Con la parashà di questa settimana inizia il quarto libro della Torà, in cui vengono narrati tutti gli episodi e le vicissitudini del popolo durante i quaranta anni di permanenza nel deserto.
La parola MIDBAR significa DESERTO, quindi – Bemidbar – Nel deserto.
Nella radice di questo termine però, troviamo un qualcosa di particolarmente interessante: infatti la radice della parola MIDBAR è DAVAR che significa appunto, Parola, Cosa, Discorso. Il suo plurale è Devarim, proprio come gli Aseret ha devarim – Le Dieci Parole che sono state promulgate nel Deserto.
È strano che, essendo il deserto il luogo del silenzio per eccellenza, sia stato anche il luogo dove il Signore Iddio ha fatte sentire la Sua voce.
La voce di D-o non ha un suono, come noi esseri umani potremmo immaginare; essa è qualcosa che arriva direttamente dentro di noi e noi stessi riusciamo – ognuno differentemente dall’altro a comprenderla.
Non a caso, le prime due parashot di questo libro, coincidono sempre con la festa di Shavuot, chiamata anche “zeman mattan toratenu – epoca della donazione della nostra Torà”, ossia il giorno in cui il Signore si rivelò al popolo, appena libero da una schiavitù durata quattrocento anni, per stipulare con lui un patto eterno, vincolato proprio dalla Torà.Quindi, se il deserto è da un lato il luogo del silenzio, dall’altro – non appartenendo a nessuno e simboleggiando la semplicità assoluta è stato scelto dal Signore, come luogo della Sua eterna manifestazione.
Shabbat shalom e chag sameach.