Il partito Laburista britannico ha da sempre un’attenzione particolare alle minoranze e alla diversità. Tuttavia recentemente si sta affollando di persone ostili ad Israele, personaggi che travalicano la legittima critica al Governo Israeliano per avvicinarsi sempre di più all’odio vero e proprio. Molti di questi personaggi, politici locali, anche con scarsa rilevanza, sono stati allontanati prima delle elezioni politiche di maggio 2015 per evitare imbarazzi, ma sono stati presto riammessi durante il nuovo mandato da segretario di Jeremy Corbyn. Alcuni di questi casi sono saliti agli onori della cronaca.
Gerry Downing, simpatico mattacchione trotskista e leader del gruppetto “Socialist fight” è stato espulso prima delle elezioni, formalmente per aver sostenuto un altro partito. Downing è stato presto riammesso tra i socialisti, nonostante in una lettera al Comitato Esecutivo Nazionale del partito abbia definito il gruppo “Labour Friends of Israel” come “un primo esempio della tecnica inventata dal Nazista Goebbels della Grande Bugia”. Il leader di Socialist Fight non è nuovo ad uscite da brividi: giustificò l’11 settembre come una reazione “all’oppressione” e asserì di “difendere l’ISIS” dai bombardamenti dell’imperialismo americano.
Altro caso riportato della stampa è quello di Vicki Kirby, costretta al ritiro da candidata a Woking prima delle elezioni per dei commenti antisemiti. Kirby scrisse sul suo profilo Twitter che Hitler era “il Dio dei Sionisti”. Altrove proclamò che “gli Ebrei occupano la Palestina […] e massacrano gli oppressi”. Ai commenti seguì una “barzelletta”: “Cosa sai degli ebrei? Che hanno il naso grosso e tifano Spurs (Tottenham ndr) lol!”. Nel suo profilo altri parallelismi di cattivo gusto tra ebrei e nazisti. Kirby venne rimossa dalla candidatura insieme ad altri due politici poco abili con Twitter, uno per battute omofobe, un altro per aver paragonato i Conservatori sempre ai nazisti. Poche ore dopo il Tweet su Hitler Kirby venne espulsa da Ed Miliband. Alcune settimane fa Kirby non solo venne riammessa nel partito, ma diventò la vice-segretaria dei socialisti a Woking. Il sito di insight Guido Fawkes fece scoppiare lo scandalo e qualche giorno fa l’ex candidata è stata nuovamente sospesa. Nel corso della riunione per deliberare sul tema, pare che la deputata Louise Ellman abbia detto che i rapporti tra il partito e la comunità ebraica sono al minimo storico.
Altro caso di cronaca recente ha riguardato lo strisciante antisemitismo durante le riunioni e sui gruppi social del Labour Club dell’Università di Oxford, che ha portato alle dimissioni del Presidente Alex Chalmers.
Questa ondata trova pericolose sponde più in alto, dal momento che anche tra i vertici del partito si scivola spesso sul tema. Nel corso di una trasmissione televisiva l’eurodeputato Claude Moraes ha fatto una gaffe, auspicando una “soluzione finale” per il tema dei rifugiati. Innocente lapsus di cui Moraes si è scusato subito. Christine Shawcroft, che siede nel Comitato Esecutivo del partito (l’organo incaricato delle espulsioni) ha dichiarato che invece dei raid aerei anti-ISIS i soldati britannici dovrebbero “farsi una tazza di tè” coi miliziani, come avvenuto in una moschea che ha invitato alcuni militanti della xenofoba English Defense League. Luciana Berger è una giovane deputata laburista ed ebrea, che riceve da tempo insulti antisemiti sui social e di cui Corbyn ha recentemente preso le difese. Pare però improbabile che tra i cyberbulli che la attaccano non siano presenti anche alcuni suoi compagni di partito.
I rubinetti dell’antisemitismo sembrano più aperti con la leadership di Jeremy Corbyn, che si sta difendendo dalle accuse che gli piovono da più parti sul tema. Quando era un semplice deputato definì Hamas ed Hezbollah organizzazioni “amiche”. Partecipò, 15 anni fa, ad un incontro con il negazionista dell’olocausto Paul Eisen e conobbe l’imam Raed Saed, finanziatore di Hamas che una volta sostenne che “gli ebrei fanno il pane con il sangue dei bambini”. Corbyn ha dichiarato di non sapere nulla delle accuse rivolte a Saed e che all’epoca del suo incontro Eisen non aveva manifestato alcuna deriva negazionista. Nel settembre 2015 partecipò ad un evento dei Labour Friends of Israel, con un discorso sulla soluzione “due popoli – due stati”, in seguito al quale venne contestato da un partecipante, pare per non avere mai detto nei dieci minuti del discorso la parola “Israele”. Nello stesso mese i laburisti israeliani scrissero una lettera aperta in cui si dicevano preoccupati dalle posizioni di Corbyn verso il loro paese, più che verso il governo cui essi stessi si oppongono. Tra gli ebrei britannici c’è una divisione sul tema: Adrian Cohen, presidente del Forum degli Ebrei Londinesi, ritiene che il supporto di Corbyn ai movimenti BDS e per la liberazione della Palestina porterà ad un’erosione del “consenso ebraico” nei confronti del partito. Altri, come Shlomo Ankar e Ian Saville, hanno fondato durante le primarie il gruppo “Jews for Jeremy” a sostegno di Corbyn.
Corbyn mantiene un atteggiamento (legittimo, per carità) molto critico su Israele e si discosta dalle accuse di antisemitismo ribadendo che è lontano da ogni forma di razzismo. Tuttavia dovrebbe farsi un esame di coscienza sulla deriva che sta prendendo il suo partito, evidenziata da molti altri commentatori, ed agire con forza per non lasciare spazio alcuno a chi confonde la critica alla politica estera di una nazione con l’odio per tutti gli ebrei che non la pensino come loro.
http://www.stradeonline.it/istituzioni-ed-economia/1877-il-labour-ha-un-problema-di-antisemitismo