Con la parashà che leggeremo questo shabbat, inizia il terzo libro della Torà – Vaikrà – conosciuto anche con il nome “Torat ha Cohanim o Levitico” poiché si occupa di tutte le regole che i Cohanim – i Sacerdoti del Tempio, dovevano osservare.
Riguardando i Cohanim (Aaron, fratello di Mosè era il Cohen gadol) viene messa in secondo piano, in un certo senso, la figura di Mosè.
Il libro inizia con le parole “Vaikrà el Moshè – E chiamò Mosè”, quasi come se il Signore D-o volesse, prima di rivolgersi ad Aaron ed ai suoi figli, chiedere a Mosè il permesso di farlo.
La alef finale di “vaikrà” è scritta molto più piccola rispetto alle altre lettere della parola ; questo perché, spiegano i commentatori, il Signore D-o usa, rivolgendosi a Mosè in quella occasione una maggiore discrezione e delicatezza del solito.
C’è un modo di rivolgersi al proprio prossimo (tanto più al proprio fratello) diverso per ogni occasione – commentano i nostri Maestri. La mishnà, nei pirké avot insegna:
“col mekhabedai akhabed uvozai iekalu – tutti coloro che mi onorano io onorerò e chi mi disprezza considererò da poco “.
Il Signore D-o sa come si deve comportare con colui che è il Maestro del popolo ebraico.
Shabbat shalom