C’e’ sempre un legame fra la Tora’ e quelle festivita’ chiamate “minori”, perche’ istituite dai Maestri della Mishna’.
Questo shabbat in cui leggeremo la parasha’ di Beshallach, coincide con la festa, di Rosh ha shana’ la ilanot, che e’ il “Capo d’anno degli alberi” che segna per la Terra d’Israele, il passaggio dalla stagione invernale a quella primaverile.
In realta’, non e’ il vero passaggio dall’inverno all’estate, ma e’ il momento in cui, cessano le piogge torrenziali, che simboleggiano la stagione invernale e, con il primo sole, i mandorli iniziano a germogliare.
La parasha’ di beshallach e’ per eccellenza la parasha’ in cui si parla di acqua: dal passaggio del Mar Rosso, all’episodio in cui si narra della roccia che, colpita da Mose’ scaturisce acqua per far bere il popolo.
Subito dopo la Cantica del mare, la Torah racconta un episodio particolare, che accade in un momento particolare.
Il popolo, dopo avere attraversato il mare e’ stanco e ha sete, mentre si imbatte in un pozzo di acque amare, che non si possono bere.
Si lamenta contro Mose’, il quale dietro ordine divino getta un “ez-albero” nell’acqua e questa diviene potabile.
Molti commentatori spiegano che l’ “albero” non sia altri che il bastone con cui Mose’ fece i prodigi in Egitto mentre secondo altri, sarebbe un albero vero e proprio, che, attraverso il suo simbolismo, ha la forza di permettere all’ uomo di continuare a vivere (l’acqua simboleggia la vita).
E’ per questo che il popolo ebraico fra le sue molteplici tradizioni, ha quella di esaltare l’importanza degli alberi i quali attraverso l’ossigeno e i frutti che producono, ci permettono di vivere a lungo.
Shabbat shalom