Ariel Viterbo
Ieri pomeriggio, mercoledì 16 dicembre, Nitzan Cohen, un bambino di otto anni e mezzo, con un lieve ritardo mentale, passeggiava con la sua famiglia ed altri amici in una foresta nella zona di Gerusalemme. Ad un certo punto i genitori non l’hanno più trovato. Nizzan si era perso nella foresta, a poche ore dalla notte. Avvertita la polizia, le ricerche sono subito cominciate. In brevissimo tempo la mobilitazione è stata massiccia: centinaia di poliziotti, squadre cinofile, unità speciali dell’esercito con mezzi per vedere nel buio, elicotteri, centinaia di volontari civili, tutti si sono messi a cercare Nitzan, in corsa contro il tempo. Fra i civili, c’erano gli uomini delle unità di soccorso, squadre di volontari addestrati nel selvataggio di persone in difficolta’ durante gite e passeggiate, e fra essi anche quella della vicina cittadina araba di Abu Gosh.
Poi sono arrivati uomini dagli insediamenti ebraici nei territori: la famiglia di Nitzan abita ad Ofrà, un insediamento. Con loro, semplici abitanti della zona attorno alla foresta, che avevano sentito alla radio quanto stava succedendo. In poche ore, millecinquecento persone cercavano nella foresta il piccolo Nizzan. Poliziotti, soldati, civili. Uomini, donne, ragazzi. Arabi, ebrei. Religiosi, laici, Uomini di città e contadini. Giovani e vecchi. Sul far della sera la polizia ha diramato un appello chiedendo che la gente non arrivasse più: troppo pericoloso cercare al buio, soltanto le squadre speciali avrebbero continuato. Ovviamente, alla radio servizi in diretta dal luogo delle ricerche. Nell’email mi è arrivata la richiesta di pregare per Nitzan. L’intero paese col cuore in gola. Questo è Israele. Basta che uno sia in pericolo, tutti accorrono. Come nelle ultime guerre: mobilitazione al 100% dei riservisti e persino oltre. Anche chi non era stato chiamato arrivò e pretese di combattere.
Nitzan è stato trovato all’inizio della notte, sano e salvo. Le migliaia di volontari che sarebbero arrivati al mattino per riunirsi alle ricerche, hanno tirato un sospiro di sollievo. Ma la prossima volta saranno di nuovo tutti lì dove occorre. Questo è Israele, questa è la sua forza, la sua vera forza. Quella che, più di ogni tecnologia, potrà sconfiggere persino la bomba atomica dell’Iran.