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Rosh Hashanà – Rito spagnolo

40,00

Machazòr di Rosh Hashanà di rito spagnolo מחזור לראש השנה כמנהג הספרדים באיטליה
2020 – Pagine 450

Informazioni aggiuntive

Autore

Amedeo Spagnoletto

Copertina

Cartonata e plastificata

Formato

148×210 mm

Testo

Testo ebraico e traduzione italiana a fronte

COD: 143 Categorie: , Product ID: 86

Prefazione

A 200 anni esatti dall’edizione con traduzione di Ottolenghi e a quasi 180 da quella con traduzione curata da Orvieto, Tolosa e Costa, non esito a definire storica questa data in cui, con l’uscita del siddùr di Rosh Hashanà si completa il rinnovamento dei machazorìm per le feste secondo il rito sefardita della Comunità Ebraica di Firenze. Fino a pochi anni fa il pubblico doveva servirsi di libri risalenti all’800 o a testi non perfettamente aderenti all’uso fiorentino attuale. Grazie all’opera di rav Sciunnach z.l. e rav Spagnoletto gli ebrei fiorentini possono oggi disporre di un testo moderno e guidato, per poter seguire e comprendere le tefillòt in modo più efficace e consapevole.

Rosh Hashanà è un giorno che ci pone di fronte a due stati d’animo molto diversi. Il primo è il timore per il Giorno del Giudizio, in cui ogni essere umano viene esaminato e viene posto sul trono di Adàm, quel primo uomo creato da solo con il compito di curare e proteggere il mondo intero, e gli viene chiesto se con il suo comportamento il mondo si sarebbe potuto mantenere. Dall’altra parte c’è la gioia per un nuovo anno che inizia, e che auspichiamo sia pieno di salute, serenità e dolcezza. Le due cose non sono affatto in contrapposizione. Affinché l’anno nuovo si possa rivelare coerente con i nostri suddetti desideri, dobbiamo assumerci la responsabilità di contribuire con il nostro comportamento al miglioramento del mondo intero. Che questo machazòr possa aiutarci ad affrontare questo giorno così importante in modo intenso e proficuo.

Gadi Piperno – Rabbino capo di Firenze

Introduzione

Amedeo Spagnoletto

Con quale sentimenti viviamo Rosh Hashanà? Dentro di noi albergano due sensazioni che per natura sarebbero opposte l’una all’altra. La paura e la gioia. In questa ricorrenza, definita Yom Hadìn, giorno del giudizio, la Mishnà ricorda che tutte le creature, una ad una, sono passate in rassegna come un gregge o una schiera militare. Secondo altri il processo di esame che si attribuisce all’Eterno è cosi specifico da essere paragonato ad un sentiero strettissimo in cui può transitare una sola persona alla volta. Non è il mondo nella sua globalità ad essere valutato come in altri momenti dell’anno, questa volta ognuno singolarmente è chiamato a fare i conti con il Creatore e quindi con sé stesso. Uno scenario che incute timore e che ritroviamo ben descritto nel nome che unisce Rosh Hashanà e Yom Kippùr: Yamìm Noraìm, giorni severi. Ma sotto un’altra luce, non è difficile scoprire il carattere gioioso di questa ricorrenza. A partire dai preparativi che fervono in tutte le case ebraiche, fino alle tradizionali pietanze, simboliche di un anno dolce e pieno di benedizioni. Alcuni libri biblici contengono richiami espliciti alle sfaccettature liete che contraddistinguono Rosh Hashanà; nei Salmi viene definita יום‭ ‬חגנו giorno della nostra festa.

La contentezza deriva dall’assicurazione che l’Eterno, e nessun altro, avrà titolo a giudicarci, colui che sa far prevalere in modo infallibile al rigore “reale” l’amore paterno come invocato nella preghiera di ribbì ’Akivà אבינו‭ ‬מלכנו. “Nostro padre nostro re, abbiamo peccato. Nostro padre nostro re, non abbiamo altro Dio al di fuori di Te. Nostro padre nostro re, fallo per Te stesso, sii clemente”. In questa essenzialità è racchiusa tutta la supplica, in cui coesiste consapevolezza della imperfezione e la fiducia nel fatto che Iddio desidera un popolo vivo. Una nazione che si fa testimone della Sua presenza attraverso la fede in Lui e la pratica delle Sue leggi.

