La terzultima parashà della Torà è anche la più breve con soli trenta versetti. Quello che fa impressione al lettore è che nel passare la leadership a Yehoshua’, Moshè ripete più volte le parole “Chazàk ve-emàtz”. La prima espressione appare al sesto versetto al plurale: “Chizkù ve-imtzù, non temete e non vi spaventate di loro, perché l’Eterno, tuo Dio, è quegli che cammina con te; egli non ti lascerà e non ti abbandonerà”’.
Nel settimo versetto Moshè ripete questa raccomandazione a Yehoshua’ al singolare: “ Poi Moshè chiamò Yehoshua’ e gli disse in presenza di tutto Israele: Chazàk ve-emàtz, poiché tu entrerai con questo popolo nel paese che l’Eterno giurò ai loro padri di dar loro, e tu sarai quello che gliene darai il possesso”.
Al versetto 23 appare nuovamente la stessa espressione: “Poi dette i suoi ordini a Yehoshua’, figlio di Nun, e gli disse: Chazàk ve-emàtz, poiché tu sei quello che introdurrai i figliuoli d’Israele nel paese che giurai di dar loro; e io sarò con te”.
Cosa significa questa espressione chazàk ve-emàtz?
Una spiegazione la troviamo nel primo capitolo del libro di Yehoshua’ dove l’espressione Chazàk ve-emàtz appare tre volte. Qui non è Moshè che si rivolge a Yehoshua’, ma è l’Eterno che gli parla: “Chazàk ve emàtz, perché tu metterai questo popolo in possesso del paese che giurai ai loro padri di dare ad essi” (Giosuè, 1:6). L’espressione è ripetuta nel settimo e nel nono versetto in un diverso contesto.
Il Malbim (Ucraina, 1809-1879) nel suo commento a Yehoshua’ spiega che per qualcuno che deve farsi coraggio si usa l’espressione Chazàk (sii forte), e per e per incoraggiarlo a non fermarsi si usa la parola ve-emàtz (e sii persistente).
Un’espressione simile la si trova nel libro di Ruth. Naomi, sua suocera, cercò di convincere Ruth a tornare dalla sua famiglia nel paese di Moav, ma quando vide che Ruth persisteva (mitamètzet) cessò di farlo, e fu così che Ruth venne a Betlechem insieme con Naomi, andò in sposa a Boaz e divenne l’antenata di re Davide.
R. Yosef Shalom Elyashiv (Lituania, 1910-2012, Gerusalemme) in Divrè Aggadà (p.376) commenta che nella nostra parashà quando Moshè dice a Yehoshua’ di essere forte e persistente perchè sarà lui che entrerà con il popolo nella Terra d’Israele, Moshè disse solo “Chazàk ve-Emàtz”.
Nel libro di Yehoshua’, nel settimo versetto, quando il comando è di osservare la Torà, l’Eterno disse a Yehoshua’: “Solo sii molto forte e persistente nell’osservare e mettere in pratica tutta la Torà che ti ha comandato il mio servo Moshè…”.
Per andare alla conquista del paese, basta essere forti e persistenti perché in questo vi era il sostegno dell’Eterno. Per lo studio della Torà era necessario aggiungere la parola “molto” perché siamo noi uomini che dobbiamo usare le nostre forze e la nostra persistenza nello studio e nell’osservanza della Torà.
Forse è anche per questo motivo che nelle comunità ashkenazite vi è l’usanza che al termine di ciascuno dei Cinque Libri di Moshè, la comunità si alza in piedi per dire: “Chazàk, chazàk, ve-nitchaze’k!” (“Siate forti, siate forti, e noi saremo forti!”). E anche che nelle comunità sefardite l’usanza è di dire “Chazàk barùkh” (“Siate forti e benedetti!”) al termine di ogni aliyà alla Torà.