“Scrivi questo come ricordo sul libro” (Shemòt 17;14)
Dopo la guerra vinta contro ‘Amalek, il Signore comanda a Moshè di scrivere a ricordo eterno la vergognosa guerra che Amalek combatté contro il popolo, colpendo per prima cosa la parte più debole di esso.
‘Amalek, che compare nella nostra parashà per la prima volta e che è considerato il primo nemico del popolo ebraico ha un potere disarmante. Egli compare all’improvviso quando il popolo è particolarmente debole, fisicamente e moralmente.
È per questo che il ricordo di esso deve essere perenne nelle nostre vite: ricordare ciò che fu affinché non torni ad accadere ancora.
Più avanti nel testo della Torà – precisamente nel libro di Devarìm – ci viene comandato di ricordare l’operato di ‘Amalek e di non dimenticarlo. (Devarìm 25; 17 e segg).
Ci troviamo ancora nella Settimana della Memoria; nei giorni scorsi, molte sono state le manifestazioni in Italia e in tutta Europa in memoria delle vittime della Shoah. Purtroppo però, queste manifestazioni abusano in quel giorno o nella settimana, poi però tutto cade nell’oblio fino all’anno successivo.
Il concetto di ricordo nella tradizione ebraica è sacro; esso va mantenuto attraverso lo stimolo della domanda.
Chi racconta deve preoccuparsi che vi sia un’ attenzione rivolta alla cosa e che scaturisca in seguito molte domande.
Il testo della Torà sopra citato continua con le parole “e ponilo alle orecchie di Giosuè“. Fai in modo che si ascolti ciò che stai dicendo; preoccupati soprattutto che ciò entri nelle orecchie di chi ascolta.
Da quello che siamo costretti a vedere in giro però, non sembra che tutti abbiano capito quello che si è detto e si è raccontato dal momento in cui questa Giornata è stata istituita.
Shabbat Shalom