria famiglia dall'esposizione a coloro che ignorano o sono ostili agli ideali religiosi ortodossi, oppure dovrebbero cercare impieghi che li pongano in contatto con coloro che hanno stili di vita e ideologie antitetici ai propri, nell'interesse dell'unità ebraica? Dovrebbero quindi seguire l'approccio del movimento del cosiddetto kiruv (avvicinamento delle persone lontane), rischiano in tal modo di esporre sé stessi a la loro famiglia a possibili influenze contrarie al loro credo e comprometterebbero potenzialmente i propri impegni di fede?

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