Inizia ad attuarsi la promessa che D-o fa a Mosè dal roveto ardente ed in cui assicura che gli ebrei verranno liberati dall’Egitto con “mano forte e braccio disteso”.
Dopo il primo incontro con Mosè il faraone si era rifiutato di liberare gli ebrei. Inizia così un susseguirsi di punizioni divine che si abbattono su tutto l’Egitto e che porteranno alla liberazione degli ebrei.
Nella parashà vengono narrate le prime sette delle dieci piaghe che il Signore scaglia contro chi si ostina a negare la libertà ad altri uomini.
Nella Torà in generale ed in particolare nelle parashot che leggeremo in queste settimane viene esaltato il grande valore della libertà; concetto che oltre a essere religioso si estende anche ai valori sociali e al rapporto fra l’Uomo e il suo simile.
La libertà non significa appropriarsi in modo sterile dei propri diritti, ma assicurarsi di attuare i propri doveri nei confronti del prossimo rispettandone le idee e tradizioni in modo democratico.
Gli ebrei in Egitto non erano schiavi soltanto fisicamente ma e soprattutto non avevano la possibilità di manifestare i loro usi, i loro pensieri, le loro tradizioni.
Un uomo libero è colui che ha il diritto di essere rispettato dal suo prossimo, per ciò che è e per ciò che pensa, ma soprattutto per ciò che professa, naturalmente senza ledere la suscettibilità dell’altro.
A tutto c’è un limite: il limite è quello di non offendere i sentimenti, politici, religiosi e psicologici altrui.
Il faraone faceva questo e…… .non solo lui.
Shabbat shalom