Con la parashà di Va erà che leggeremo il prossimo sabato, la Torà ci narra tutte le peripezie di Mosè e di suo fratello Aharon nel recarsi dal Faraone a chiedergli di liberare i figli di Israele dalla schiavitù, proprio come aveva comandato D-o a Mosè, nell’episodio del “roveto ardente” che abbiamo letto nella parashà di sabato scorso.
La parte fondamentale della parashà di va erà, sono le piaghe che colpiscono l’Egitto, come predetto da D-o a Mosè, perché il Faraone, nonostante le richieste di liberare gli Ebrei dalla schiavitù, si ostina a non voler riconoscere la potenza del D-o di Israele.
Nel capitolo 12 dell’Esodo, brano che leggeremo fra due sabati, nella parashà di Bo, quando ormai il popolo si accingeva ad uscire dall’Egitto, poco prima che Iddio colpisse l’Egitto con la “morte dei primogeniti”, è scritto:
“…e di tutte le divinità egiziane farò giustizia”.
La maggior parte dei commentatori, compreso Ramban (Rabbì Moshè Nachmanide), non riescono a darsi una spiegazione, sul fatto che in nessuna parte del testo vi sia esplicitamente accennato ad una particolare punizione o atto di giustizia contro le divinità egizie.
Un esegeta moderno, il prof. H.SH. Jehudà in un suo articolo “la schiavitù di Israele in Egitto”,dà un’interpretazione a questo versetto sopracitato, specificando che in ognuna delle piaghe vi è una punizione diretta alle divinità egiziane.
La piaga del sangue che invade l’Egitto, attraverso il fiume Nilo e tutte le altre sorgenti di acqua, non è altri che la prima punizione alle divinità – in quanto il Nilo che attraversa l’Egitto e lo rende particolarmente fertile, dando sostentamento ed abbondanza agli egiziani, era considerato una divinità ed il Faraone si immergeva in esso per poterlo pregare e servire allo stesso modo di come si serve una divinità. Cfr. cap.7 v.14.
Il Faraone stesso era considerata una divinità e viene più volte colpito, sia attraverso tutte le piaghe che colpiscono il territorio egiziani, sia in prima persona con la morte del suo primogenito.
La seconda piaga, quella delle rane, fu mandata in relazione al decreto del Faraone il quale cercò di coinvolgere le levatrici, a collaborare con Lui nel suo piano di sterminio degli Ebrei.
La divinità della prolificazione era raffigurata da un bambino con la testa di rana, il quale simbolo veniva anche usato dagli egiziani come segno di augurio e prolificità.
I pidocchi, terza delle dieci piaghe, era una infezione cutanea che colpiva gli animali (considerati sacri dalla cultura egiziana) i quali, venendo colpiti da questa pestilenza, la trasmettevano agli uomini, mettendoli sullo stesso piano gerarchico.
A proposito di questa piaga, tutti gli stregoni d’Egitto, colpiti da questa piaga, si rivolsero al Faraone ammettendo che ciò che stava accadendo non era altri che un disegno divino, riconoscendo nel D-o di Israele, una potenza superiore alle divinità egizie.
Essi, infatti non poterono esplicare più le loro attività cultuali, in quanto resi impuri dalla infestazione di pidocchi, nonostante la loro cura del corpo per mantenersi in una condizione di massima sterilità, a causa del loro sacro compito, erano stati ugualmente puniti.
Per continuare con tutte le altre piaghe che invasero l’Egitto, i nostri Maestri sostengono che non furono soltanto dieci, come ci racconta il testo biblico letterale, ma ognuna di esse fu così forte che ne valeva almeno quattro o cinque.
Con questa asserzione ecco che, anche se non è esplicitamente dichiarato che esse colpirono tutte le divinità facendo di loro giustizia, sicuramente ciò è avvenuto attraverso uno dei vari significati e delle finalità che le piaghe ebbero su tutto il territori Egiziano.
Shabbat shalom