Il vento della libertà inizia a soffiare per il popolo ebraico dopo quattrocentotrenta anni di infame schiavitù.
Nella giornata del 27 Gennaio il mondo politico, insieme alle Comunità Ebraiche europee hanno celebrato la Giornata della Memoria, anniversario dell’apertura dei cancelli del campo di sterminio di Aushwitz.
La libertà è la parola più importante per gli esseri umani e quanto sangue è stato versato per l’ottenimento di questo bene prezioso!
Un bene che però non tutti ne sanno godere perché non ne conoscono a fondo il suo significato.
La condizione di libertà per il nostro popolo è quella di ricordarsi e tenere sempre a mente l’uscita dall’Egitto: “Affinché ti ricordi dell’uscita tutti i giorni della tua vita”.
L’obbligo di ricordarsi dell’uscita dall’Egitto è inciso dal Signore Iddio, sulla pietra delle Tavole della legge e la mizvà prosegue anche dopo la venuta del Messia.
La mishnà infatti, spiegando il versetto sopra citato dice: Tutti i giorni della tua vita vuol dire fino alla venuta del Messia.
È una mizvà che va oltre il tempo segnando il primo dovere per un ebreo.
Ma essa ha un prezzo molto caro e quel prezzo equivale alla nostra stessa vita; è legata fortemente alla vita e all’esistenza del nostro popolo.
È legata ad una antica schiavitù, quella egiziana, che oltre a perseguitare fisicamente gli ebrei tentò in ogni modo di togliergli la propria identità, le proprie tradizioni, cercando di soffocarlo nel mare delle proprie, nel mare del paganesimo, dove vige la legge del più forte, la legge del più potente.
“Di generazione in generazione l’ebreo ha il dovere di considerare come se egli stesso sia uscito dall’Egitto”; questo è quello che nella lettura della haggadà di pesach ripetiamo da circa 3500 anni.
Questa è la condizione fondamentale per ricordare la nostra sofferenza sempre in ogni momento.
Questo è l’elemento fondamentale per meritare di vivere liberi a lungo.
Shabbat shalom