Giovanni Gagliardi
Il testo di Salten era stato bandito in Germania, perché ritenuto propaganda ebraica. Fu Thomas Mann a convincere Walt ad acquistare i diritti. Dopo molte difficoltà uscì negli Usa nel 42. Ma ricevette critiche negative
Tra i film della Disney è forse quello più triste, che insieme a Dumbo ha fatto piangere milioni di bambini è la storia di un giovanissimo cerbiatto cui viene uccisa la madre: Bambi, il film di animazione di David Hand, ispirato al libro del tedesco Felix Salten, costato alla casa di produzione americana non poche fatiche. Uscita nelle sale il 13 agosto del 1942, dunque esattamente 80 anni fa, l’opera ha avuto una gestazione travagliata.
A suggerire l’idea di trasporre il libro di Salten in pellicola, secondo alcune fonti, fu addirittura lo scrittore Thomas Mann, anche lui tedesco, che conobbe Walt Disneydurante il suo viaggio negli Stati Uniti nel luglio del 1935. L’occasione dell’incontro fu una laurea honoris causa, che entrambi ricevettero dall’Università di Harvard lo stesso giorno.
I nazisti contro Bambi
Mann era un ammiratore delle opere di Salten, ma sembra che parlò di lui a Walt Disney non solo per motivi artistici, ma anche per aiutare economicamente il collega scrittore. Salten, ebreo di origine ungherese, in patria viveva un momento molto difficile: era mal visto dal regime nazista e il suo libro era stato bandito, perché ritenuto propaganda ebraica, cioè un’allegoria politica sul trattamento degli ebrei: i nazisti avevano intuito qual era il significato metaforico della storia.
Un testo metaforico
Nel testo, i sentimenti e gli atteggiamenti espressi dagli animali simboleggiano quelli umani, che Salten mette quasi sullo stesso piano. L’autore è forse memore della norma ebraica “non cucinare il capretto nel latte della madre” (Bambi nel libro è un giovane capriolo) e di affermazioni come quella del profeta Isaia “il lupo dimorerà con l’agnello”, dove la metafora è evidente: la morte della madre di Bambi è uno dei momenti critici e più commoventi della storia. I cacciatori, che hanno ucciso la madre, uccideranno altri animali e nessuno si sentirà mai al sicuro. Bambi potrà sopravvivere grazie all’intervento di un maestoso cervo che rivela di essere suo padre. Un altro momento tragico è l’incendio del bosco, in cui tutti sono in pericolo: è possibile che Salten abbia intuito la direzione che avrebbero preso gli eventi con il diffondersi dell’antisemitismo in Europa.
L’acquisto dei diritti
Dopo aver comprato i diritti d’autore nel 1937, Walt Disney affida agli sceneggiatori Perce Pearce e Larry Morey il compito di convertire il romanzo in un copione cinematografico. Il lavoro procedette a rilento perché in contemporanea la Disney aveva messo in produzione Pinocchio e Fantasia che furono iniziati dopo Bambi, ma ebbero una produzione molto più veloce e riuscirono a essere conclusi e distribuiti prima.
Le difficoltà della produzione
La sceneggiatura è abbastanza fedele all’opera di Salten, scritta per un pubblico adulto e dunque ricca di momenti drammatici, con l’antropomorfismo degli animali ridotto al minimo, aspetto che rimarrà anche nel film. La produzione della pellicola iniziò alla fine del 1939, dopo diverse settimane di sopralluoghi nei boschi del Vermont e del Maine, per fotografare cervi, cerbiatti e le aree naturali in cui il film sarebbe stato ambientato.
Tagli al budget
Dopo quattro anni dall’idea iniziale la realizzazione del film sembrò avviata. Alla fine della primavera del 1940, gli animatori che avevano lavorato alla pre-produzione di Bambi furono incaricati di animarlo definitivamente, ma i problemi non erano finiti. La realizzazione di Fantasia e Pinocchio era stata particolarmente dispendiosa e gli incassi al botteghino non erano stati gratificanti, dunque gli studi Disney avevano problemi economici.
La guerra
Nella primavera del 1941 agli animatori fu spiegato che le spese per la realizzazione di Bambi dovevano essere ridotte della metà e ciò comportò numerosi tagli. Poi, l’entrata in guerra degli Usa rallentò ulteriormente il lavoro sul film che finalmente uscì nelle sale americane nei primi giorni dell’agosto 1942 e arrivò in Italia solo nel 1948.
Critiche non favorevoli
La storia, disegnata da Milt Kahl e Frank Thomas, è quella del giovane cerbiatto che deve imparare a cavarsela da solo dopo la morte della madre e passerà l’infanzia e la prima età adulta assieme ai suoi amici, il coniglio Tamburino e la puzzola Fiore. Pur avendo ricevuto critiche non favorevoli alla sua prima uscita, nel dicembre 2011 il film è stato aggiunto al National Film Registry della Biblioteca del Congresso.
La curiosità
Alcune curiosità tra le tante: nel 1968, nell’edizione italiana ridoppiata, a dare la voce al cerbiatto neonato e cucciolo fu Loretta Goggi. Un grande fan di Bambi è Paul McCartney. L’ex Beatle ha più volte dichiarato che questo film lo ha spinto a difendere i diritti degli animali. Alla sua uscita, il ritratto del cacciatore fatto nel cartone animato innescò le proteste di molte associazioni di categoria americane.
Inoltre sono state elaborate numerose teorie psicologiche intorno ai personaggi di Disney, e il cerbiatto non fa eccezione. Una è l’Effetto Bambi: ossia, la morte di un animale brutto è meno sentita di quella di un animale bello. Poi c’è il Complesso di Bambi, una sindrome che caratterizza persone sensibili, sentimentali e compassionevoli verso gli animali e, in genere, tutta la natura. Poichè si tratta di persone iperprotettive che amano prendersi cura dell’ambiente sono anche ostili verso chi compie azioni dannose per il pianeta.
https://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2022/08/12/news/bambi_80_anni_walt_disney-360869517/