In realtà il comandamento in questione, che noi più volte al giorno ricordiamo nella “birkat ha mazon – la benedizione sul pasto” ha un valore ben più profondo. Senza ombra di dubbio, la vita degli ebrei in Eretz Israel, ha un aspetto miracoloso: più volte nel corso dei millenni, gli ebrei hanno abitato la terra di Israele e più volte l’hanno perduta – per i motivi più svariati.
Non c’è dubbio (anche se i nostri nemici o coloro che si definiscono laici), che se ancora oggi gli ebrei sono tornati a vivere sulla Terra di Israele, è perchè dall’alto, qualcuno ha voluto così.
Per questo motivo noi abbiamo il dovere di esserGli riconoscenti, in un certo qual modo.
Uno dei modi di riconoscere al Signore il Suo operato è quello di rispettare il nostro prossimo e la terra stessa.
Il fatto di recitare una berakhà, per una azione che noi ci accingiamo a fare o per un qualcosa che stiamo per mangiare, ha come motivo quello di riconoscere a D-o la superiorità su ogni cosa e, in un certo senso chiedere a Lui il permesso per poter usufruire di un qualsiasi tipo di godimento.
D-o è padrone del mondo e tutto ciò che è stato creato, anche se è stato creato per noi, a Lui appartiene.
È per questo che noi abbiamo il dovere di chiedere il Suo consenso e ringraziarLo che per ciò che di giorno in giorno ci manda.
La Torà e i Maestri della Mishnà ci insegnano che, se sei ricco e potente, non vantarti di esserlo per i tuoi meriti, perchè tutto ciò è volontà divina e per questo, potresti impoverire immediatamente.
I nostri maestri ci insegnano che la nostra parnasà (il sostentamento) viene concesso da D-o di giorno in giorno e, se così è stato deciso, nessuno potrà interferire, per far arricchire o impoverire un nostro fratello.
Mai dimenticarci di ciò che i maestri del pirkè avot ammoniscono dicendo che se l’uomo ricorda costantemente tre cose, non si troverà mai nella condizione di trasgredire:
“Da dove sei venuto, verso dove sei destinato ad andare e davanti a chi dovrai dare spiegazioni del tuo operato.
Da dove sei venuto? Da una goccia putrida; Verso dove sei destinato ad andare? Verso un luogo immondo e pieno di cose luride.
Davanti a chi dovrai dare spiegazioni del tuo operato?
Davanti al Re dei re il Santo Benedetto Egli sia”.
Soltanto attraverso la conoscenza di ciò potrai essere riconoscente al Signore di ciò che ti manda di giorno in giorno, facendo di tutto per aiutare il tuo prossimo, facendolo godere dello stesso tuo benessere.
Solo così potremo godere a lungo finalmente, della nostra Eretz Israel.
Shabbat shalom
Continuano, anche con questa parashà, le raccomandazioni di Moshè al popolo riguardo la vita e il comportamento da tenere, una volta entrati in Eretz Israel.
Il legame fra il popolo e la terra è talmente forte, che la vita e i prodotti dell’una sono vincolati al comportamento dell’altro.
“Ve akhaltà ve savata uverakhtà et À Elohekha al ha aretz ha tovà asher netan lakh – E mangerai e ti sazierai e benedirai il Signore D-o tuo sulla terra buona che ti da”.
Con queste parole si conclude la prima parte della parashà; sembrano parole legate esclusivamente ad un comportamento legato forse ad una religiosità limitata alle preghiere.
In realtà il comandamento in questione, che noi più volte al giorno ricordiamo nella “birkat ha mazon – la benedizione sul pasto” ha un valore ben più profondo.
Senza ombra di dubbio, la vita degli ebrei in Eretz Israel, ha un aspetto miracoloso: più volte nel corso dei millenni, gli ebrei hanno abitato la terra di Israele e più volte l’hanno perduta – per i motivi più svariati.
Non c’è dubbio (anche se i nostri nemici o coloro che si definiscono laici), che se ancora oggi gli ebrei sono tornati a vivere sulla Terra di Israele, è perchè dall’alto, qualcuno ha voluto così.
Per questo motivo noi abbiamo il dovere di esserGli riconoscenti, in un certo qual modo.
Uno dei modi di riconoscere al Signore il Suo operato è quello di rispettare il nostro prossimo e la terra stessa.
Il fatto di recitare una berakhà, per una azione che noi ci accingiamo a fare o per un qualcosa che stiamo per mangiare, ha come motivo quello di riconoscere a D-o la superiorità su ogni cosa e, in un certo senso chiedere a Lui il permesso per poter usufruire di un qualsiasi tipo di godimento.
D-o è padrone del mondo e tutto ciò che è stato creato, anche se è stato creato per noi, a Lui appartiene.
È per questo che noi abbiamo il dovere di chiedere il Suo consenso e ringraziarLo che per ciò che di giorno in giorno ci manda.
La Torà e i Maestri della Mishnà ci insegnano che, se sei ricco e potente, non vantarti di esserlo per i tuoi meriti, perchè tutto ciò è volontà divina e per questo, potresti impoverire immediatamente.
I nostri maestri ci insegnano che la nostra parnasà (il sostentamento) viene concesso da D-o di giorno in giorno e, se così è stato deciso, nessuno potrà interferire, per far arricchire o impoverire un nostro fratello.
Mai dimenticarci di ciò che i maestri del pirkè avot ammoniscono dicendo che se l’uomo ricorda costantemente tre cose, non si troverà mai nella condizione di trasgredire:
“Da dove sei venuto, verso dove sei destinato ad andare e davanti a chi dovrai dare spiegazioni del tuo operato.
Da dove sei venuto? Da una goccia putrida; Verso dove sei destinato ad andare? Verso un luogo immondo e pieno di cose luride.
Davanti a chi dovrai dare spiegazioni del tuo operato?
Davanti al Re dei re il Santo Benedetto Egli sia”.
Soltanto attraverso la conoscenza di ciò potrai essere riconoscente al Signore di ciò che ti manda di giorno in giorno, facendo di tutto per aiutare il tuo prossimo, facendolo godere dello stesso tuo benessere.
Solo così potremo godere a lungo finalmente, della nostra Eretz Israel.
Shabbat shalom