Descrizione
Libro di preghiere di rito italiano in uso oggi nelle sinagoghe, con chiare indicazioni dei brani recitati dal solo chazàn (ufficiante) e quelli recitati invece insieme al pubblico, per una partecipazione consapevole alle funzioni.
Questa edizione, con caratteri tipografici più grandi e un’accurata selezione dei brani più importanti, è stata adottata ufficialmente dalle Scuole ebraiche in Italia come libro di testo ed è particolarmente indicata per chi si accosta alla preghiera ebraica in lingua originale per la prima volta.
Introduzione
Questa è la terza edizione di un libro importante: un raccolta ordinata (è proprio questo il significato letterale della parola siddùr) e semplificata delle principali preghiere, in caratteri leggibili, con traduzione italiana, istruzioni anche in forma grafica e numerazione marginale delle righe: il tutto per consentire un facile apprendimento delle tefillòt, a tutti coloro che da i 4 ai 90 (e forse più) anni hanno la necessità di una guida e trovano troppo difficile un’edizione comune del siddùr.
La tefillà nella tradizione ebraica raccoglie le idee principali, le speranze, i temi della fede condivisi dal popolo ebraico; è strumento essenziale di identità e di condivisione di valori e programmi, oltre ad essere, ovviamente, lo strumento di comunicazione di Israele con il Sacro. Non è possibile conoscere e vivere l’ebraismo senza passare attraverso queste pagine. Ogni investimento che si fa per trasmetterne la conoscenza è benvenuto.
Questo siddùr, ultimo erede di una lunga tradizione didattica, adattato per il pubblico di lingua e minhàg italiano, è un esempio efficace di come si possano fare bene queste cose e il successo delle precedenti edizioni, oramai esaurite, ne è la prova. Behatzlachà, con successo a tutti coloro che lo useranno, come insegnanti o utenti.
Riccardo Di Segni
(Prefazione alla terza edizione)
Nota editoriale
Il mio siddùr
Quest’edizione speciale, la prima con traduzione parziale a fianco e con caratteri più grandi, è una selezione ragionata di brani rivolta a un pubblico molto giovane: i bambini che non sono ancora giunti alla maggiorità religiosa.
Sono stati adottati una serie di accorgimenti grafici per facilitare la lettura e lo studio in classe: le righe sono state numerate perché i bambini ritrovino velocemente il segno; le iconcine stilizzate per segnalare i punti in cui ci si inchina, in cui ci si siede e quelli in cui ci si alza in piedi; la punteggiatura comune moderna (punti e virgole), di più facile comprensione, che sostituisce quella usata nelle edizioni di testi tradizionali; la parentesi quadra per i brani recitati dal pubblico; e infine la parentesi tonda per i brani che si leggono sottovoce.
La generosa disponibilità iniziale di tante famiglie ci ha permesso inoltre l’uso, remoto per libri del genere, del colore che serve senz’altro a rendere più piacevole l’utilizzo del siddùr da parte dei giovanissimi lettori; in questa maniera abbiamo potuto evidenziare in maniera ancor più chiara la suddivisione delle varie tefillòt e l’inizio dei singoli brani.
Naturalmente, essendo questo un siddùr concepito e realizzato per un pubblico di bambini, non potrà purtroppo essere preso come esempio dagli adulti che hanno obblighi diversi, ma dovrà essere considerato come un’introduzione al complesso mondo della tefillà.
Indice מפתחות
Shachrìt
Modè Anì 2
Come si mette il tallèd 8
Birkhòt Hashàchar 10
Birkhàt Hattorà 16
Zemiròt 20
Barùkh Sheamàr 26
Yishtabbàch 42
Yotzèr 46
Shemà’ 52
’Amidà
Schema della ’Amidà 62
Come ci si inchina 64
’Amidà 66
Conclusione
Ashrè – Uvà letziòn 88
Salmo del giorno 94
Amàr Rabbì El’azàr 102
’Alènu Leshabbèach 104
Minchà 108
’Arvìt 110
Sefiràt Ha’òmer 117
Kabbalàt Shabbàt in classe 124
Hallèl 134
Musàf di Rosh Chòdesh 139
Chanukkà 146
Purìm 149
Birkàt Hamazòn 152
Birkòt Haneenìn 159
Berakhà Me’èn Shalòsh 159
Borè Nefashòt 160
Tefillàt Hadèrekh 161
Birkàt Hailanòt 161
Lo Shemà’ parola per parola 162
Siddùr Benè Romi
Benè Romi è il nome con cui vengono chiamati gli ebrei di rito italiano nella letteratura rabbinica talmudica, dove ne vengono descritte le specifiche usanze, sin dai primi secoli dell’era volgare (p.e. TB Pesachìm 53a). Il primo siddùr di preghiere mai stampato al mondo è quello per gli ebrei italiani (Soncino 1485). Una edizione di poco posteriore (Bologna, 1540) è servita da supporto per la presente pubblicazione. Numerose altre edizioni si sono aggiunte nel tempo. Particolarmente degna di nota è quella curata da Shemuèl Davìd Luzzatto (Shadàl: Livorno, 1856), con un’ampia prefazione in cui il rito italiano viene studiato e descritto per la prima volta (rist. D. Goldschmidt, Mavò le-Machzor Benè Roma, Tel Aviv, 1966). Il Novecento ha visto diverse pubblicazioni: ricordiamo quelle di A. Hasdà (Torino, 1905), D. Camerini (Torino, 1916) e nel secondo dopoguerra quelle di D. Prato e D. Panzieri a uso della Comunità di Roma, mentre D. Disegni curava edizioni particolari per le Comunità di Torino e Milano; va ricordata infine quella più recente di M.E. Artom con le varianti di tutte le Comunità.
La collana Siddur Benè Romi si aggiunge a questa antica tradizione dal 1999, data in cui viene pubblicata una prima edizione a uso privato del siddùr per i giorni feriali e shabbàt, fino a coprire quasi tutte le ricorrenze del ricco calendario liturgico ebraico. Caratterizzano la collana la nuova composizione elettronica dei testi (i siddurìm precedenti venivano riprodotti in anastatica con evidente degrado della leggibilità); una costante redazione critica degli stessi, che facendo riferimento a tutte le edizioni precedenti, tenga conto dei minhaghìm in uso oggi nei diversi battè hakkenèset; un’impostazione grafica che ne esalti la leggibilità e chiarisca quali sono i brani di competenza del singolo e quali del solo chazàn; delle brevi note halakhiche che possano essere finalmente di guida a chi riconosce nella tefillà non solo un bisogno del cuore, ma anche una dettagliata mitzvà; una punteggiatura ebraica moderna più comprensibile; l’uso di convenzioni grafiche che facilitano la partecipazione alla tefillà in pubblico (parentesi tonde per i brani sottovoce, parentesi quadre per quelli in coro, triangolini grigi per i punti in cui ci si inchina).
È ferma convinzione dei redattori che non solo la sopravvivenza, ma lo sviluppo e la crescita delle specifiche tradizioni comunitarie debbano essere sostenute, oltre che dalla buona volontà dei singoli, da strumenti culturali costantemente aggiornati. Speriamo che il Siddùr Benè Romi possa essere uno di questi.
La redazione