Un midràsh di Vayikrà Rabbà racconta che all’origine ci sarebbe la fedeltà a un giuramento reciproco.

È riportato da ribbì Babì bar Abbà a nome di ribbì Yochannàn: Disse Abramo davanti al Santo Benedetto Egli sia: Padrone del mondo, è noto e chiaro di fronte al Tuo trono onorevole che al momento in cui mi hai detto: “prendi tuo figlio, il tuo unico figlio, quello che ami, Isacco” avrei potuto risponderti: solo ieri mi avevi assicurato “attraverso Isacco vedrai chiamata la tua discendenza”, e oggi mi dici “prendi tuo figlio…e sacrificalo come olocausto”! Avrei potuto risponderti ciò, ma non l’ho fatto, forzando il mio istinto. Tu fa altrettanto. Quando in futuro accadrà che i figli di Isacco compiranno trasgressioni e azioni sbagliate, ricorda loro la legatura di Isacco e perdonali, e spostati dal trono della giustizia a quello della clemenza.

I meriti dei padri. Un patrimonio che è alla base di ogni santa comunità di Israele, ne garantisce continuità e benedizione. Un ricco bagaglio fatto anche di adesione non sempre facile a valori e tradizioni, costumi e usi liturgici.

Con questo volume giunge a compimento l’opera iniziata oltre un decennio fa da rav Umberto Sciunnach z.l., di raccogliere e pubblicare in modo ordinato i formulari ad uso della comunità di Firenze. Anche in questa circostanza, come nel caso di Kippùr ci ha guidati il grande codice ad uso del chazàn copiato da Shelomò ben Zion Orvieto nel 1883 subito dopo l’inaugurazione del nuovo tempio con le note integrative che sono state via via apposte a margine, e il quaderno manoscritto sui minhaghìm del tempio grande di Firenze scritto da rav Elia Samuele Artom durante il suo rabbinato tra il 1926 ed il 1934. Questo lavoro non avrebbe potuto vedere la luce senza la preziosa collaborazione di chi ha avuto la pazienza di rivedere i testi dandomi consigli, in modo che tutto risultasse aderente all’uso fiorentino. Umberto Forti, Jacopo Treves, Renzo Ventura, tutte persone che dedicano il loro tempo da decenni al servizio del pubblico con sincera abnegazione, e rav Gadi Piperno compagno di studi, amico fraterno, oggi guida saggia della comunità.

La mia gratitudine va anche al Consiglio che non ha esitato un momento a sostenermi in questa impresa, così come alle famiglie che hanno contribuito con generose offerte. Giunga loro dal Cielo la ricompensa che meritano.

Nel volume sono state incluse le selichòt complete, oggi organizzate solo alla vigilia di Rosh Hashanà e Kippùr. L’augurio che si possano ripristinare presto almeno per i Dieci giorni penitenziali è testimoniato dall’inclusione dei testi previsti nei giorni in cui si recita tachanùn. 

Il suono dello shofàr, emblema di queste due giornate, desta gli animi ebraici, persino quelli più lontani, e fa vibrare anche le corde del Cielo, come è scritto “si solleva Iddio con il trillo di teru’à, Il Signore con la voce dello shofàr”, favorendo la clemenza dell’Eterno. Quando il suono varca le porte del Cielo, l’Eterno risponde al richiamo dei Suoi figli e abbandona il seggio del rigore per insediarsi sul trono dell’indulgenza.

Lo shofàr è un corno che per essere adatto all’uso deve essere ricurvo, a simboleggiare che dobbiamo piegare il nostro cuore e accettare la regalità del Cielo. (TB Rosh Hashanà 26b). Un concetto espresso fedelmente nell’uso fiorentino che prevede come l’ultima suonata si protragga durante tutta la recitazione del ’Alènu Leshabèach letto a bassa voce ad esclusione di due passaggi in cui si dichiara: “e noi ci prostriamo ed inchiniamo davanti al re dei re il Santo, benedetto Egli sia”, a l’altro: “perché il Signore è Iddio sopra in Cielo e sotto sulla terra, non ce ne è altri”. 

