Maimonide, Hil. Shofar, Sukkah we-Lulav, 5, 25
Una Sukkah presa in prestito è kesherah (perché se qualsiasi Sukkah è potenzialmente aperta a tutti gli Ebrei e immaginassimo di venderla, dividendo il suo prezzo fra tutti i membri del popolo ebraico la cifra che ciascuno dovrebbe pagare sarebbe irrisoria).
E così una Sukkah rubata è kesherah (contrariamente al principio generale per cui un oggetto rubato non può diventare strumento per una Mitzwah, come accade p.es. nel caso del Lulav. Le ragioni vengono illustrate in seguito):
Come?
Se ha affrontato il padrone della Sukkah costringendolo a uscire e l’ha occupata abusivamente, è uscito d’obbligo (a posteriori, in base al principio per cui il terreno non passa di proprietà per effetto del furto e la Sukkah ha la stessa regola di quella presa in prestito);
e anche se il furto riguarda i legni, con i quali il ladro si è poi fabbricato una Sukkah per sé è uscito d’obbligo (a posteriori), perché si tratta di una taqqanah dei Chakhamim che (hanno diritto di esproprio dal padrone al ladro in base alla regola hefqer bet din hefqer: in questo caso benché secondo la Torah un oggetto rubato debba essere restituito fisicamente, i Chakhamim hanno stabilito che) il padrone della trave rubata (una volta che il ladro l’abbia nel frattempo adoperata per una costruzione), abbia diritto al semplice risarcimento. (E’ una disposizione per favorire la Teshuvah del ladro quella di non costringerlo a demolire la costruzione per restituire fisicamente la trave rubata. Se però il ladro si rifiuta anche di pagare, la Sukkah non può più dirsi sua in alcun modo e non esce d’obbligo dalla Mitzwah)
E persino se avesse rubato delle travi senza fissarle o modificarne la struttura in alcun modo (per cui sarebbe facile recuperarle fisicamente, il ladro) è uscito d’obbligo (a posteriori mediante il semplice risarcimento in denaro, perché i Chakhamim hanno espresso qui parere facilitante per riguardo alla Mitzwah di Sukkot).
Colui che costruisce la Sukkah su suolo pubblico, essa è kesherah (benché il suolo pubblico appartenga anche ai cittadini non ebrei e l’atto potrebbe configurarsi come furto nei loro confronti, vale invece di nuovo il principio per cui un terreno non passa di proprietà per effetto del furto ed è considerato come preso in prestito, come sopra. Si discute però se si può recitare la Berakhah in questo caso).