Dopo quattrocento anni di schiavitù, finalmente il popolo rivede la strada della libertà.
Il faraone libera gli ebrei dall’Egitto e D-o sceglie per loro la strada più lunga per entrare in Eretz Israel; la strada più lunga ma più sicura, dove un gruppo di gente, anche se molto grande, può diventare popolo.
Non sarà né facile né tantomeno breve il percorso che li condurrà alla condizione di popolo.
Durante il viaggio, durato quaranta anni, non pochi saranno i momenti in cui l’intervento divino si renderà necessario. Intervento che li accompagnerà dal passaggio del Mar Rosso, al passaggio del fiume Giordano quando, abbandonando definitivamente il deserto, faranno finalmente ingresso in Eretz Israel.
Ogni volta però che D-o interviene è sempre attraverso eventi naturali, che non oltrepassano quelle regole dettate alla natura, sin dall’opera creativa.
Nella nostra parashà, più volte assistiamo ad eventi che hanno del miracoloso, ma che non sono altro che manifestazioni naturali verificatesi nel momento necessario: dalle colonne di fuoco o di fumo che indicano la strada al popolo, all’apertura delle acque del Mar Rosso; dall’acqua amara che diventa dolce, alla Manna che serve a sfamare il popolo. Dalla roccia da cui scaturisce acqua, alla guerra e alla vittoria contro Amalek.
Per ognuno di essi è possibile dare, sia una spiegazione razionale che miracolosa. Le regole della natura però, non vengono mai cambiate da Colui che le creò, pur intervenendo in favore del popolo.
Da ciò, noi esseri umani abbiamo il dovere d’imparare il rispetto per l’ambiente che ci circonda, proprio come viene rispettato da Chi lo creò.
La parashà di Beshallach cade sempre in prossimità di Rosh ha shanà la ilanot – il Capodanno degli alberi.
Come l’Umanità è considerata sacra in quanto ha un ruolo fondamentale nel Creato, così la natura è sacra poiché ci da la possibilità di vivere grazie alla loro funzione.
L’uomo è chiamato dalla Torà “etz ha sadé – albero del campo”. Così come l’albero si trova al centro del campo, l’uomo si trova al centro del Creato e la sua funzione è particolarmente importante all’eco-sistema, sia in un caso che nell’altro.
Il 15 di Shevat quindi, è considerato, come il capodanno, il punto di ripartenza dopo un certo ciclo, così come dopo quattrocento anni di schiavitù egizia lo fu il deserto, per il nostro popolo.
Shabbat shalom e Chag sameach