Piaccia di fronte a Lui che per tante generazioni continui ad elevarsi la tefillà dentro le mura di questo tempio fino alla redenzione finale annunciata col suono del grande shofàr.

Indice מפתחות

Mizmorìm 2 מזמורים

Selichòt 8 סליחות

Vigilia di Rosh Hashanà ערב‭ ‬ראש‭ ‬השנה

’Erùv tavshilìn 78 ערוב‭ ‬תבשילין

Accensione dei lumi הדלקת‭ ‬נרות

Minchà della vigilia di Rosh Hashanà 80 מנחה‭ ‬לערב‭ ‬ראש‭ ‬השנה

’Arvìt di Rosh Hashanà 104 ערבית‭ ‬של‭ ‬ראש‭ ‬השנה

Preghiera per il sostentamento 134 תפילה‭ ‬על‭ ‬הפרנסה

Kiddùsh della sera di Rosh Hashanà 142 קידוש‭ ‬ליל‭ ‬ראש‭ ‬השנה

Sèder di Rosh Hashanà 146 סדר‭ ‬ראש‭ ‬השנה

Shachrìt di Rosh Hashanà 150 שחרית‭ ‬של‭ ‬ראש‭ ‬השנה

Berakhòt del mattino 156 ברכות‭ ‬השחר

Yotzèr di Rosh Hashanà 242 יוצר‭ ‬של‭ ‬ראש‭ ‬השנה

Lettura della Torà 272 סדר‭ ‬קריאת‭ ‬התורה

Cerimonia per il suono dello shofàr 306 סדר‭ ‬תקיעת‭ ‬שופר

Musàf di Rosh Hashanà 320 מוסף‭ ‬של‭ ‬ראש‭ ‬השנה

Kiddùsh della mattina di Rosh Hashanà 358 קידוש‭ ‬שחרית‭ ‬של‭ ‬ראש‭ ‬השנה

Minchà di Rosh Hashanà 360 מנחה‭ ‬של‭ ‬ראש‭ ‬השנה

Cerimonia del Tashlìkh 398 סדר‭ ‬תשליך

’Arvìt di Motzaè Rosh Hashanà 412 ערבית‭ ‬של‭ ‬מוצאי‭ ‬ראש‭ ‬השנה

Havdalà 440 הבדלה‭ ‬על‭ ‬הכוס

La traduzione

La traduzione che affianca il testo ebraico ha origine dall’edizione del 1856 del Machazòr di rav Shemuèl Davìd Luzzatto (Shadàl), uno dei più grandi maestri dell’ebraismo italiano dell’era moderna. È su questa prestigiosa versione che Costanza Coen ha iniziato nel 2000 a elaborare un testo che tenesse conto sia delle brillanti intuizioni dell’autore, profondo conoscitore della lingua ebraica, sia della necessità di arrivare oggi a un italiano comprensibile a tutti. Questo lavoro è stato successivamente esteso ed elaborato da altri collaboratori fino all’attuale versione, utilizzando anche testi di allievi del Luzzatto e di maestri a noi più vicini, come l’enciclopedica edizione di rav M.E. Artom z.l.

Dove possibile, la traduzione originale è stata resa più aderente al senso letterale del testo ebraico, uniformando la corrispondenza tra i frequenti sinonimi e la loro trasposizione in italiano.

È chiaro che così operando potremmo aver trasgredito a molti criteri storici e filologici, e agli esperti vanno da subito le nostre scuse. Tuttavia, il progetto dei siddurìm di Morashà, in tutte le loro edizioni, ha avuto soprattutto l’intento di offrire al pubblico italiano strumenti accessibili per poter adempiere a un precetto divino, quello della tefillà, con un’immediatezza che non ponesse ostacoli alla comprensione, perlomeno superficiale, dei brani recitati in ebraico.

La redazione