Profughi cercansi …
La situazione creatasi dopo il pogrom operato dai palestinesi di Hamas il 7 ottobre cambia la percezione che si deve avere sul conflitto tra Israeliani e palestinesi. Tra i problemi che dobbiamo analizzare vi sono il destino dei profughi, la storia degli abitanti della Terra Santa e la responsabilità degli attori fondamentali in questa vicenda. Possiamo definire il conflitto in corso come la Guerra dei cento anni per la conquista della Terra Santa, che ricorda le Crociate del Medioevo ed è lecito chiedersi quanto ci vorrà per trovare una qualche soluzione al conflitto.
La mia famiglia è stata cacciata da Gerusalemme nel 1948 in seguito alla guerra scatenata dai paesi arabi contro lo Stato d’Israele appena sorto: la mia famiglia (che risiedeva a Gerusalemme dal 1830, provenendo dal Marocco), fu costretta a cercare altrove una sistemazione, assieme a tutti gli ebrei della Città vecchia. Lo stesso accadde alle Sinagoghe della città vecchia che furono svuotate dei Sifrè Torà per essere trasferite nella parte di Gerusalemme che si trovava sotto il controllo degli ebrei. I miei familiari e gli altri ebrei, nonostante la cacciata, non pretesero mai di essere dichiarati profughi.
Lo stesso dicasi di tutti gli ebrei che abitavano nei paesi arabi (circa 800.000) e che furono costretti ad abbandonare il paese nonostante avessero una storia molto più antica degli abitanti musulmani.
Gli ebrei sono l’unico gruppo che ha abitato la Terra Santa da oltre tremila anni: una presenza ebraica almeno nelle città “sante” (Gerusalemme, Safed, Tiberiade, Giaffa) è sempre stata garantita con l’aiuto degli ebrei esiliati prima dai Babilonesi e poi dai Romani, e che non dimenticarono mai di auspicare ogni giorno quando sarebbero potuti tornare, come espresso nel Salmo 137: “Se ti dimentico Gerusalemme, sia dimenticata la mia destra”, espressione trasformata nel più noto“L’anno prossimo a Gerusalemme ”, che gli ebrei hanno ripetuto più volte ogni anno in varie occasioni. L’impegno non aveva solo un valore religioso, ma esprimeva anche i desideri di tutti gli ebrei, osservanti o meno.
Quando, dopo la Grande Guerra fu creata la Palestina, gli abitanti del Paese avevano il titolo e il documento di Sudditi britannici, quindi erano ebrei palestinesi (ricordo il documento di mio padre). Un termine quest’ultimo che non era appropriato per gli ebrei che abitavano quelle terre da oltre tremila anni: palestinesi deriva da pelishtim – invasori – perché tali erano gli abitanti delle isole greche che avevano invaso le coste corrispondenti all’attuale Striscia di Gaza.
La Terra di Canaan, conquistata ai tempi di Giosuè con le armi, divenne Terra Santa solo dopo il ritorno di Ezrà dalla Babilonia, decisione presa da Ciro il Grande, imperatore di Persia, che l’aveva occupata, ma che la riconosce come parte integrante dell’identità ebraica. Molti popoli hanno invaso questa terra ma non mantennero un rapporto intimo con essa: del resto, l’averla ricevutacome dono divino sarebbe servito a poco, se non ci fosse stata la nostalgia per quella terra.
Quanto fece Ciro è simile alla decisione presa dall’ONU nel 1947 che riconobbe agli ebrei il diritto di fondare uno Stato nella terra cui erano tornati in massa nel corso degli ultimi cinquant’anni dell’Ottocento. Questo ritorno renderà la Terra Santa fiorente come un tempo, e non come la vide Mark Twain nel suo pellegrinaggio del 1867: la Palestina appare una terra arida, sporca, molto più umana … Gerusalemme è funerea, desolata e senza vita, non verrei mai ad abitarci». Il ritorno ebraico ha reso certamente più abitabile la Terra Santa, un fenomeno che ha indotto ebrei e non ebrei a insediarvisi.
Dopo oltre cento anni di attentati e di guerre, il recente massacro perpetrato il 7 ottobre dai palestinesi di Hamas costituisce un momento di svolta nella storia di questa Terra e ci chiediamo cosa riservi il futuro: intanto i palestinesi, discendenti dei profughi del 1948, dotati di migliaia di missili e armi moderne, continuano a dichiararsi ancora profughi. Anche l’ONU e gli Stati che finanziano i “profughi palestinesi” potrebbero finalmente prendere atto che lo status di profugo non si tramanda di generazione in generazione. A meno che non lo si voglia riconoscere anche agli ebrei perché cacciati dall’Egitto …